A LUGLIO, SECONDO la Strategy Unit di Pictet Asset Management, i mercati del reddito fisso hanno registrato guadagni solidi su tutta la linea, con i Treasury Usa in rialzo di quasi il 3%, poiché la Fed sembrava essere vicina, dopo due anni, alla fine della sua battaglia contro l’inflazione, suggerendo un taglio dei tassi d’interesse per settembre. I gilt britannici sono saliti invece del 2% mentre gli investitori si preparavano a un imminente taglio dei tassi d’interesse da parte della Bank of England (che si è puntualmente materializzato all’inizio di agosto). L’inflazione dei prezzi al consumo del Paese è scesa fino a raggiungere l’obiettivo del 2% della BoE, dopo aver raggiunto il massimo degli ultimi 41 anni (oltre quota 11% nell’ottobre 2022). Anche i titoli di Stato dell’eurozona sono saliti di circa il 2%, in quanto gli investitori si aspettavano che la Banca centrale europea riducesse il costo dei prestiti a settembre, attingendo al primo taglio dei tassi di interesse di giugno. Nei mercati valutari, lo yen giapponese è salito di oltre il 7%, confermando le traiettorie opposte dei tassi d’interesse per il Giappone e gli Stati Uniti. Con le valute europee tutte in rialzo rispetto al dollaro, la moneta statunitense ha perso quindi l’1,7% nel mese di luglio. Ciò, a sua volta, ha sostenuto l’oro, che è salito di oltre il 4%. Infine, i prezzi del petrolio sono scesi di oltre il 6% con l’intensificarsi delle preoccupazioni sull’indebolimento della domanda petrolifera da parte della Cina.
Ma come muoversi in questo scenario guardando all’autunno? Il rallentamento dell’economia dovrebbe favorire il mercato obbligazionario rispetto a quello azionario mentre vale la pena guardare ancora con interesse al bene rifugio dell’oro. In particolare, la valutazione delle obbligazioni indicizzate all’inflazione statunitensi, spiega il report di Pictet Asset Management, è specialmente interessante per chi si preoccupa per l’inflazione. Il rendimento dei Tips a 10 anni (1,95%) è vicino alla crescita tendenziale del Pil statunitense stimata; il fatto che il divario tra queste due grandezze sia il più piccolo dal 2010 è molto positivo. Inoltre, i dati del Tesoro statunitense indicano che la domanda di Treasury tra gli investitori privati esteri rimane forte, il che dovrebbe sostenere il mercato. Per contro, nel report si evidenzia di sottopesare i titoli di Stato svizzeri. Rispetto a un divario medio a lungo termine del 2%, attualmente i rendimenti dei titoli di Stato svizzeri a 10 anni (0,5%) sono inferiori infatti del 3,5% a quelli dei Treasury. Inoltre, essendo meno ottimisti sulle prospettive degli utili societari, in Pictet Asset Management è stata modificata la posizione sulle obbligazioni investment grade statunitensi da sovrappesate a neutrali. D’ora in poi, per le aziende sarà difficile riuscire a superare le previsioni di utili nella stessa misura degli ultimi trimestri.