Giovedì 16 Maggio 2024
Bruno Mirante
Economia

Napolitano e i giorni bui dello spread a 574: cosa accadde quando l’Italia rischiò di fallire

Il ruolo chiave del Presidente durante la crisi del 2011. Le dimissioni di Berlusconi alla nascita del Governo Monti

Roma, 19 settembre 2022 - Il 2008 viene ricordato come l'anno della grande crisi finanziaria che vide il debito di alcuni paesi europei schizzare alle soglie della bancarotta. Iniziata negli Stati Uniti con il fallimento della banca Lehman Brothers, la crisi provocò una grave recessione nell'Unione europea. In Italia dal 2008 al governo c’era Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti era il suo ministro dell’Economia e delle Finanze. Le elezioni consegnarono una larga maggioranza al centrodestra e il Cavaliere diede vita al suo quarto governo. Mentre al Quirinale dal 2016 sedeva Giorgio Napolitano. Venne eletto all'età di 80 anni e sarà il primo ex comunista a salire al Colle. Quest'ultimo è soltanto uno dei primati politici che si possono ascrivere a Napolitano. Egli infatti è stato il primo presidente della Repubblica nella storia italiana ad essere eletto due volte (come accadrà poi a Sergio Mattarella). Sarà sempre lui, comunque la si pensi, a guidare il paese in un momento di profonda crisi economica: un uomo di Stato che ha esercitato al meglio le proprie prerogative costituzionali secondo i suoi sostenitori, l'autore di un vero e proprio "golpe" in riferimento alla nomina di Mario Monti nel 2011 a Palazzo Chigi, per i suoi detrattori.

Giorgio Napolitano e Mario Monti. Alle loro spalle Elsa Fornero
Giorgio Napolitano e Mario Monti. Alle loro spalle Elsa Fornero

2011, il ruolo chiave del Presidente ai tempi dello spread

Fu l'estate del 2011, quella in cui gli italiani scoprirono l'esistenza dello spread, a caratterizzarsi per un mutamento dello scenario politico determinato delle ripercussioni della crisi economica. L'esplosione del debito, il rischio di declassamento dell'Italia, l'indebolimento. del governo e la celebre lettera della Ue che impose "lacrime e sangue" al Paese, culminò in autunno con le dimissioni di Berlusconi e la nascita del Governo Monti. Uno scenario dinnanzi al quale Giorgio Napolitano svolgerà un ruolo determinante inaugurando di fatto il primo dei “tre governi del presidente” che hanno caratterizzato i 9 anni del suo doppio mandato. Secondo la Costituzione, infatti, nei casi di assenza di maggioranze parlamentari numericamente riconoscibili, il Presidente della Repubblica concorre in maniera significativa, consultando le forze politiche – all’individuazione della personalità alla quale conferire l’incarico di formare l’esecutivo. Si tratta dei casi in cui gli esecutivi sono supportati da maggioranze formatesi in Parlamento – dopo il governo Monti è stato il caso degli esecutivi guidati da Enrico Letta e da Matteo Renzi – che diversi costituzionalisti definiscono “governo del presidente”. Sul piano politico questo si traduce nelle larghe intese, in alleanze tra forze politiche diverse se non agli antipodi giustificate dall'emergenza economico-finanziaria contingente. A gennaio 2011 lo spread è a 173 punti. Il 30 dicembre dello stesso anno arriverà a quota 528, con un incremento di 355 punti e i primi sei mesi dell'anno trascorreranno con un'altalena continua del differenziale tra i Btp e gli omologhi Bund tedeschi. L'Italia entra a far parte dei Piigs, l'acronimo che raggruppa i Paesi in difficoltà (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna). Il 1° luglio dello stesso anno, a mercati aperti viene diffuso il bollettino di Standard & Poor's che boccia la manovra Tremonti: "Restano sostanziali rischi per il piano di riduzione del debito, principalmente a causa della debole crescita" scrive l'agenzia di rating. L'impatto sui titoli pubblici sarà immediato e lo spread continuerà a salire. Il 3 agosto lo spread supera la soglia dei 300 punti. Quando, tra il 4 e il 5 agosto, arriva a sfiorare i 390 punti, al governo italiano viene recapitata la dura lettera della Bce, inviata dal presidente Jean Claude Trichet e dal successore in pectore, Mario Draghi

La Banca centrale europea chiederà, tra le altre cose, all'Italia di anticipare al 2013 il pareggio di bilancio e di raggiungere un deficit pubblico pari all'1% del Pil già nel 2012. Le richieste furono lette trasversalmente nel dibattito politico come condizioni da rispettare per evitare la bancarotta del paese, accelerando di fatto le operazioni che portarono alla fine del quarto governo Berlusconi. L'estate passa ma la situazione politica si fa sempre più incandescente. Il 23 ottobre saranno Francia e Germania a lanciare l'ultimatum a Berlusconi: "Attui subito le misure per debito e crescita", reclamano Merkel e Sarkozy. Ma a novembre si assiste ad una vera e propria impennata: il differenziale Btp-Bund tocca il suo record storico a quota 574 punti.

È il 9 novembre e lo stesso giorno Napolitano nomina Mario Monti senatore a vita. Soltanto il giorno prima, infatti, con il voto sul Rendiconto alla Camera, il premier aveva preso atto di non avere più la maggioranza assoluta. Tre giorni dopo Berlusconi salirà al Colle per dimettersi: il 16 novembre il presidente della Repubblica darà a Mario Monti l'incarico di formare un governo tecnico. Lo spread scenderà a 368 punti a dicembre. Ma l'anno terminerà con il differenziale di nuovo sopra quota 500.

Tra le forze politiche ci fu chi denunciò l'esistenza di un complotto europeo e chi parlava addirittura di colpo di Stato. La richiesta di impeachment per Napolitano fu depositata dal Movimento Cinque Stelle. A sollevare le polemiche furono le anticipazioni dell’ultimo libro di Alan Friedman. In sostanza già nell’estate del 2011 Giorgio Napolitano avrebbe sondato la disponibilità di Mario Monti per un eventuale incarico a Palazzo Chigi. Anticipando, di fatto, la crisi del governo Berlusconi. Nel gennaio 2014 i deputati grillini presentarono una formale richiesta di messa in stato di accusa. La richiesta fu archiviata un mese dopo dal comitato parlamentare che esaminò in prima istanza le proposte.

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