È STATO firmato la scorsa settimana a Modena il protocollo d’intesa per la creazione di un polo di produzione dell’idrogeno, con l’obiettivo di contribuire alla decarbonizzazione dell’Emilia-Romagna. Fulcro dell’Hydrogen Valley modenese sarà “IdrogeMO”, il progetto del Gruppo Hera che, insieme a Snam, realizzerà un centro di produzione dell’idrogeno totalmente green, in grado di produrre fino a 400 tonnellate l’anno di idrogeno rinnovabile, con la possibilità di futuri ampliamenti per incrementarne la produzione. Lo sviluppo dell’idrogeno si affianca ad altre iniziative innovative previste nel piano strategico del Gruppo Hera, molte delle quali già avviate, per supportare i territori serviti nel rispondere alle sfide delle transizioni in atto: dalla produzione di energie rinnovabili, alla gestione sostenibile delle risorse, fino alla mobilità sostenibile. Ad approfondire questa tematica è l’amministratore delegato della multiutility, Orazio Iacono (nella foto a destra).
Cosa rappresenta per il Gruppo Hera il progetto “IdrogeMO“?
"“IdrogeMO“ sarà il cuore pulsante dell’Hydrogen Valley modenese: un ecosistema integrato per la produzione, lo stoccaggio e la diffusione dell’idrogeno, importante vettore di energia pulita e uno degli assi più importanti della nostra infrastruttura green per decarbonizzare le nostre città e i nostri territori. Per il Gruppo Hera, questo progetto è la porta principale di accesso per entrare nel mercato dell’idrogeno rinnovabile come operatore primario del settore. Ma il nostro impegno sull’idrogeno è solo una delle tante espressioni del ruolo che una multiutility come Hera, anche attraverso altre progettualità – dalla produzione di biometano alle altre energie rinnovabili – intende giocare per rispondere in maniera concreta alle sfide della transizione green e della sicurezza energetica. L’Emilia-Romagna, da questo punto di vista, è un territorio ideale per innovare e sviluppare ecosistemi energetici, che rappresentano il volano di nuove opportunità per incrementare la crescita economica e il benessere delle comunità. “IdrogeMO” ne è la dimostrazione più evidente: è in linea con gli obiettivi comunitari di carbon neutrality e con le esigenze del settore del trasporto pubblico locale e delle industrie più energivore".
Quali altre iniziative prevedete per lo sviluppo di una filiera dell’idrogeno?
"Contemporaneamente all’esperienza modenese, abbiamo avviato il progetto di “Hydrogen Hub” a Trieste, mentre a Castelfranco Emilia, nel Modenese, abbiamo appena concluso la seconda fase della sperimentazione relativa all’utilizzo di un mix di idrogeno e metano in una rete di distribuzione di gas cittadina. In aggiunta, stiamo sviluppando un impianto “power to gas“ nel depuratore Idar di Bologna, che convertirà energia elettrica rinnovabile e acque reflue in idrogeno verde e dopo in biometano, per essere poi immesso e stoccato in rete. Siamo agli inizi, ma con incentivi anche ai costi operativi – che auspichiamo possano essere introdotti in un futuro quadro normativo – credo che l’idrogeno potrà essere, senz’altro, uno dei protagonisti della transizione energetica dei prossimi anni".
Il Gruppo Hera è leader nel settore ambiente con un centinaio di impianti per il trattamento dei rifiuti. Quali nuovi materiali prevedete di riciclare nel prossimo futuro e per quali utilizzi?
"Oltre alle progettualità a favore della transizione energetica e della carbon neutrality, nel nostro piano strategico sono presenti nuove iniziative per abilitare l’economia circolare dei territori serviti: da un lato con impianti innovativi per il riciclo delle plastiche rigide e delle fibre di carbonio, dall’altro con soluzioni impiantistiche dedicate ai clienti business. Il nostro obiettivo è trasformare i rifiuti in risorsa, mettendo anche a disposizione di molti campioni industriali nazionali, attivi in diversi settori, le nostre risorse e competenze, per accompagnare i loro processi di transizione green. È il caso, ad esempio, della collaborazione recentemente avviata con Leonardo, attraverso la loro divisione Aerostrutture, per lo studio del recupero delle fibre di carbonio contenute nei materiali compositi a matrice polimerica, utilizzati per la costruzione di parti di aeromobili. In particolare, nel nostro innovativo impianto in corso di realizzazione a Imola è partita una sperimentazione per rigenerare la fibra e favorire il riuso come materia prima seconda. Questa partnership ha anche una valenza strategica nell’ottica della promozione delle filiere corte e circolari in Italia e in Europa".
Il vostro gruppo è da sempre impegnato a garantire qualità e sicurezza della risorsa idrica, grazie a varie iniziative e investimenti realizzati nelle infrastrutture gestite dalla multiutility. Come vede l’ipotesi, auspicata da alcuni operatori del settore, di realizzare una rete unica nazionale come per l’energy?
"Credo che la direzione da seguire, soprattutto al Centro-Sud, sia quella dello sviluppo di una forte industrializzazione degli ambiti territoriali, i cosiddetti “Egato“, e di nuove utility in grado di avere una sufficiente capacità investitoria, per superare le frammentazioni del settore e garantire una maggiore efficienza operativa. Altrettanto fondamentale è indirizzare tutti gli attori della filiera verso l’allargamento del ciclo idrico integrato. Dobbiamo soprattutto puntare a una maggiore percentuale di riuso dell’acqua depurata per fini irrigui e industriali. Come Gruppo, arriviamo oggi a oltre il 7% di acque reflue riutilizzate sul totale riutilizzabile ed entro il 2030 ci prefiggiamo di arrivare al 18%".