Giovedì 6 Marzo 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Le reti da pesca diventano tessuti. La sfida sostenibile di Carvico

Ogni anno milioni di tonnellate di rifiuti finiscono nei mari. L'azienda Carvico combatte il problema con tessuti sostenibili come quelli realizzati con il filato Econyl, ricavato anche da reti da pesca rigenerate. La sostenibilità è al centro della produzione, con tessuti creati con materie prime rigenerate che rappresentano il 40% delle vendite totali

Ogni anno milioni di tonnellate di rifiuti finiscono nei mari. L'azienda Carvico combatte il problema con tessuti sostenibili come l'Econyl, ricavato da reti da pesca rigenerate. La sostenibilità è al centro della produzione, con tessuti riciclati che rappresentano il 40% delle vendite totali.

Ogni anno milioni di tonnellate di rifiuti finiscono nei mari. L'azienda Carvico combatte il problema con tessuti sostenibili come l'Econyl, ricavato da reti da pesca rigenerate. La sostenibilità è al centro della produzione, con tessuti riciclati che rappresentano il 40% delle vendite totali.

OGNI ANNO, almeno 8 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono nei mari e negli oceani. Sono 640mila le tonnellate di reti da pesca abbandonate nei mari: comunemente definite "reti fantasma", rappresentano un danno incalcolabile per i fondali, perché continuano a intrappolare pesci e altri animali marini anche senza il diretto coinvolgimento dell’uomo. Se non si inverte la rotta, nel 2050 il mare potrebbe contenere più spazzatura che organismi viventi. Proprio l’urgenza di intervenire per cercare di ridurre la quantità di rifiuti solidi presente nei mari - attraverso processi virtuosi come il recupero e il riciclo - ha convinto l’azienda bergamasca Carvico, punto di riferimento a livello mondiale per il settore tessile, a sostenere l’iniziativa ‘Healthy seas’ (letteralmente, ‘mari in salute’). Avviato nel 2013, il progetto ‘Healthy Seas’ è attivo in tutta Europa, ma si concentra in particolare su mar del Nord, mare Adriatico e mar Mediterraneo: tre aree di fondamentale importanza sia la biodiversità che per il turismo, attualmente sfruttate in modo intensivo per la pesca. Grazie a questa iniziativa, le reti da pesca ‘fantasma’ vengono recuperate dalle acque, processate e rigenerate assieme ad altri scarti di nylon.

È nato così Econyl (nella foto in basso), un filo di nylon rigenerato di alta qualità, utilizzato per dar vita a nuovi prodotti. Econyl è prodotto dal gruppo trentino Aquafil, che ha sede ad Arco ed è specializzato nella produzione e distribuzione di ‘poliammide 6’ (o nylon 6). Una soluzione preziosa per il pianeta: per ogni 10.000 tonnellate di materia prima Econyl si risparmiano, infatti, 70.000 barili di petrolio greggio e si evitano 65.100 tonnellate di emissioni di Co2. Inoltre, il processo di produzione di Econyl riduce l’impatto sul potenziale del riscaldamento globale fino al 90% rispetto al nylon ricavato dal petrolio. L’azienda bergamasca Carvico utilizza questo filato all'avanguardia per la creazione di diversi suoi tessuti che, a loro volta, hanno rivoluzionato i settori dell’abbigliamento tecnico sportivo e del beachwear, influenzando anche le proposte dell’alta moda e del lusso. "La sfida – ha ricordato Carvico in una nota – era creare un tessuto ecosostenibile in nylon rigenerato che potesse avere le stesse caratteristiche del tessuto in nylon da fonte fossile. Il tessuto doveva essere, nelle nostre intenzioni, una soluzione valida e altamente performante per creativi, innovatori e consumatori. Grazie a Econyl siamo riusciti a create tessuti con queste caratteristiche".

Correva l’anno 2013: gli albori di una rivoluzione ‘green’ che, negli anni, ha reso la sostenibilità uno dei valori in cima alle priorità anche per le aziende del fashion. Nel laboratorio di ricerca e sviluppo Carvico hanno preso forma, da allora, i tessuti Vita, Vita power, Revolutional Eco, Norway, Pantelleria, X-eco, mentre altri sono attualmente in fase di studio e definizione. Oggi, la vendita di tessuti riciclati rappresenta il 40% delle vendite totali del gruppo Carvico: di queste, circa il 70% ha come destinazione l’Europa (compresa l’Europa dell’est), il 25% le Americhe e il 5% Australia e Oceania. Inizialmente progettati per il beachwear (abbigliamento da mare) – Carvico è, dal 2012, esclusivista mondiale per l'uso di Econyl nella creazione di tessuti destinati al mondo bagno – questi tessuti sono ora apprezzati dai brand dello sportswear e da tutti quegli stilisti che li considerano il giusto mix tra creatività, funzionalità e rispetto per l’ambiente.

Ma l’onda ‘green’ ha travolto anche l’interior design: Carvico, infatti, produce diversi tessuti sostenibili per l’arredamento, tanto da aver ‘vestito’ Talamo, un’installazione artistica esposta al Fuorisalone 2024 e promossa da Base Milano. Il focus del gruppo (parte della holding Finanziaria Belvedere Spa, che controlla anche la varesina Eurojersey e la consociata Jersey Lomellina, attiva dal 1977 sempre nella Bergamasca) resta, tuttavia, il beachwear: a tal proposito, l’azienda afferma che 3 costumi da bagno su 5, nel mondo, sono realizzati con tessuti Carvico.

Sebbene i ricavi realizzati dal gruppo nel 2023 abbiano registrato – in linea con un rallentamento globale di tutto il settore dei tessuti e dei filati - una flessione piuttosto consistente, fermandosi a 291 milioni di euro, contro i 370 del 2022, la speranza è che il 2025 sia l’anno del tanto atteso ‘giro di boa’, ovvero di una ripresa dei consumi. Nel frattempo, l’azienda continua a investire su una maggiore sostenibilità dei processi produttivi: oltre ad aver messo a punto decine di tessuti ecosostenibili - realizzati, oltre che in Econyl, in poliestere 100% riciclato, proveniente dal recupero del Pet delle bottiglie – Carvico ha incrementato l’uso di coloranti, finissaggi e trattamenti a basso impatto. Ha ridotto l’uso di acqua nei processi produttivi e adopera esclusivamente imballaggi 100% riciclati; recupera l’energia termica generata dagli impianti di produzione e utilizza energia autoprodotta o derivante soltanto da fonti rinnovabili.