Giovedì 16 Maggio 2024

Agricoltura 4.0. Le migliori idee in gara al talent di Syngenta Italia

SI SONO AGGIUDICATI la prima edizione di ‘SyngenTalent’, l’iniziativa ideata da Syngenta Italia (costola italiana della multinazionale elvetica dell’agribusiness, nata...

Agricoltura 4.0. Le migliori idee in gara al talent di Syngenta Italia

Agricoltura 4.0. Le migliori idee in gara al talent di Syngenta Italia

SI SONO AGGIUDICATI la prima edizione di ‘SyngenTalent’, l’iniziativa ideata da Syngenta Italia (costola italiana della multinazionale elvetica dell’agribusiness, nata dalla fusione delle aziende chimiche Novartis Agribusiness e Zeneca Agrochemicals) per favorire l’imprenditorialità e l’innovazione diffusa in agricoltura. Sbarazzatasi di una concorrenza di oltre 70 startup partecipanti al programma - provenienti da tutto il territorio nazionale - la startup Abit, impegnata nell’efficientamento delle pratiche di biodiversità agricole, è stata riconosciuta vincitrice da una giuria multidisciplinare. La startup, che divide le proprie attività fra Milano e Genova, riceverà da Syngenta Italia un finanziamento del valore complessivo di 50.000 euro, erogati in parte come finanziamento diretto e, in parte, come forma di ‘mentorship manageriale’ a cura dei vertici e manager di Syngenta. La scelta di Syngenta di fornire un periodo di formazione qualificata deriva dalla convinzione che il proprio know-how possa contribuire a generare un impatto positivo nello sviluppo di un giovane progetto imprenditoriale, sia dal punto di vista strutturale che di competenze.

Fondata da un gruppo di giovani professionisti, tutti di età compresa tra i 22 e i 34 anni, Abit ha sviluppato un’app che permette di avere a portata di mano tutte le informazioni relative alla biodiversità dei terreni agricoli. Al fine di massimizzare i processi di sostenibilità ambientale delle produzioni, il sistema proposto è in grado di analizzare, tramite avanzate tecnologie di intelligenza artificiale, la relazione tra il suolo, le condizioni ambientali e il tipo di agricoltura. Ciò consente, dunque, di scegliere i migliori input (concimi, agrofarmaci, biostimolanti) per preservare la salute dei terreni e migliorare la risposta delle piante agli stress. A guidare il team è una giovane donna, Chiara Antonucci (nella foto sopra con il team di lavoro), amministratrice delegata e co-founder di Abit. Dopo la laurea in finanza e controllo, decide di specializzarsi in ambito alimentare, frequentando il master in ’Food tech e Digital transformation’ del Future food institute di Bologna. Prima di fondare Abit assieme agli altri soci, ha lavorato come revisore in Deloitte, occupandosi in prevalenza del settore agrifood. Samuele Pignone ricopre il ruolo di ‘back-end developer’ (in italiano potrebbe tradursi come ‘sviluppatore informatico’): trasforma la ricerca in tecnologia, coordinando lo sviluppo dei servizi offerti da Abit. Laureando in Computer science con specializzazione in Machine learning, ha maturato varie esperienze come sviluppatore di software in ambito alimentare. Giorgio Rengucci, ‘front-end developer’ (letteralmente, colui che si occupa dell’interfaccia delle applicazioni), segue, appunto, l’aspetto dell’interazione fra gli utenti dell’app di Abit e la tecnologia realizzata. Matteo Zinni, biodiversity manager, ha conseguito un dottorato di ricerca in Scienze per l’ambiente e il territorio all’università di Genova ed è un entomologo appassionato di natura e conservazione.

Specialista di biodiversità, studia come cambiano le comunità di invertebrati nello spazio e nel tempo, per una gestione sostenibile dell’ambiente. In Abit utilizza le proprie competenze nel campo della biodiversità per la messa a punto di soluzioni che facciano parlare le necessità produttive e la salute del suolo. Quanto all’origine dell’idea che ha dato vita alla startup, "Abit può dire di essere nata davanti a una pizza – sorride la co-founder Chiara Antonucci -. In una serata a prima vista uguale a mille altre, ci sono tre ragazzi in pizzeria che si lamentano del loro lavoro: il finale sembra già scritto. Amarezza, disillusione, scoramento. Invece, quella sera i tre ragazzi cominciano a domandarsi se non sia possibile fare qualcosa per risolvere quei problemi. In particolare, occorre proporre soluzioni in grado di impattare sulla prima parte della filiera alimentare: quella delle produzioni primarie, all’unanimità ritenuta la più critica. Lo scambio di vedute diventa subito interessante, spaziando da azioni divulgative a soluzioni tecnologiche, fino a mettere in evidenza la rilevanza della biodiversità, appoggiata dall’innovazione e dall’intelligenza artificiale. Ci sono voluti diversi mesi per bilanciare tutti questi aspetti, finché Abit non ha mosso, tra il 2020 e il 2021, i suoi primi passi. Con un solo obiettivo: costruire un software, basato su tecniche di intelligenza artificiale, in grado di misurare la biodiversità.

Un obiettivo diventato realtà: oggi Abit realizza un sistema per la misurazione e l’implementazione della biodiversità del suolo, al fine di accompagnare gli operatori in un percorso di sempre maggior consapevolezza nei confronti della sostenibilità. Abit nasce per valorizzare l’elemento suolo, una delle meraviglie più sottovalutate e poco comprese della natura". Secondo Massimo Scaglia (nella foto in basso), ad di Syngenta Italia, "il programma ‘Syngentalent’ scaturisce dalla volontà di Syngenta Italia di mettere a confronto la propria competenza - internazionale e di quasi 250 anni di tradizione industriale - con interessanti esperienze del tessuto imprenditoriale, giovanile e universitario, a beneficio del futuro sostenibile dell’agricoltura integrata e come stimolo alla proliferazione di pratiche virtuose dal basso. È la prima volta che l’azienda si cimenta in una sfida di questo tipo: ora siamo consapevoli che ‘SyngenTalent’ ha le caratteristiche per diventare, negli anni, un progetto distintivo e ricorrente, un punto di riferimento per la community di startup agricole e gli ecosistemi dell’innovazione territoriali e universitari".

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