Giovedì 25 Aprile 2024

I satelliti scendono in campo alla Carlini «Guidano sui terreni e migliorano le colture»

Il processo di lavorazione della società agricola di Gualtieri (Reggio Emilia)

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L’agricoltura 4.0 è già una realtà. A crederci e investirci è stata Valeria Villani (nella foto) per l’azienda di famiglia, la Società Agricola Carlini di Gualtieri (Reggio Emilia) che dopo l’università e un master, ha preferito guidare i megatrattori sui campi per dare vita a uno dei più moderni processi di lavorazione nel mondo agricolo. Le macchine sono comandate a distanza da impianti satellitari grazie all’uso di mappe dei terreni e al controllo con Gps.

«I sistemi satellitari ottimizzano i costi e massimizzano le rese – spiega Valeria Villani –. Io e mio fratello Mirco abbiamo capito l’importanza di puntare su sistemi altamente tecnologici per migliorare la sostenibilità produttiva ed economica. La scelta di investire in questi sistemi è stata dettata in primis da una necessità: il calo importante di prezzi e marginalità che ha investito il settore cerealicolo negli ultimi anni. Per affrontare questa situazione dovevamo trovare un modo che ci permettesse di ottimizzare i costi aziendali».

La Carlini è attiva prevalentemente nel settore cerealicolo (60% della superficie coltivata a mais, il restante 40% diviso tra soia e grano), ha sede a Gualtieri, sulle rive del Po, in provincia di Reggio Emilia. «Con i satelliti – prosegue l’imprenditrice reggiana – possiamo ottenere una fotografia chiara dei campi e della produttività aziendale, quindi avere un conto economico generale ma anche campo per campo. Poter sfruttare tutte le risorse al 100% è fondamentale quando le marginalità sono basse. Questo si può fare con i satelliti. Per esempio, grazie alle mappe posso ottenere il massimo rendimento del fertilizzante che impiego, fino al 9095%, generando un risparmio significativo e riducendo anche considerevolmente la percentuale di dispersione nell’aria dell’azoto, per un’agricoltura più sostenibile. Anche a livello idrico il controllo tramite DSS da satellite ci fornisce costantemente il consumo d’acqua della coltura evitando sprechi. Questo perché ci consente di irrigare quando la pianta ne ha bisogno e nei quantitativi idonei secondo il consumo».

Evitare sprechi idrici nei periodi di siccità diventa di fondamentale importanza in un’ottica di sostenibilità, rispetto a chi usa metodi tradizionali. Secondo i dati forniti da Valeria, l’utilizzo mirato del concime porta ad avere un risparmio del 3040% circa. Questo comporta anche una massimizzazione della produzione. «La possibilità di dare più concime nei terreni con potenzialità produttive più elevate, permette di aumentare la produzione in quelle zone specifiche – spiega Valeria –. L’ottimizzazione poi si può fare anche sul seme. Mettere alle giuste distanze il seme per portare la pianta alla massima resa permette di aumentare la produttività del 510%».

Tutte queste pratiche comportano un vantaggio economico importante per l’agricoltore, specialmente quando deve affrontare una situazione di crisi. «Le stime di produzione sono più difficili da calcolare, anche perché dipendono dai cambiamenti climatici – commenta Valeria –. Inoltre il mercato dei cereali è molto instabile in quanto i prezzi possono subire delle variazioni molto repentine da un anno all’altro e anche da un mese a un altro. Il 2019 è stato un buon anno per il mais con una produzione di 1314 tonnellate per ettaro. Il grano invece è stato penalizzato dal punto di vista del peso specifico soprattutto per quello raccolto dopo le piogge di fine giugno-iniziò luglio con produzioni medie tra le 78 tonnellate per ettaro».

«Utilizzando le tecniche innovative di rateo variabile – conclude Valeria Villani – e mezzi tecnici studiati secondo i terreni, si riesce anche a ottenere produzioni del 20% più elevate della media. Per mantenere alta la qualità bisogna tenere costantemente monitorato la salute della coltura e noi lo facciamo con il nostro DSS cioè FieldView che tramite immagini satellitari è in grado di monitorare la salute delle nostre colture».

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