Milano, 5 giugno 2025 – Sale la temperatura in Piazzetta Cuccia. E non solo per colpa dell’anticipo di estate. A infiammare il clima ci ha pensato ieri Francesco Gaetano Caltagirone, che ha portato la sua partecipazione in Mediobanca al 10%, proprio mentre si avvicina l’assemblea del 16 giugno che dovrà decidere sull’Ops per Banca Generali. Una mossa strategica che si inserisce in un risiko sempre più movimentato e complesso, che sta ridisegnando gli equilibri della finanza italiana. L’imprenditore romano non è l’unico ad essersi mosso: anche le casse previdenziali (Enpam ed Enasarco) avrebbero rastrellato tra il 4 e il 5% del capitale. Sommando il 19,9% di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, il blocco potenzialmente ostile all’operazione sfiora il 35%. Ma i giochi sono ancora aperti, soprattutto sul fronte degli investitori istituzionali e del retail, che detengono oltre metà del capitale di Piazzetta Cuccia.

L’offerta pubblica su Banca Generali, fortemente voluta dall’ad Alberto Nagel, ha incassato il sostegno di tutti i principali proxy advisor – Glass Lewis, Iss e Pirc – che invitano gli azionisti a votare a favore. Per Glass Lewis si tratta di “un’opportunità sostanziale” che il mercato ha già dimostrato di apprezzare, considerando che le azioni Mediobanca sono scambiate ben al di sopra del valore dell’Ops lanciata da Montepaschi.
E proprio da Siena arriva un altro colpo di scena: l’ad di Mps, Luigi Lovaglio, rilancia sulla sua proposta di scalata a Mediobanca. “Siamo determinati a raggiungere il 66,7% – ha detto – e l’Ops sarà un successo”. Il banchiere non conferma l’ipotesi di abbassare la soglia minima al 50% più un’azione, anche se basterebbe quella quota per consolidare Piazzetta Cuccia nei conti di Mps. Ma l’obiettivo resta ambizioso: due terzi del capitale, per garantire controllo pieno e accesso ai benefici fiscali.
Di sicuro Mediobanca “sarebbe un’operazione di grande importanza” per Siena, più di altre ipotizzate nel risiko, ha aggiunto il presidente della Fondazione Mps, Carlo Rossi, mentre Lovaglio ha escluso che il tentativo di scalata a Piazzetta Cuccia abbia connotazioni politiche: “In questi mesi non ho mai sentito la parola potere nei corridoi della mia banca”. Infine il manager ha aggiunto che Mps conta su adesioni anche superiori al 20% dal mercato, in aggiunta a quelle di grandi soci come Delfin e, potenzialmente, Caltagirone.
Ma quest’ultimo, al contrario, ha chiesto di rinviare l’assemblea, sostenendo che mancano informazioni essenziali sugli accordi industriali tra Mediobanca, Banca Generali e Generali. Senza un’intesa formale – sostiene la sua holding Vm 2006 – l’operazione rischia di perdere il marchio Generali e lascia incerti ruoli e strategie future. Mediobanca ha risposto con fermezza, definendo la richiesta un’altra espressione di “conflitto d’interessi” da parte di Caltagirone.
Nel frattempo, i partecipanti al patto di Mediobanca (che rappresentano l’11,8% del capitale) hanno espresso un “generale apprezzamento” per l’Ops, giudicandola coerente dal punto di vista industriale e finanziario. Un sostegno non decisivo, ma significativo per il management. Resta da capire come si muoveranno i Benetton, che con il loro 2,2% potrebbero risultare determinanti, e se Delfin opterà per l’astensione o per un voto contrario. Nessuna dichiarazione ufficiale è arrivata finora da Leonardo Maria Del Vecchio, mentre la linea della prudenza è stata adottata anche da alcuni fondi internazionali, che attendono sviluppi prima di esporsi. Tutti gli occhi ora sono puntato sull’assemblea del 16 giugno: in quell’occasione Piazzetta Cuccia deciderà non solo il destino dell’Ops su Banca Generali, ma probabilmente anche la sua stessa futura governance.
Intanto, su un altro tavolo del risiko bancario, gli analisti di Equita, che assiste Banca Ifis nell’offerta pubblica di acquisto e di scambio su illimity Bank, avvertono che se l’operazione non dovesse andare in porto, gli azionisti di quest’ultima potrebbero ritrovarsi in mano un titolo “con un ribasso a due cifre, di circa il 25%” in Piazza Affari.