Giovedì 2 Maggio 2024

Dagli Etruschi ai designer. La storia infinita dell’alabastro

FIERI E SANGUIGNI, gli alabastrai di Volterra. Nelle loro vene scorre una mistura sacra di polvere, estro e sudore. Cifra...

Dagli Etruschi ai designer. La storia infinita dell’alabastro

Dagli Etruschi ai designer. La storia infinita dell’alabastro

FIERI E SANGUIGNI, gli alabastrai di Volterra. Nelle loro vene scorre una mistura sacra di polvere, estro e sudore. Cifra identitaria di una pietra viva, la pietra irradiata di luce michelangiolesca che è uno dei simboli più potenti e millenari della città etrusca in provincia di Pisa. Alabastro come vessillo che trapassa i secoli, che sgorga nelle amalgame del tempo. Tradizione artigiana che è patrimonio artistico cullato dalle mani impolverate dei suoi maestri. Una tradizione che sguscia dalle crisi buie e livide che imballano pezzi interi del mondo artigianale e manifatturiero. A Volterra la Cooperativa Artieri, che il prossimo anno taglierà il traguardo dei 130 anni di attività, è una realtà che rappresenta la struttura produttiva più antica del settore a questa latitudine, rispettando le tradizionali tecniche di lavorazione dell’alabastro. Segreti tramandati di generazione in generazione, utilizzando tecniche e strumenti di lavoro in uso dall’era etrusca, che sono patrimonio genetico della città. Silvia Provvedi (nella foto sotto), presidente di Cooperativa Artieri Volterra, proviamo a riallacciare le lancette del tempo fino al lockdown.

Da allora, quale antidoto è stato messo in campo nel settore per non soccombere a una crisi tanto epocale, scandita dal Covid, dalle guerre, dai baratri economici?

"Nel periodo pandemico si è parlato spesso di sviluppare nuove idee, di attuare rivoluzioni copernicane per reinventarsi. Ecco, noi lo abbiamo fatto. Perché la pandemia è stato momento di riflessione per dare un’impronta futura. Formazione come segmento fondante, di rigenerazione partendo dalle nostre competenze che devono essere veicolate a chi si affaccia a questa costellazione. Da qui siamo ripartiti dalle fiere campionarie, da collezioni nuove che lanciamo ogni anno, da collaborazioni con designer. Non siamo stati travolti dalla crisi, seppur in una cornice economica tuttora molto dura per l’artigianato artistico e il manifatturiero".

E come lavora una Cooperativa artigiana composta da 30 soci?

"È una duplice linea di lavoro. Una riguarda il mercato di lusso. È la comunicazione di un prodotto che si affida a un linguaggio diverso".

Si spieghi.

"Parliamo di prodotti unici, irripetibili. Perché il lusso vuole la personalizzazione. Il prodotto che nessun altro ha, e in questo senso i nostri artigiani possono creare un prodotto mai realizzato prima, mettendo in atto la loro sapienza. Abbiamo spesso a che fare con richieste che sposano l’illuminazione, del resto l’alabastro è la pietra della luce". E oltre al mercato deluxe?

"Creiamo linee commerciali di prodotti in alabastro, come oggetti, vedi piccole lampade, per una dimensione adatta a linee domestiche".

Ha parlato di sapienze uniche. A Volterra, c’è un ricambio generazionale in un mestiere artigiano che è la storia stessa della città?

"Ho iniziato a 19 anni a farmi le ossa in una bottega. E all’età di 31 anni ho aperto la mia bottega. Non abbiamo più i numeri di un tempo, quando a Volterra si contavano 1500 botteghe artigiane. Ma i tempi sono cambiati e non necessariamente in peggio, perché il comparto è sempre più indirizzato sulla qualità e, rispetto al passato, vi sono canali di promozione e vendita sul web che agevolano. Poi, come ogni segmento di artigianato artistico, si tratta di una strada non facile, ma che continua a dare prospettive. Attualmente lavoriamo principalmente con l’estero, nella quasi totalità. E in particolare con gli States. Mentre per il mercato italiano, i prodotti sono in special modo veicolati al mercato turistico".

Cosa direbbe a un giovane che vuole avvicinarsi al mestiere di alabastraio?

"Ai giovani serve sostegno per sviluppare la loro prima collezione, per la ricerca del materiale, per avviarsi alla professione. Collaboriamo a stretto contatto con il liceo artistico di Volterra supportando progettazione, concorsi e percorsi per accrescere la professionalità rivolta al comparto. Ai giovani dico di non avere paura, perché le nostre porte saranno sempre aperte. Abbiamo l’entrata, nella nostra Cooperativa, di tre soci under 30. E vorrei rispondere alla domanda con una domanda che è basilare: l’alabastro è morto? Dico di no. I giovani hanno solo paura di non farcela da soli. E il settore non è defunto. Continuiamo a costruire saperi, il saper fare che è insito in questo mestiere da 3mila anni. È ancora in uso, fra i nostri artigiani, la scuffina, una lima piatta che serve per i tagli puliti: uno strumento di lavorazione della pietra che è eredità ultra secolare, perché giunge dagli Etruschi e non si trova in commercio. E bolle in pentola una grossa novità di rilancio del settore".

Ovvero?

"Con Cna Nazionale siamo presenti, come comparto, a un tavolo aperto a Bruxelles per ottenere l’Igp No Food. Un massiccio lavoro partito 2 anni fa con uno studio di fattibilità di Cooperativa Artieri. Un’idea che Cna, da parte sua, porta avanti dal 2012 e che coinvolge anche i Ministeri del Turismo e del Made in Italy. L’obiettivo è chiaro: arrivare a un riconoscimento Igp No Food per l’alabastro, con un racconto del territorio e della maestria dei nostri artigiani. Un passo importante e decisivo, a tutela e promozione del settore. Un settore che ha bisogno di politiche di tutela perché l’alabastro è immersione nel made in Italy più autentico. Un vero e proprio viaggio esperienziale".

A proposito di tutela, quanto incide il commercio sleale?

"Molto. Circolano oggetti creati in vetroresina, per fare un esempio, che vengono venduti, a prezzi stracciati, come alabastro. È un danno per il nostro comparto, toglie valore a qualcosa che è manualità, arte e tradizione".

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