CHISSÀ SE IL VULCANICO e, in passato, geniale businessman di origine coreana Masayoshi Son alla prossima convention di SoftBank ci racconterà che ha ideato un’altra oca dalle uova d’oro. Metafora orientale, ovviamente simile alla nostra gallina dalle uova d’oro (evidentemente paese che vai animale magico che trovi) divenuta famosa tra chi segue il poliedrico miliardario, l’uomo che a molti è sembrato come un moderno re Mida. Oggi la nuova frontiera di questo investitore globale è l’Intelligenza artificiale. Frontiera che lui percorre su due sentieri: quello dei nuovi semiconduttori (che sono la materia prima dell’IA) e quello della produzione di una nuova generazione di robot super intelligenti che SoftBank realizzerà in collaborazione con i sauditi. Una rivoluzione, insomma. Da tenere d’occhio.
Ma partiamo dall’inizio e ricapitoliamo per chi non sapesse che cosa bolle ormai da tempo nel pentolone magico di SoftBank. Sette anni fa Masayoshi Son (nella foto), l’uomo per capirci che ha investito per primo in Alibaba – e ci ha azzeccato – presentò al mondo il suo fondo, il Vision Fund, una cassaforte zeppa di miliardi di dollari per investire nel futuro. E quindi nelle nuove tecnologie. Un giorno, parlando davanti agli investitori per presentare i conti del 2020, Masayoshi – un coreano che ha fatto fortuna in Giappone – mostrò le immagini di una gigantesca oca che sforna uova d’oro, per dire che con il suo fondo destinato a investire sulle tecnologie del futuro, avrebbe generato ricchezza su ricchezza. Ed ecco spiegata l’oca dalle uova d’oro.
Lo scorso anno però i conti non sono stati all’altezza. Masayoshi se ne è scusato con gli investitori, ma non si è fatto perdere d’animo, come nel suo carattere di investitore-uomo d’affari che mescola filosofia orientale con il fiuto per le novità dei mercati. D’altronde dopo quattro trimestri di perdite, SoftBank è tornata in attivo tra settembre e dicembre, segnando un utile di circa 6,15 miliardi di dollari, e a fronte di una perdita di circa 5 miliardi di dollari nello stesso periodo di riferimento del 2022. Le cifre dell’ultime trimestre superano le stime degli analisti e dimostrano che il Vision Fund ha comunque una visione del futuro che può funzionare. E il futuro – rieccoci qui – oggi è l’Intelligenza artificiale sulla quale SoftBank ha deciso di puntare cento miliardi di dollari investendo nel settore dei semiconduttori (settore che il gruppo già presidia con la società britannica Arm Holdings, azienda produttrice di semiconduttori di alta fascia).
Una vera strategia, non un semplice fondo, ha scritto Bloomberg, tanto che l’obiettivo del miliadrario nippo-coreano è fare concorrenza niente meno che a Nvidia. Da mesi si dice che Masayoshi si senta più spesso con Sam Altman (l’uomo di Open AI) piuttosto che con i manager che seguono il Vision Fund. Le traiettorie e gli interessi di SoftBank e Open AI si intrecciano e collimano. Da tempo Altman cerca di implementare la produzione di semiconduttori che sono la materia prima delle tecnologie di IA, l’acqua nella quale l’Intelligenza artificiale può nuotare e crescere. Il suo obiettivo è raccogliere fino a settemila miliardi di dollari per produrre semiconduttori evoluti. Cifra pazzesca, direte, ma ci vuole ambizione in questo mondo.
In passato, si diceva, Masayoshi ha azzeccato i trend globali. Il caso di Alibaba è il più clamoroso, quello che viene sempre ricordato: finanziò Jack Ma quando Ma non era nessuno e l’idea dell’Amazon cinese era solo abbozzata. Quell’investimento ha generato un valore stratosferico. Poi tra il 2022 e il 2023 SoftBank ha ridotto drastricamente il suo impegno in Alibaba, dopo la purga di Pechino contro Jack Ma. La cessione ha comunque generato, solo nel 2022, 34 miliardi di profitti, andati in soccorso del Vision Fund che invece non dava sofddisfazioni. Meno bene è andata con altre idee, come WeWork, ma SoftBank ha la capacità di digerire le perdite e andare avanti. E se ora Masayoshi gioca le sue fiches sull’Intelligenza artificiale, nessuno dubita che l’indirizzo sia da seguire. Lo starter è quindi suonato. Nei giorni scorsi il gruppo ha annunciato una joint venture nel settore della robotica con il fondo sovrano dell’Arabia Saudita per produrre robot industriali. L’accordo rientra in una partnership tra SoftBank e Alat, una nuova unità del fondo sovrano saudita con una dotazione da 100 miliardi di dollari per sviluppare nuove tecnologie, che investirà fino a 150 milioni di dollari "per creare un polo di produzione e ingegneria completamente automatizzato a Riyadh che servirà la domanda locale e globale".
La prima fabbrica di robot è prevista per il prossimo dicembre. Masayoshi Son ha affermato che "l’integrazione con l’intelligenza artificiale generativa renderà i robot veramente intelligenti: non sarà più necessario programmare così tanto, il robot imparerà e si addestrerà da solo, comportandosi come un essere umano". Il fondo sovrano saudita è dal 2016 il maggiore investitore nel primo Vision Fund di SoftBank, dove ha impegnato 45 miliardi di dollari.
Un passo coraggioso, che mescola competenze tecnologiche dei giapponesi in campo robotico con le potenzialità dell’Intelligenza artificiale. Che poi la sede delle nuove produzioni sarà a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita, dovrebbe suonare come avviso ai naviganti. Ai naviganti europei e americani, ovviamente.