Un taglio dello 0,25% ai tassi di interesse nella riunione del 6 giugno e altri tre tagli di uguale portata entro la fine dell’anno. Ecco la tabella di marcia che verrà seguita nella politica monetaria dalla Banca Centrale Europea, secondo le previsioni di Azad Zangana, capo economista e strategist di Schroders, grande casa di investimenti britannica che gestisce un patrimonio di oltre 860 miliardi di euro.
Dopo quattro sforbiciate ai tassi da qui a dicembre, Zangana prevede che la Bce effettuerà altri due tagli di 25 punti base (0,25%) nel primo trimestre del prossimo anno, per poi rimanere ferma per il resto del 2025. "La pausa sarà probabilmente forzata dal riemergere delle pressioni inflazionistiche – dice l’economista – causate da una ripresa della domanda interna e dal ritorno della crescita economica al di sopra del trend". A questi fattori, si aggiunge la mancanza di capacità produttiva inutilizzata, in particolare nel mercato del lavoro, che per Zangana dovrebbe far risalire i salari, costringendo le imprese ad aumentare i prezzi dei propri prodotti".
Sebbene l’Eurozona stia uscendo da una fase di contrazione ciclica, i tassi di disoccupazione sono rimasti vicini ai minimi decennali – continua l’economista di Schroders – ed evidenziano l’impatto dell’invecchiamento demografico e dell’accumulo di manodopera". L’aumento dei prezzi al consumo, dunque, è un fattore che non va sottovalutato e la presidente della banca centrale, Christine Lagarde, dovrà necessariamente muoversi con la logica dei piccoli passi. Gli analisti di Schroders hanno alzato di recente le stime sull’inflazione del 2024 dal 2,1% al 2,3%. Per il 2025, invece, la casa di investimenti londinese prevede che il caroprezzi si attesti sul 2,4%.
La stima è stata abbassata dal precedente livello del 2,8% ma resta comunque superiore all’1,9% atteso per il prossimo anno dalla maggior parte degli analisti. "L’inflazione si è dimostrata più vischiosa di quanto avessimo previsto in precedenza – conclude Zangana – in parte a causa degli effetti dei prezzi dell’energia, che non sono più frenati dai sussidi dei governi". Inoltre, l’economista ricorda che gli eventi geopolitici in Medio Oriente hanno inevitabilmente provocato un aumento delle quotazioni del petrolio.