Martedì 21 Maggio 2024

Sanità: i medici ci sono, gli specialisti no. Ventimila posti restano scoperti

Ogni anno le università sfornano migliaia di aspiranti camici bianchi, ma l’offerta post laurea è carente. Il sindacato Anaao Assomed: "Una programmazione efficace deve rispondere alle esigenze dei territori"

La carenza di medici specializzati

La carenza di medici specializzati

Roma, 12 giugno 2023 – In Italia non vi è carenza di medici ma di (alcuni) specialisti. E senza una corretta analisi dei fabbisogni sul lungo periodo si corre il rischio di perpetuare la carenza in certi ambiti trovandosi, al contempo, una nuova pletora medica in altri. Uno scenario in cui l’aumento tout court dei posti alla facoltà di Medicina, pari al 20-30%, annunciato dal governo, non sembra essere la risposta.

La carenza di medici specializzati
La carenza di medici specializzati

Stando ai dati dell’ultimo studio Anaao Assomed, nel periodo 2021-2030 i nuovi iscritti a Medicina, a invarianza di programmazione, saranno circa 145mila, mentre il numero dei contratti per la formazione specialistica sarà nello stesso periodo di circa 125mila. Oggi si prevedono, al 2030, 32mila medici laureati in più dei pensionamenti, un numero più che sufficiente a coprire l’attuale carenza di circa 20-25mila medici, tra specialisti e medici di medicina generale. Un’eccedenza destinata crescere in vista del consistente calo dei pensionamenti atteso dopo il 2027.

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Con un numero di nuove iscrizioni a Medicina ogni anno da 2.900 a 4.800, per Anaao Assomed la prospettiva è quella di "un nuovo ‘imbuto formativo’ e successivamente, persistendo le attuali limitazioni alle assunzioni del personale sanitario, un ‘imbuto lavorativo’". Secondo le stime si potrebbe arrivare a creare 19mila medici ogni anno, con un’offerta di formazione post-lauream ferma a 16.600, di cui 14.500 contratti di formazione specialistica e 2.100 borse per la formazione in Medicina generale. ‘Imbuti’ che sono alla base della fuga di medici verso l’estero (oltre 11mila tra il 2008 e il 2018), un regalo ad altri Paesi calcolando che formare un medico costa allo Stato 150mila euro. "L’imbuto formativo nel passato – sottolinea Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed – si è creato allargando il numero a medicina e contraendo il numero di posti in specializzazione. Questo è un suicidio".

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Un problema cronico del Sistema sanitario italiano rimane l’assenza di una efficace programmazione sul fronte delle scuole di specializzazione. "Le Regioni – spiega Di Silverio – dovrebbero inviare alla Conferenza delle Regioni i loro bisogni e questa, dopo averli approvati, dovrebbe comunicarli al Ministero. Di fatto questo iter non viene seguito e, di conseguenza, ogni anno si aumentano o diminuiscono i posti di specializzazione senza considerare quale sia la reale esigenza di specialisti sul territorio. Altrimenti si sarebbero resi conto che, ad esempio, se mancano 4.500 medici di emergenza e urgenza, al netto dell’attuale crisi vocazionale, non è sufficiente stanziare ogni anno circa mille borse". A falsare il quadro delle necessità contribuisce anche la ‘negoziazione’ tra il Ssn e le università: "Vi sono alcune scuole di specializzazione che nell’ambito degli equilibri politici universitari sono più forti e spingono per avere più posti rispetto ad altre. L’università continua a essere una torre di cristallo che nessuno ha il coraggio di toccare. Va smontato questo sistema".

Neanche il nuovo modello di programmazione delle specializzazioni che – a quanto si apprende – sarebbe, attualmente, in fase di sperimentazione da parte dell’Agenas, convince l’Anaao Assomed. "Abbiamo letto il documento Agenas e da una prima lettura non ci sembra corrispondente alle reali esigenze. Si tratta di un’operazione monca – afferma Di Silverio – in quanto, a nostro avviso, il calcolo del fabbisogno non può prescindere dalla riforma del decreto 70 che di fatto ha tagliato personale, posti letto e unità operative. La programmazione dovrebbe essere fatta considerando la reale esigenza di medici specialisti, andando a considerare quali specializzazioni servono e quali sono appetibili e spostando le borse sulle specializzazioni delle quali c’è più esigenza".

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