Retribuzioni troppo basse Fuga dai concorsi pubblici

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QUO VADO? Macché. Vacilla il mito del posto fisso statale, tanto caro al protagonista del film-cult di Checco Zalone. Retribuzioni basse, tempi troppo lunghi per le stabilizzazioni e la concorrenza del settore privato rischiano infatti di svuotare gli uffici delle Pubbliche amministrazioni e le aule dei concorsi. A suonare l’allarme è la Uilpa, secondo cui entro il 2030 potrebbero lasciare l’impiego pubblico verso la pensione circa un milione di dipendenti. L’Sos carenza di personale trova conferma nella decisione del governo di stabilizzare, dopo 15 mesi di lavoro, 500 assunti a tempo determinato per la realizzazione del Pnrr, con profili economico, giuridico, statistico matematico, ingegneristico e ingegneristico gestionale. Una scelta legata anche all’aumento delle rinunce dei vincitori di concorsi per posti a tempo determinato per accettare posti a tempo indeterminato, magari in altre amministrazioni o nel privato. Secondo i sindacati, la risposta all’emergenza è nella maggiore stabilità del lavoro ma anche nell’aumento delle retribuzioni, che evidentemente sono troppo basse per determinare una scelta nella direzione del pubblico. Sono i numeri a dimostrarlo: se circa il 50% dei candidati a un concorso negli ultimi due anni non si è presentata alle prove, la percentuale sale al 70% per i profili tecnici come ingegneri, architetti e statistici.

"Dal 2023 al 2030 – spiega il segretario generale della Uilpa, Sandro Colombi – usciranno, vista l’età media elevata e il blocco del turnover degli anni scorsi, circa un milione di dipendenti pubblici. Altrettanti ne dovrebbero entrare se si vuole garantire la funzionalità minima dell’amministrazione. Bisogna agire sulla stabilizzazione dei precari e sul ricambio generazionale, ma anche sul trattamento retributivo".

"Oltre alla questione retributiva – aggiunge il segretario nazionale Fp-Cisl, Angelo Marinelli (nella foto in alto) – c’è quella dell’organizzazione del lavoro nella Pubblica amministrazione, che rischia di essere meno attrattiva soprattutto per i profili tecnici". Mentre sui salari è già previsto un incontro il 3 marzo con il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, i sindacati chiedono che si apra un tavolo anche sull’occupazione. Il ministro ha più volte detto che quest’anno entreranno nelle Pubbliche amministrazioni circa 156mila nuovi lavoratori, ma bisognerà evitare il rischio della rinuncia una volta assunti, e magari formati, con un danno soprattutto in materia di Pnrr per i tempi stretti del piano.

"L’errore – afferma la segretaria generale della Fp-Cgil, Serena Sorrentino – è stato bandire concorsi per iper competenze non riconoscendole con una giusta retribuzione, così come per il Pnrr prevedere contratti che non prefigurassero già la stabilizzazione. C’è un’urgenza che è quella salariale. Bisogna intervenire subito con una misura che intanto dia la possibilità ai contratti in essere di prevedere lo sblocco dei fondi della contrattazione decentrata, in maniera tale da aumentare il salario accessorio. E poi vanno rifinanziati i contratti 202224, con risorse tali da garantire che le retribuzioni dei pubblici dipendenti ridiventino attrattive per tante competenze che oggi scelgono il mondo privato. Davanti a questa emergenza, che sta determinando la desertificazione non solo dei concorsi ma delle Pubbliche amministrazioni, il ministro dovrebbe convocare un tavolo in grado di elaborare un piano per l’occupazione nella Pa".

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