Lunedì 29 Aprile 2024

Caccia alle competenze Stem. Ma gli studenti non crescono

LA TRANSIZIONE green rischia di rimanere incompiuta per la mancanza di cervelli. Un fenomeno preoccupante soprattutto in Italia, dove solo...

Caccia alle competenze Stem. Ma gli studenti non crescono

Caccia alle competenze Stem. Ma gli studenti non crescono

LA TRANSIZIONE green rischia di rimanere incompiuta per la mancanza di cervelli. Un fenomeno preoccupante soprattutto in Italia, dove solo il 27% degli studenti è iscritto a percorsi d’istruzione terziaria in ambito Stem, dato cresciuto di un modesto 1% negli ultimi dieci anni. E che scende al 10% considerando le ragazze che scelgono corsi di laurea scientifico-tecnologici (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), confermando un gender gap ormai atavico. Sono i dati principali che emergono dal position paper “R-Evolution Stem. Le competenze tecnico-scientifiche per il futuro del lavoro”, promosso da Fondazione Deloitte, secondo cui i giovani sono consapevoli dell’importanza delle competenze Stem, anche se poi scelgono strade formative diverse. Sei su 10 le ritengono una risorsa cruciale per far avanzare il progresso scientifico e tecnologico, il 33% sottolinea l’importanza delle discipline Stem nel campo della scienza, salute e medicina, mentre il 24% degli studenti e il 23% dei giovani occupati ne riconosce l’importanza per la decarbonizzazione e la transizione verde. Il 28% degli studenti e il 26% dei giovani occupati ne sottolinea l’importanza per l’economia circolare, la riduzione nell’utilizzo delle risorse e l’ottimizzazione dei cicli di consumo.

Fra i deterrenti che ostacolano l’avvicinamento alle discipline Stem vi è la percezione della loro difficoltà: un giudizio che è espresso dal 21% degli studenti e che sale al 25% quando si intervistano gli universitari non-Stem. Accanto a questa percezione delle Stem come materie complesse resta l’importanza della passione e dell’interesse soggettivo per la materia come criterio di scelta del percorso scolastico, sia per gli studenti (48%) sia per i giovani lavoratori (41%).

In Italia, analizzando i dati dell’anno accademico 2021-2022, le donne rappresentano la maggioranza della popolazione universitaria (56%). Ma all’interno dei percorsi di studio scientifico-tecnologici permane un divario di genere: in questo ambito le studentesse rappresentano il 37%, dato rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi 10 anni e che nasconde differenze rilevanti tra diversi corsi di laurea Stem. Le donne, infatti, costituiscono il 58% del totale degli studenti in ambito scientifico e il 46% in architettura e ingegneria civile, mentre sono ancora una minoranza in ingegneria industriale e dell’informazione (23%), in informatica e tecnologie ICT (15%). Pur essendo in numero minore, le donne nei percorsi Stem ottengono in media un voto medio di laurea più alto (104,2 su 110, rispetto al 102,3 degli uomini) e hanno una migliore riuscita in termini di regolarità negli studi (tra le donne il 58% ha concluso gli studi nei tempi previsti rispetto al 53% degli uomini). Ma nonostante le performance universitarie migliori le donne sono penalizzate nel mondo del lavoro: a cinque anni dal conseguimento della laurea il loro tasso di occupazione è del 91%, contro il 94% degli uomini.

"La scarsa conoscenza delle discipline Stem e delle opportunità educative e professionali in questo ambito continuano a determinare una scarsa affluenza verso percorsi tecnico-scientifici nel nostro Paese – commenta Fabio Pompei (nella foto), ceo di Deloitte Central-Mediterranean – Inoltre emerge chiaramente la persistenza di barriere di genere e socioeconomiche che precludono gli studi o le carriere in ambito Stem, in particolare delle donne, comportando la perdita di un’opportunità per il progresso sociale e per la crescita economica di tutto il sistema Paese".

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