Giovedì 3 Ottobre 2024

"Infrastrutture: così il portafoglio rafforza le fondamenta"

OLTRE 10 MILIARDI DI EURO. È il valore degli asset investiti da una grande società di gestione del risparmio come...

"Infrastrutture: così il portafoglio rafforza le fondamenta"

"Infrastrutture: così il portafoglio rafforza le fondamenta"

OLTRE 10 MILIARDI DI EURO. È il valore degli asset investiti da una grande società di gestione del risparmio come Generali Investments nel settore delle infrastrutture. A dare impulso a questo trend è un mix di fattori concomitanti come la volatilità dei mercati finanziari, il livello dell’inflazione più alto che in passato e le tensioni geopolitiche. Messi tutti assieme, questi elementi hanno spinto molti investitori verso i cosiddetti private asset, cioè quell’insieme di attività (come per esempio i fondi di private equity o le stesse infrastrutture), che non sono facilmente liquidabili nel breve termine, non essendo negoziate su mercati regolamentati. Pur essendo illiquidi, i private asset come le infrastrutture vengono comunque apprezzate oggi nella comunità finanziaria perché offrono opportunità di rendimento nel breve e medio periodo e possono dare stabilità al portafoglio, avendo valutazioni non correlate a quelle delle borse. Non a caso, nei mesi scorsi il maggior gruppo mondiale del risparmio gestito, la statunitense BlackRock, ha messo in cantiere un’operazione da 12,5 miliardi di dollari per l’acquisizione della connazionale Global Infrastructure Partners, società specializzata proprio negli investimenti in infrastrutture. Non si tratta però di un caso isolato perché, a livello globale, i fondi specializzati in questa particolare asset class hanno raccolto nel 2023 oltre 1.200miliardi di dollari. Su questo fronte, l’Europa sarà capofila nei prossimi anni e si prevede che superi l’America nel 2026. Anche Generali Investments si muove in questa direzione e, attraverso le affiliate Infranity e Sosteneo, gestisce ormai un patrimonio miliardario nelle infrastrutture, sia sotto forma di investimenti azionari sia in titoli di debito. "Gli investimenti in infrastrutture sono per loro natura difensivi e resilienti", dice Filippo Casagrande (nella foto sopra), manager di Generali Investment che occupa la carica di chief investment steering & sustainability officer.

Casagrande, quali sono i punti di forza di questa asset class?

"Innanzitutto gli investimenti in infrastrutture presentano una bassa correlazione con la ciclicità dell’economia. Questo li rende molto appetibili per portafogli ben diversificati, soprattutto in periodi di forte incertezza e volatilità dei mercati. Inoltre, offrono l’opportunità di investire in progetti e aziende che forniscono soluzioni a sfide socio-economiche importanti, come la transizione energetica e lo sviluppo delle reti digitali. Abbiamo competenze diversificate nelle infrastrutture con investimenti sia di debito che azionari e, grazie alle nostre affiliate Infranity e Sosteneo, gestiamo oltre 10 miliardi di masse contribuendo attivamente alla transizione energetica, allo sviluppo delle reti digitali e alle infrastrutture nella sanità e nell’ istruzione in Europa. Il gruppo Generali è inoltre attivo nelle infrastrutture anche attraverso il Piano Fenice 190 con investimenti pari a 3,5 miliardi di euro fino al 2025 per finanziare le piccole e medie imprese (pmi) a supporto dell’economia reale in paesi come l’Italia, la Francia e la Germania".

Quali sono le prospettive per questo settore?

"Presenta enormi opportunità di mercato legate a sviluppi come la decarbonizzazione, la transizione energetica e il progresso delle infrastrutture digitali, che stanno vedendo un’accelerazione dovuta in parte a fattori geopolitici. C’è per esempio il fenomeno del near-shoring, cioè lo spostamento delle produzioni dei paesi occidentali verso aree più vicine e meno ostili politicamente. C’è poi il tema molto sentito dell’autonomia energetica. Le rinnovabili si confermano un tema caldo, visto che tanto l’Europa quanto gli Stati Uniti sono indietro rispetto agli obiettivi che si erano fissati".

Cosa possiamo dire invece sull’Italia?

"Il mercato italiano delle infrastrutture è diversificato e offre opportunità di investimento in numerosi settori e lungo tutto lo spettro di rischio e la struttura del capitale. Le prospettive del mercato rimangono molto positive, con una sostanziale domanda di finanziamenti a lungo termine, in particolare nei temi della transizione energetica e della trasformazione digitale. Ci aspettiamo di vedere diverse notevoli opportunità di investimento nel corso dell’anno in Italia, con investimenti in asset legati alle energie rinnovabili, alle telecomunicazioni e ai trasporti. La nostra affiliata Sosteneo ha da poco siglato un accordo con Enel per lo sviluppo di progetti di batterie e impianti a ciclo aperto in Italia. Si tratta in particolare di 23 progetti di stoccaggio di energia a batteria per una capacità totale pari a 1,7 Gw e di 3 progetti di rifacimento di impianti a gas a ciclo aperto per una capacità totale pari a 0,9 Gw. La società inoltre sta investendo nel solare ed è anche al fianco di Edison, Saipem e Invitalia per decarbonizzare il più grande polo energetico e siderurgico italiano nell’ambito dell’iniziativa “Puglia Green Hydrogen Valley“. Parliamo di 260 MW di fotovoltaico e 160 MW di capacità di elettrolisi per produrre idrogeno verde da utilizzare al posto del carbone coke nel processo siderurgico dell’acciaieria di Taranto e di altre acciaierie italiane. Anche l’altra nostra affiliata Infranity è molto attiva in Italia soprattutto nei settori delle telecomunicazioni, delle energie rinnovabili e della gestione dei rifiuti, con investimenti di 1,2 miliardi di euro in 9 operazioni. Nel secondo trimestre del 2023 ha investito per esempio in 7 impianti fotovoltaici montati a terra, con una capacità totale di 178 Mw, situati in diverse regioni d’Italia dalla Sicilia al Lazio fino alla Sardegna".