Sabato 4 Maggio 2024

Per risalire la china all’Italia serve più attrattività

Bruno

Villois

La batosta del crollo del Pil nel secondo trimestre è puntualmente arrivata. A questo punto o si cambia marcia e si definisce un progetto Paese concreto e scadenzato, o finisce tutto, nonostante liquidità e Recovery Fund. A parte il "piccolo è bello" proprio da cancellare, dobbiamo avere la capacità di puntare su tre grandi capitoli: attrattività, manifatturiero di qualità, agroalimentare. Ma è soprattutto il primo capitolo che può fare la differenza e raddoppiare l’incidenza sul Pil, in modo da passare da un 1315 per cento a un 2730. L’attrattività raccoglie al suo interno turismo, arte, cultura, formazione, eccellenza per la salute, intrattenimento, tempo libero.

Se confrontiamo il dato del Pil attuale con quello dei primi 25 anni dalla fine della guerra, ci rendiamo conto che nonostante un’enorme differenza nelle facilità e possibilità di viaggiare, oggi siamo sotto di almeno un 30%, non avendo saputo sfruttare il potenziale del Paese. Ci è mancata da pubblico e privato una visione complessiva, che per realizzarsi necessitava di un piano attrattivo di ben altra consistenza e dimensioni.

Le risorse finanziarie possono arrivare dal Recovery fund e l’obiettivo è quello di offrire ciò che desidera una parte rilevante del globo, adesso e nel futuro: bello, buono, reale, e noi disponiamo di tutte le componenti che servono per poterglielo offrire. Raddoppiare la quota del peso dell’attrattività consentirà di raddoppiare quello dell’occupazione specifica, che però va trasformata da generica a specializzata. Parimenti, vanno capitalizzate e digitalizzate le imprese, efficientati i servizi per trasporti su ferro e gomma e viabilità grazie alla digitalizzazione, che consente anche controlli sulla tenuta delle opere.

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