Domenica 6 Ottobre 2024

Possiamo fare a meno della Cina?. Riflessioni sul futuro

Nel 2023, l'interscambio Ue-Cina ha raggiunto i 737 miliardi di euro, con l'Ue che ha esportato beni per 223 miliardi e importato merci per 514 miliardi. Il deficit commerciale dell'Ue con la Cina è sceso a 291 miliardi di euro. L'Italia si conferma il quarto partner commerciale della Cina in Ue, con un interscambio di 66,8 miliardi di euro nel 2023. L'export italiano in Cina è stato trainato dal settore farmaceutico. La Cina si sta orientando verso settori high-tech e sostenibili per stimolare la crescita economica.

NEL 2023 L’INTERSCAMBIO totale Ue-Cina ha toccato i 737 miliardi di euro (-14% anno su anno). L’Ue ha esportato beni per 223 miliardi (-3%) e ha importato merci per 514 miliardi di euro (-18%). Nel 2023 il deficit commerciale dell’Ue con la Cina ha raggiunto i 291 miliardi di euro, segnando una riduzione di 106 miliardi di euro rispetto al 2022, ovvero una diminuzione del 27%. Il tema del deficit, sebbene in forte riduzione nel corso del 2023, anche a seguito di un netto calo dell’export cinese verso l’Ue, è stato al centro del recente 10th EU-China High-level Economic and Trade Dialogue: l’Ue ha sollevato la questione del limitato accesso al mercato cinese per le imprese europee, in particolare nei settori delle esportazioni agroalimentari, dei dispositivi medici, dei cosmetici e degli alimenti per l’infanzia. Anche nel 2023 l’Italia si conferma il quarto principale partner commerciale della Cina in Ue, dopo Germania, Paesi Bassi e Francia. Secondo l’Istat, il valore dell’interscambio commerciale tra Italia e Cina nel 2023 ha raggiunto i 66,8 miliardi di euro, segnando un calo tendenziale del 10%. Di questa cifra, 47,6 miliardi di euro (-17,8%) corrispondono alle importazioni italiane dalla Cina, una tendenza al ribasso cominciata nel dicembre 2022, mentre le esportazioni italiane verso la Cina hanno totalizzato 19,2 miliardi di euro, con un importante aumento tendenziale del 16,8%. Nel 2023 il deficit italiano è calato del 31,4%, pari a 28,4 miliardi di euro.

L’ottima performance dell’export italiano in Cina nel 2023 è dovuta principalmente all’exploit registrato dagli articoli farmaceutico e chimico-medicinali (4,4 miliardi di euro, +192% anno su anno) registrato nel primo trimestre dell’anno a seguito della fine delle restrizioni dovute al contenimento della pandemia in Cina e alla conseguente alta richiesta di farmaci. A livello globale, la Cina rappresenta per l’Italia la seconda fonte di importazioni, dopo la Germania, e la nona destinazione delle esportazioni, posizionandosi come quarta tra i Paesi extra-Ue, dopo Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito. Nel contesto asiatico, la Cina è il principale partner commerciale dell’Italia sia per le importazioni che per le esportazioni. Dal punto di vista cinese, invece, nel 2023 l’Italia occupava la ventiduesima posizione come destinazione delle esportazioni e la ventiquattresima come fonte di importazioni.

Secondo alcune previsioni, entro il 2030 il Pil cinese potrebbe superare i 38 mila miliardi di dollari, rendendo la Cina la maggiore economia mondiale. Tuttavia questo aumento non sarà interamente attribuibile alla crescita economica, ma anche a prezzi più alti e all’apprezzamento della valuta cinese. La combinazione di questi tre fattori dovrebbe determinare l’ascesa della Cina a leader indiscussa dell’economia mondiale. Il nostro interesse è pertanto quello di considerare questo Paese nostro partner nelle strategie di sviluppo. Ritengo inoltre che anche su altri temi come la sostenibilità ambientale, ma anche sociale, l’economia circolare, la parità di genere e altri temi connessi con la qualità della vita potrà continuare l’attuale tendenza positiva. Sarà però importante prevenire elementi di discontinuità, mettendo al centro certi valori che nel travolgente processo di sviluppo possono essere stati trascurati. L’auspicio è pertanto che la Cina, che sta riprendendo il posto di superpotenza che le spetta nel mondo dopo le umiliazioni dell’800 e di inizio ’900, non passi da un sentimento di legittimo orgoglio a rivendicazioni che possano compromettere l’umanità e la pace, valori che devono restare al centro di tutto. La leadership cinese è impegnata in una profonda riflessione sui limiti del proprio modello economico tradizionale, basato su investimenti sostenuti dal debito, giunto ormai a un punto di non ritorno a causa di un suo incremento e della diminuzione dei rendimenti degli investimenti. L’economia cinese faticherà a generare una forte crescita nei prossimi anni, poiché da un lato i tradizionali motori di crescita – esportazioni e investimenti – non sono più brillanti come un tempo e, dall’altro, oggi le capacità dal lato della domanda di stimolare la crescita sono ancora limitate. Tali sfide, secondo alcune stime, limiteranno la crescita economica in una fascia compresa tra il 4% e il 4,5% medio annuo nei prossimi cinque anni. In una situazione di un mercato immobiliare in declino, con una popolazione che invecchia rapidamente e tensioni geopolitiche, la Cina si sta orientando verso un modello di crescita incentrato sull’adozione di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, i veicoli elettrici, il biomedicale e la meccanica quantistica, segnalando così una significativa trasformazione nelle sue priorità economiche. Questo cambio di direzione si riflette nella cautela di Pechino nel lanciare nuovi pacchetti di stimoli fiscali, privilegiando invece un investimento nelle cosiddette "nuove forze produttive".

Quelle introdotte per la prima volta da Xi Jinping nel corso di un suo viaggio di ispezione nella provincia dello Heilongjiang nel settembre 2023. L’economia cinese si sta dunque spostando verso settori high-tech e sostenibili, considerati i nuovi motori di crescita. Tra questi, i "nuovi tre" – ovvero l’industria fotovoltaica, delle batterie agli ioni di litio e dei veicoli a nuova energia, in contrapposizione ai "vecchi tre", ovvero mobili, abbigliamento ed elettrodomestici – sono destinati a diventare pilastri fondamentali dell’economia, grazie al loro potenziale di rinnovare la fiducia e introdurre dinamismo nello sviluppo del Paese.

* Presidente di Italy China Council Foundation