Mercoledì 24 Aprile 2024

Cervia docet L’oro bianco nuovo asset dell’economia circolare

Cervia docet  L’oro bianco  nuovo asset  dell’economia  circolare

Cervia docet L’oro bianco nuovo asset dell’economia circolare

PER MOLTI È UN LUOGO bello nel quale andare a fare turismo lento, per altri una abitudine quotidiana, quando si cucina, salare l’acqua per la pasta, ma la Salina di Cervia è anche un esempio virtuoso di efficienza della cosa pubblica in chiave sostenibilità. Nato vent’anni fa, infatti, il Parco della Salina è una società pubblica di diritto privato, con un solo socio privato, le Terme di Cervia. Gli altri soci sono pubblici per il 92%, fra di loro spicca il socio di maggioranza, il Comune di Cervia. Tutti hanno un solo obiettivo: mantenere inalterato l’ecosistema ambientale. Si tratta di un’area umida importante, grande un terzo del territorio comunale, 827 ettari, circa 100 campi da calcio. È qui che da anni vivono oltre 5500 fenicotteri rosa che, complice anche il cambiamento climatico, non migrano quasi più. Gli inverni miti e le acque limpide, nelle quali trovano il cibo, prezioso per loro, l’artemia salina, un piccolo crostaceo ricchissimo di betacarotene di cui si nutrono e che rende rosa il loro piumaggio, li hanno convinti a restare in salina. "Il lavoro che facciamo quotidianamente – spiega il presidente del Parco della Salina di Cervia, Giuseppe Pomicetti (nella foto a destra) – è quello di movimentare le acque, in modo che siano sempre limpide e che siano perfette sia per la produzione del nostro Sale Dolce, sia per far vivere le tante specie animali che il parco ospita". Sono davvero migliaia, oltre ai fenicotteri, in questo periodo dell’anno si possono incontrare tante altre specie, dai cavalieri d’Italia alle avocette, e sono il termometro di quanto il parco, che è anche porta sud del Delta del Po, in questi anni abbia lavorato bene. Oggi in Salina sono 21 i dipendenti, a cui vanno aggiunte circa altrettante persone stagionali, impegnate nella raccolta del prezioso "oro bianco", che si svolge in agosto e settembre, se il clima, meglio se caldo e secco, lo consente.

Il sale, infatti, si produce grazie al sole, al vento e alla perizia dell’uomo. Quello di Cervia è un sale integrale, cioè non raffinato, né sbiancato con nessuna sostanza aggiuntiva, marino, ma è anche dolce. Una vera rarità che piace al mercato nazionale ed internazionale. "Per noi produrre il sale è quasi un incidente di percorso, nel senso che il nostro obiettivo principale è quello di mantenere inalterato l’ecosistema ambientale, per consentire alla natura di fare il suo corso. In primavera ospitiamo le nidificazioni degli uccelli e per proteggerlo siamo disposti a deviare i corsi d’acqua, per consentire ai nostri ospiti di vivere nelle migliori condizioni possibili. La salvaguardia dell’ecosistema della Salina di Cervia si basa sulla costante opera dell’uomo, volta ad assicurare la circolazione delle acque, finalizzata alla produzione sostenibile del sale. L’interruzione di tale processo produttivo provocherebbe un impaludamento della zona umida con degrado dell’ecosistema esistente e riflessi negativi, oltre che sulla flora e sulla fauna presenti nell’ habitat protetto, anche sull’ambiente costiero nel suo insieme, con incalcolabili problemi per la popolazione residente e turistica. La Salina di Cervia appartiene alla storia della città di Cervia fin dalla sua origine, e, per oltre 150 anni, ha rappresentato l’economia fondamentale della comunità cervese e una delle principali ricchezze della Romagna, ha segnato profondamente la sua cultura, la sua architettura, il suo ambiente e l’immagine del territorio", dice Giuseppe Pomicetti.

Tutelare i beni materiali e quelli immateriali è la nuova frontiera dell’economia che proprio alla sostenibilità guarda per orientare il futuro del paese, ma anche per trarre profitti. L’esempio del Parco della Salina di Cervia viene studiato come virtuoso, perché un bene che, per il Monopolio di stato non era più economico e che quindi è stato dismesso all’inizio degli anni Duemila, la salina, è diventata un luogo di benessere generale. Non solo il brand Sale Dolce di Cervia oggi è riconosciuto in Italia e all’estero, con la presenza in oltre 34 paesi nei cinque continenti, ma in Salina arrivano ogni anno anche oltre 30 mila turisti che, grazie a guide ambientali, tutti giovani laureati in materie scientifiche, possono andare alla scoperta di questa riserva naturale dello stato, parco di ripopolamento animale e zona umida.

Economia circolare e sostenibilità vanno a braccetto, grazie anche a progetti che fanno del rispetto dell’ambiente un asset di sviluppo fondamentale. Le bici e le barche sono elettriche, l’acqua in bottiglia è stata bandita e in Salina lavora anche una cooperativa sociale, perché sostenibilità qui fa rima con integrazione. Ma non solo. Il bilancio della società chiude ogni anno in attivo: 2 milioni di euro circa di giro d’affari, per un utile di oltre 32 mila euro. "Siamo una fra le poche società pubbliche in Italia che può vantare questo primato", spiega il presidente, Giuseppe Pomicetti "anche grazie ai soci che di anno in anno rinunciano ai propri utili per reinvestirli in azioni positive per l’ambiente". Una bella sfida, ma anche un bel traguardo per la salina più piccola e più a nord d’Italia, ma anche la più nota nel mondo, grazie alla particolarità del suo sale, che è dolce, perché non vengono lasciati depositare i cloruri amari, ma anche grazie al lavoro di una società e alla passione di un territorio che ha fatto di questo parco un esempio di sostenibilità realizzata appieno.

L. Ma.

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