Giovedì 16 Maggio 2024

Porti turistici ora si cambia. Glamour, iperconnessi e multiservizi

Il concept gestionale e la qualità dei servizi di rimessaggio e manutenzione, ma anche l’hospitality come fattore strategico per la...

Il concept gestionale e la qualità dei servizi di rimessaggio e manutenzione, ma anche l’hospitality come fattore strategico per la reputazione dei porti turistici di nuova generazione. Perché il loro profilo è chiaro: sempre più ’full service’ e glamour, ludici e connessi a wi-fi. E perché la sola variabile ’posti barca’ non può bastare a soddisfare la forte domanda di turismo esperienziale che arriva dai diportisti e dagli appassionati del mondo del mare. Settore comunque in buona salute.

E lo conferma Assomarinas, associazione che rappresenta 94 delle realtà più importanti lungo le coste italiane e voce di Confindustria Nautica in questa filiera. Con tanto di previsioni per il 2024 che annunciano una crescita positiva degli ormeggi e delle attività di refitting ma anche dei servizi di accoglienza che oggi alimentano la quotazione delle cittadelle del diportismo, sempre più considerate dei veri e propri ’villaggi turistici galleggianti’.

Una cosa è certa: l’Italia del mare piace. E attira investimenti da mezzo mondo, come dimostrano i progetti espansivi di network internazionali come D-Marin, che già si occupa dello sviluppo o della gestione di Punta Faro di Lignano Sabbiadoro, del Porto Mediceo di Livorno e del Marina di Varazze e che di recente ha aggiunto al proprio portafoglio il Marina degli Aregai e il Marina San Lorenzo, due perle del Potente ligure in grado di ospitare yacht di grandi dimensioni e di garantire servizi di assistenza all’ormeggio integrati da strutture alberghiere, commerciali e balneari di alta gamma.

Certo, i numeri totali non riescono, almeno per il momento, a colmare il gap che vede l’Italia alle spalle di altri competitor affacciati sul Mediterraneo. In effetti, a dispetto degli oltre 7mila chilometri di costa a disposizione, il Belpaese può vantare solo 2,45 posti barca attrezzati ogni mille abitanti contro i 3,5 della Francia.

Distanza comunque colmabile, almeno in parte, come assicura il presidente di Assomarinas, Roberto Perocchio: "Disponiamo di 200mila posti barca contro gli oltre 300mila dei transalpini. Ma i segnali di ripresa sono innegabili dopo la crisi finanziaria del decennio 2010-2020. Tant’è che entro pochi anni l’Italia dovrebbe dotarsi di altri 50mila posti barca". Senza contare l’indotto del Piano del Mare recentemente varato dall’Esecutivo, accolto con favore sia da Assomarinas che da altri enti della portualità turistica come Assonat-Confcommercio, seppure accompagnando il consenso con la richiesta di azioni concrete di sostegno, ad esempio in materia di transizione energetica e fiscalità.

Resta la geografia aggiornata dei porti turistici. E qui i focus di Roberto Perocchio sono illuminanti. Come quelli sulla Liguria dove tengono banco il programma di riqualificazione del porto turistico di Imperia, il rilancio delle strutture di Ospedaletti, la rigenerazione degli approdi a Castelluccio di Pegli, la riapertura del Porto di Rapallo a 6 anni dalla mareggiata del 2018 e ovviamente Genova che, grazie al nuovo Waterfront di Levante, potrà contare su una disponibilità aggiuntiva di 400 posti barca.

In realtà il new deal dei servizi portuali turistici sta interessando l’intera penisola. C’è il Masterplan costiero della Toscana che ha previsto un aumento di 15mila posti barca, con il Marina Arcipelago Toscano di Piombino a prendersi la scena grazie al primo lotto completato da 200 posti barca (altri 300 sono in arrivo) e con il Porto Mediceo di Livorno rilevato dal Gruppo D- Marin dove ne sono attesi 700. C’è la Sardegna che ne prevede 7.500, con 3 nuovi porti turistici sulla costa occidentale. E i riflettori sono puntati anche sul Lazio, in particolare sul Marina La Concordia di Fiumicino; sul Marina di Castelvolturno in Campania dove sono annunciati 1000 posti barca; e sul completamento del porto turistico di Sant’Agata di Militello in Sicilia.

Mentre sul versante adriatico, sono anni decisivi per il molo San Cataldo di Bari, per il Marina San Giorgio di Fermo nelle Marche e per l’area portuale di Campo Marino in Molise. Sullo sfondo, un modello condiviso e trasversale: il porto turistico come hub per barche bisognose di riparo e assistenza ma anche come comfort zone di decompressione, scambio e incontro tra armatori e appassionati di nautica. Interessati a condividere esperienze appena vissute in mare aperto. E pronti ad invocarne altre.

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