Il Nobel per l’economia 2024 è stato assegnato agli accademici Daron Acemoglu, Simon Johnson e James Robinson per il loro lavoro sulle disparità di ricchezza tra le nazioni. Acemoglu e Johnson sono professori al Massachusetts Institute of Technology, mentre Robinson è professore all’Università di Chicago. Il lavoro del trio evidenzia che le istituzioni fondate ai tempi della colonizzazione hanno avuto un impatto duraturo sui risultati economici nei Paesi interessati. La loro ricerca indica anche che sistemi più inclusivi economicamente e politicamente democratici si dimostrano più favorevoli all’innovazione tecnologica e alla crescita a lungo termine. "Ridurre le enormi differenze di reddito tra i Paesi è una delle maggiori sfide del nostro tempo. I vincitori hanno dimostrato l’importanza delle istituzioni per raggiungere questo obiettivo", ha spiegato Jakob Svensson, presidente del comitato del premio.
I tre economisti, ha proseguito, "sono stati pionieri di nuovi approcci, sia empirici che teorici, che hanno fatto progredire in modo significativo la nostra comprensione della disuguaglianza globale", esaminando i diversi sistemi politici ed economici introdotti dai colonizzatori europei. La svolta, contenuta in una ricerca pubblicata nel 2001, è stata quella di stabilire una "chiara catena di causalità", dimostrando che le istituzioni create unicamente per sfruttare le masse sono state negative per la crescita a lungo termine, mentre quelle che istituivano libertà economiche e Stato di diritto l’hanno favorita. La colonizzazione, infatti, non sempre ha portato alle stesse conseguenze in Paesi diversi.
I luoghi che erano prosperi prima della colonizzazione, spesso più densamente popolati e in climi tropicali, erano più pericolosi per i coloni europei. In questi luoghi, i colonizzatori si sono insediati in piccoli gruppi e hanno risposto istituendo sistemi "estrattivi" che proteggevano gli interessi di una piccola élite. Nelle regioni più povere e meno densamente popolate, spesso con un clima più temperato, i colonizzatori invece sono arrivati a schiere ed erano più propensi a introdurre istituzioni inclusive che avvantaggiavano la maggioranza.
Le intuizioni dei vincitori, quindi, hanno mostrato che le democrazie sono "in media, a lungo termine... migliori per promuovere la crescita", dice la motivazione del premio. Il comitato ha fatto notare anche che, sebbene tutti e tre lavorassero presso università statunitensi, nessuno era nato negli Stati Uniti. Acemoglu è un turco di origini armene e i suoi due colleghi sono nati in Gran Bretagna.
Parlando dopo l’annuncio, Acemoglu ha detto che il loro lavoro potrebbe essere riassunto al meglio come lo studio dell’"esperimento naturale" creato dal colonialismo. "In generale, il lavoro che abbiamo svolto favorisce la democrazia", ha confermato. Johnson ha detto che la "scoperta di base" del loro lavoro è che, mentre "episodi" di forte crescita sono possibili sotto qualsiasi regime, le istituzioni inclusive sono una base molto migliore "se si vuole sostenere quella crescita nel tempo".