Mercoledì 2 Ottobre 2024

Le donne e il fattore denaro. L’ultimo freno all’inclusione

Le donne e il fattore denaro. L’ultimo freno all’inclusione

Le donne e il fattore denaro. L’ultimo freno all’inclusione

IN ITALIA LE DONNE, se da un lato si percepiscono capaci tanto quanto gli uomini nella gestione del denaro – ma una su tre valuta insufficienti le proprie conoscenze in ambito finanziario – dall’altro sono più prudenti e restie a investire. Il 50 per cento non assumerebbe rischi; tra gli uomini solo il 35% rivela questo atteggiamento. Quasi una donna su tre non ha fonte di reddito; anche per questo molte dichiarano di non sapere bene a chi rivolgersi per le scelte di investimento e si affidano al consiglio di parenti e amici piuttosto che a professionisti del settore in misura maggiore rispetto agli uomini.

La prima edizione della ricerca “Donne e denaro: una sfida per l’inclusione”, promossa lo scorso anno da Banca Widiba insieme al Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, aveva messo in luce i fattori che favoriscono e ostacolano un coinvolgimento attivo e consapevole della donne nella gestione finanziaria del proprio patrimonio. In questo contesto, è maturato il nuovo progetto di ricerca “Donne e Denaro. La Consulenza finanziaria: analisi e opportunità di una professione contemporanea oltre gli stereotipi di genere” focalizzato sulle percezioni e le credenze legate alla figura professionale della Consulente finanziaria, le condizioni lavorative di chi la svolge e, infine, di individuare alcune chiavi d’intervento per migliorare la percezione di questa professione da parte delle donne. Una professione che, in Italia, conta solo il 22,3% di consulenti donne, con un divario che si traduce, quindi, anche in mancate opportunità sul piano dell’occupazione.

La ricerca, condotta con Ipsos su 445 consulenti finanziari sul territorio nazionale iscritti all’Albo unico, rileva come la professione di consulente finanziario non sia sempre valutata durante il percorso formativo e personale, solo il 44% infatti dichiara di averla presa in considerazione prima di intraprenderla. Nel valutare la professione, le Consulenti finanziarie sembrano più spaventate, rispetto ai loro colleghi, dalla libera professione (39%) e dalla mancanza di stabilità (33%); ma, dall’altra, le consulenti, più dei colleghi uomini, dichiarano che la professione consente di sviluppare percorsi di carriera ad alto valore sociale (oltre l’85%), caratterizzati dalla realizzazione di uno status elevato (oltre il 70%) e dall’autonomia (oltre il 90%) e l’86,1% si ritiene molto soddisfatta del sostegno ricevuto dalla propria banca.

"Meno paura e più autostima. È questo quello che abbiamo potuto osservare intervistando per la prima volta in Italia un ampio campione di professioniste avvicinatesi al lavoro di consulente finanziaria. Di fatto per le donne in questa professione i timori legati alla gestione del tempo e dell’incertezza dell’attività autonoma sono all’atto pratico sovrastati da notevoli vantaggi in termini di autostima, autonomia, senso della vita e appartenenza", commenta Claudia Manzi, ordinaria di Psicologia sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile scientifico del progetto. "Le pari opportunità non sono più soltanto un tema sociale, ma rappresentano una sfida di natura economica e occupazionale in tutti i settori", aggiunge Francesca Marchelli, direttrice della Comunicazione di Banca Widiba. "Il progetto di ricerca “Donne e Denaro” ha fatto luce sugli ostacoli che le donne incontrano ancora oggi in ambito finanziario e occupazionale. Dalla fotografia scattata emerge come ciò debba passare anche da un maggiore coinvolgimento delle donne nella consulenza finanziaria, a cominciare dalle nuove generazioni".