PAOLA ANTONELLI è considerata una delle cento donne più influenti al mondo nell’arte. Italiana, designer e architetta, è la curatrice del Dipartimento di Architettura e Design del MoMa di New York. Per questo il suo intervento, previsto in apertura di Intersection 2024, l’appuntamento dedicato all’innovazione digitale e al marketing, è il più atteso della due giorni milanese, domani e martedì. "Quando 30 anni fa iniziava ad esserci Internet io volevo che una delle nostre mostre avesse un sito, perché immaginavo che questo avrebbe dato una svolta sull’avere disponibile tutto l’archivio di quella mostra. Siccome nessuno voleva e sapeva farlo, mi sono messa a studiare l’html, cioè il linguaggio di Internet e l’ho costruito da sola", racconta Paola Antonelli (nella foto in alto). Oggi per l’Intelligenza artificiale è uguale. Per questo il Moma di New York, uno dei musei più prestigiosi e noti al mondo, dove lei lavora, sta già sperimentando sia sul fronte artistico, sia su quello funzionale. "Abbiamo avuto qui sia artisti critici, sia artisti che hanno fatto installazioni nelle quali l’intelligenza artificiale è stata utile per dimostrarne la dimensione nuova. Poi abbiamo delle applicazioni funzionali. Quello che a me è chiarissimo è che l’intelligenza artificiale è uno strumento e va impiegato in quanto tale", dice la curatrice della sezione Design del Moma.
"Occorre essere molto onesti con le persone e dare loro gli strumenti di decodifica. Anche quando progetti una mostra, se hai dei dubbi, devi dirlo. È un atto di verità e questo è sempre utile, perché si crea un dibattito sulle cose. E il dibattito è sempre utile alla democrazia, anche sull’arte e sulla tecnologia", aggiunge. Per questo Antonella diffida sia degli apocalittici, sia degli integrati, perché l’intelligenza artificiale, che è senza dubbio la più grande innovazione tecnologica degli ultimi anni, dopo Internet, appunto, ha un potenziale enorme, sia creativo, sia economico, e va indagato, sempre però in maniera critica, senza cioè abdicare al ragionamento. "C’è anche un tema etico, naturalmente, e noi dobbiamo sempre fare le cose in maniera consapevole, ma non c’è dubbio che sperimentare con la tecnologia può essere utile", dice Antonelli. Non tanto e non solo sul fronte del design, ma anche della memoria.
Nel suo podcast di successo ’Design emergency’ racconta spesso di nuove applicazioni dell’intelligenza artificiale, "come quella di un gruppo di Barcellona. Loro usano l’intelligenza artificiale per lasciare traccia di una memoria sintetica, per esempio sulla narrazione, la traccia dei migranti o sul racconto dei parenti delle vittime di Franco. Insomma, è un modo innovativo di rappresentare quei grandi temi. Non è la verità assoluta, è infatti una memoria sintetica, data da questo strumento tecnologico, ma loro lo dicono con chiarezza e ciò che ne esce è estremamente interessante". La tecnologia e l’innovazione informatica, insomma, si fanno strumenti e possono essere applicati anche nel mondo culturale, nel design e nell’arte. "Gli esperimenti più interessanti per ora sono sul design che ha a che fare coi dati", dice Antonelli. L’intelligenza artificiale, d’altra parte, a dispetto del nome, ha a che fare proprio coi dati e non stupisce che di fronte ad un corpus di dati certi dia risultati più performanti. "L’intelligenza artificiale è un modo per sviluppare la creatività e per una istituzione culturale come il Moma è anche il modo per tenersi al passo con il resto del mondo, naturalmente sempre senza abdicare al senso critico", conclude la curatrice del Dipartimento di Architettura e Design del MoMa di New York.