Venerdì 3 Maggio 2024

Guerra di cifre sulla sanità, Gimbe attacca: fondi insufficienti. Ma la premier difende la manovra

Secondo la fondazione, a fronte di una crescita media annua del Pil del 3,5%, la spesa aumenta solo dell’1,1%. Meloni ai governatori: margini limitati anche a causa dell’eredità raccolta. "Ora cambi l’approccio di spesa"

Il ministro Giorgetti

Il ministro Giorgetti

Roma, 4 ottobre 2023 – Si infiamma lo scontro sulla sanità. Con un duello a distanza fra maggioranza e opposizioni centrato sui numeri della Nadef, la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza. E sulle quelle due tabelline, a pagina 61 del testo del Mef, che fotografano l’andamento della spesa per ospedali e medici. Due cifre che per la Fondazione Gimbe, portano il sistema sanitario "sull’orlo del baratro" perché nascondono un netto ridimensionamento delle risorse.

Di altro avviso Giorgia Meloni, che davanti ai governatori riuniti a Torino spiega per che per costruire "un sistema sanitario efficiente ed efficace sarebbe miope perseguire questo obiettivo esclusivamente pensando all’aumento o meno delle risorse. Dobbiamo avere un approccio più profondo per vedere come le risorse vengono spese".

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Mentre il ministro della Salute, Orazio Schillaci, annuncia lo stop ai medici gettonisti entro l’anno, la lotta alle liste di attesa anche attraverso una nuova organizzazione dei centri unici di prenotazione e più risorse da destinare al personale, anche con il taglio delle tasse su tredicesime e straordinari dei camici bianchi. Impegni che però, secondo la Fondazione Gimbe, sono contraddetti dalle cifre della Nadef. Infatti, dall’esame del conto della pubblica amministrazione a legislazione vigente (senza, cioè, ulteriori interventi in manovra) la spesa sanitaria fra il 2023 e il 2024 si riduce dal 6,7 al 6,6% del Pil, per poi calare al 6,2% nei due anni successivi e attestarsi sul 6,1% nel 2026.

In termini assoluti, secondo i calcoli del Gimbe, la spesa scende nel 2024 a quota 132,9 miliardi di euro (con una riduzione dell’1,3% rispetto all’anno precedente) per poi risalire nel 2025 a 136,7 miliardi e a 138,9 nel 2026. Ma il dato più importante è un altro: a fronte di una crescita media annua del Pil nominale del 3,5%, la spesa sanitaria aumenta solo dell’1,1%. "È del tutto evidente – aggiunge Cartabellotta – che i 4 miliardi in più nel triennio 2024-2026 non saranno sufficienti neanche a coprire l’aumento dei prezzi, sia per l’erosione dovuta all’inflazione sia perché l’indice del settore sanitario è superiore a quello dei generi di consumo". Un quadro che, di fatto, contraddice gli annunci di nuovi stanziamenti da destinare al personale sanitario e i due disegni di legge collegati alla manovra sulla riorganizzazione e il potenziamento del sistema sanitario e sul riordino delle professioni.

Con queste cifre , insomma, il margine per nuovi investimenti si riduce al lumicino, confermando che "la sanità resta la cenerentola dell’agenda politica", anche perché la spesa fa un salto indietro non raggiungendo neanche i valori "pre-pandemia". "C’è un definanziamento della spesa sanitaria di fronte alla grave crisi di sostenibilità di un sistema che non garantisce più alla popolazione equità di accesso alle prestazioni sanitarie, con pesanti conseguenze sulla salute e sull’aumento della spesa privata". Di qui le richieste dei governatori di un incremento di almeno 4 miliardi della spesa, per confermare almeno il rapporto sanità/pil di quest’anno. Sulla stessa linea anche la leader del Pd, Elly Schlein: "La sanità è una priorità ma senza fondi, oltre il danno anche la beffa". Ma la premier ha già messo le mani avanti: "I margini di manovra sono limitati, anche a causa di una eredità che si raccoglie. Il governo sta lavorando per garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini, siamo aperti a qualsiasi tavolo di confronto per studiare quali siano le modalità migliori".

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