di Davide Gaeta
Tornano purtroppo ad essere protagonisti del nostro quotidiano i numeri della diffusione
della pandemia e, con il progredire della crescita dei dati, aumentano, di pari passo, le
preoccupazioni delle imprese agro-alimentari, italiane e non. L’ultimo trimestre dell’anno è, infatti, per molte aziende del sistema agribusiness, un periodo decisivo per il fatturato. Si concentrano in questa occasione le vendite legate alla regalistica natalizia e gli acquisti di prodotti alimentari legati al periodo invernale, spesso consumati nella convivialità delle feste. La premessa per ribadire come l’emergenza sanitaria e quella economica si
confermino purtroppo tristemente legate e quanto questo fenomeno coinvolga tutte le filiere dell’agro-alimentare.
Una recente indagine, svolta dall’Associazione Europea degli Economisti del vino e presentata al Milano Wine Business Forum organizzato da Business Strategies, ha confrontato in alcuni Paesi quali Spagna, Germania, Stati Uniti e Nord Italia, l’impatto sulle imprese del Covid-19 e le previsioni degli imprenditori. Molti risultati interessanti: la prima considerazione che è emersa è che per alcuni Paesi, come Spagna, Usa e Sud Africa, l’impatto è stato giudicato gravissimo (4,4 in una graduatoria da 1 a 5) mentre per l’Italia e la Germania, meno grave delle previsioni. Ad alto ed altissimo rischio è, invece, stimata la minaccia per il futuro. Le principali preoccupazioni riguardano la caduta dei ricavi, l’aggravio dei costi e le ridotte risorse per mantenere l’occupazione e gli investimenti. Le soluzioni proposte? Capacità di diversificazione nei diversi canali di vendita, e-commerce in primis; investimenti nella comunicazione e marketing sempre più digitale; coraggio, inventiva e sostenibilità, condizioni obbligate, oggi, per fare impresa.
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