LA TRANSIZIONE green rischia di rimanere incompiuta per la mancanza di cervelli. Un fenomeno preoccupante soprattutto in Italia, dove solo il 27% degli studenti è iscritto a percorsi d’istruzione terziaria in ambito Stem, dato cresciuto di un modesto 1% negli ultimi dieci anni. E che scende al 10% considerando le ragazze che scelgono corsi di laurea scientifico-tecnologici (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), confermando un gender gap ormai atavico. Sono i dati principali che emergono dal position paper “R-Evolution Stem. Le competenze tecnico-scientifiche per il futuro del lavoro”, promosso da Fondazione Deloitte, secondo cui i giovani sono consapevoli dell’importanza delle competenze Stem, anche se poi scelgono strade formative diverse. Sei su 10 le ritengono una risorsa cruciale per far avanzare il progresso scientifico e tecnologico, il 33% sottolinea l’importanza delle discipline Stem nel campo della scienza, salute e medicina, mentre il 24% degli studenti e il 23% dei giovani occupati ne riconosce l’importanza per la decarbonizzazione e la transizione verde. Il 28% degli studenti e il 26% dei giovani occupati ne sottolinea l’importanza per l’economia circolare, la riduzione nell’utilizzo delle risorse e l’ottimizzazione dei cicli di consumo.
Fra i deterrenti che ostacolano l’avvicinamento alle discipline Stem vi è la percezione della loro difficoltà: un giudizio che è espresso dal 21% degli studenti e che sale al 25% quando si intervistano gli universitari non-Stem. Accanto a questa percezione delle Stem come materie complesse resta l’importanza della passione e dell’interesse soggettivo per la materia come criterio di scelta del percorso scolastico, sia per gli studenti (48%) sia per i giovani lavoratori (41%).
In Italia, analizzando i dati dell’anno accademico 2021-2022, le donne rappresentano la maggioranza della popolazione universitaria (56%). Ma all’interno dei percorsi di studio scientifico-tecnologici permane un divario di genere: in questo ambito le studentesse rappresentano il 37%, dato rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi 10 anni e che nasconde differenze rilevanti tra diversi corsi di laurea Stem. Le donne, infatti, costituiscono il 58% del totale degli studenti in ambito scientifico e il 46% in architettura e ingegneria civile, mentre sono ancora una minoranza in ingegneria industriale e dell’informazione (23%), in informatica e tecnologie ICT (15%). Pur essendo in numero minore, le donne nei percorsi Stem ottengono in media un voto medio di laurea più alto (104,2 su 110, rispetto al 102,3 degli uomini) e hanno una migliore riuscita in termini di regolarità negli studi (tra le donne il 58% ha concluso gli studi nei tempi previsti rispetto al 53% degli uomini). Ma nonostante le performance universitarie migliori le donne sono penalizzate nel mondo del lavoro: a cinque anni dal conseguimento della laurea il loro tasso di occupazione è del 91%, contro il 94% degli uomini.
"La scarsa conoscenza delle discipline Stem e delle opportunità educative e professionali in questo ambito continuano a determinare una scarsa affluenza verso percorsi tecnico-scientifici nel nostro Paese – commenta Fabio Pompei (nella foto), ceo di Deloitte Central-Mediterranean – Inoltre emerge chiaramente la persistenza di barriere di genere e socioeconomiche che precludono gli studi o le carriere in ambito Stem, in particolare delle donne, comportando la perdita di un’opportunità per il progresso sociale e per la crescita economica di tutto il sistema Paese".