Domenica 6 Ottobre 2024

Filosofia Monini, bio e sostenibilità: "L’extravergine fa bene alla salute"

UNA TRADIZIONE CENTENARIA, che va avanti grazie alla passione per il territorio e per le proprie radici dall’ultima generazione, che...

Filosofia Monini,  bio e sostenibilità: "L’extravergine fa bene alla salute"

Filosofia Monini, bio e sostenibilità: "L’extravergine fa bene alla salute"

UNA TRADIZIONE CENTENARIA, che va avanti grazie alla passione per il territorio e per le proprie radici dall’ultima generazione, che porta avanti l’azienda e che è pronta a nuove sfide. La Monini di Spoleto, azienda leader per la produzione di olio extravergine, fa rima con Umbria e fa rima anche con qualità. Alla guida dell’azienda ci sono Zefferino (nella foto sopra) e Maria Flora Monini (nella foto sotto), figli di Giuseppe e i nipoti di quello Zefferino che è stato uno dei pionieri dell’olio evo in Umbria. Oggi la Monini produce 30 milioni di litri d’olio, per un fatturato complessivo che nel 2023 è stato di 193 milioni di euro, in aumento rispetto al 2022. Il 49,9% del volume dell’azienda è generato dall’export, sono 65 i paesi in cui l’azienda commercializza i suoi prodotti, dai classici alla selezione di oli extravergini 100% italiani, dagli extravergini biologici all’olio ottenuto con l’antica tecnica della decantazione, dalle Dop e Igp agli aromatizzati, alle pluripremiate Monocultivar.

Zefferino Monini, presidente e amministratore delegato, come nasce tutto questo?

"Nasce tutto nel 1920 da mio nonno, Zefferino, sottufficiale dell’Esercito nel basso Lazio, che impara a gestire un magazzino. Al suo ritorno, apre un magazzino di alimentari e, mettendo a frutto la sua passione per la campagna, diventa un grande conoscitore di olio, uno dei pochi assaggiatori competenti in Italia in quel periodo. Da lì, anche con i figli, tra cui mio padre Giuseppe, la crescita e la trasformazione in una famiglia di imprenditori. Il mercato dell’olio in quel periodo era molto diverso da quello di oggi. Chi lavorava all’epoca era prevalentemente un raffinatore, che si muoveva con processi fisici e industriali. La nostra crescita va avanti di pari passo con il rafforzamento delle competenze e il momento decisivo è quello degli anni ’80, quando il mercato si sposta sui prodotti più naturali. In questo periodo iniziano anche gli aiuti della Comunità europea all’agricoltura".

In questa crescita continua ci sono anche dei momenti di difficoltà e di svolta?

"Gli aiuti vengono usati da alcuni come una frode. I più scaltri fanno finta di vendere prodotti con fatture false, immettendo sul mercato solo piccole quote a basso prezzo. Questo altera la situazione, noi dobbiamo seguire l’andamento e abbassiamo i prezzi, arrivando a dover vendere una parte dell’azienda nel 1988 alla famiglia Fossati, quella della Star. Il rapporto con loro è positivo, ci aiutano a riorganizzarsi. La svolta arriva quando il figlio del cavalier Fossati muore in un incidente e subentra il fratello, più improntato alla finanza e meno alla produzione. A quel punto decidiamo di voler difendere l’azienda e, nel 2002, ricompriamo il 35% che avevamo venduto, scongiurando anche una fusione della Monini in un grande gruppo dell’olio che si stava preparando".

Che cos’è la Monini oggi?

"Un’azienda leader del mercato dell’olio evo, che sta andando sempre di più sui prodotti di qualità. Siamo stati i primi a fare olio umbro, i primi a fare olio biologico e i progetti delle i Monocultivar. Il frantoio Monini è stato così giudicato nel 2023 il miglior frantoio biologico al mondo ai ‘World’s best olive oil awards’ e il terzo frantoio overall. È stato un riconoscimento alla nostra identità che vuole assicurare la qualità in tavola. Con la stessa cura, attenzione e professionalità, oggi riusciamo a produrre una quantità tale che ci consente di guardare al futuro".

Obiettivi?

"Ci stiamo impegnando affinché venga riconosciuto sempre di più il valore nutraceutico dell’olio. Serve una nuova classificazione che faccia entrare nei supermercati l’olio evo di alta qualità. Con certe qualità, l’olio può essere nutrauceticamente valido. Il vino è una costruzione edonistica, l’olio è proprio al centro della piramide alimentare. Se l’olio è buono, fa bene alla salute".

Quanto è importante il territorio per l’azienda?

"Il territorio è la nostra famiglia. Qui viviamo e per questo vogliamo che il territorio sia sano. In questo concetto rientra la responsabilità sociale d’impresa che sentiamo particolarmente. Per questo siamo stati sponsor di sport nel passato , per questo e siamo sostenitori del Festival di Spoleto, che aiuta la crescita culturale. E in questo concetto rientra la Fondazione Monini, che vuole dare l’opportunità ai giovani di crescere. Al di là di questo, c’è l’impegno con la Fondazione Veronesi per borse di studio a giovani ricercatori per prevenzione di tumori specifici. Abbiamo raggiunto un milione di bambini delle scuole con i nostri cartoni animati progetti sulla sana alimentazione".

Parliamo di sostenibilità.

"Abbiamo investimento 13 milioni di euro in tre anni per un nuovo bosco di olivi piantumato nel centro Italia e composto già da circa 800mila nuove piante coltivate ad agricoltura biologica e con tecniche di irrigazione di precisione per ‘sequestrare’ 50mila tonnellate di C02 in 10 anni e produrre in maniera sostenibile più olio italiano. Ben 1,65 milioni di api tutelate dal 2018 ad oggi, bottiglie di vetro composte da 2/3 di materiale riciclato, carbon neutrality per i prodotti venduti dall’azienda. Siamo molto impegnati su questo fronte e ci crediamo molto".

Che annata si prospetta per la raccolta?

"Il settore soffre per l’instabilità del clima. Lo scorso anno è mancato il 30% della produzione mondiale. Quest’anno, nei Paesi produttori come l’Italia, si prospetta una campagna buona".

Consigli per i giovani?

"Partire dalla passione e dallo studio. È un settore dei grandi consumi e poco industriale. Occorre saper produrre un buon olio e saperlo blendizzare. Considerate che l’Italia produce 300mila tonnellate di olio, ma ne servirebbero 900mila. I restanti 2/3 vengono importati".