Domenica 5 Maggio 2024

Nessun accordo sui licenziamenti. Il blocco per settori non convince

Maggioranza divis a sulle deroghe. Previsti altri incontri con i sindacati per trovare un’intesa

Il lavoro in Italia

Il lavoro in Italia

Sono cinque i settori produttivi per i quali il governo ipotizza, sempre più concretamente, il blocco selettivo dei licenziamenti. La lista allo studio, le cui aziende verranno identificate attraverso il sistema dei codici Ateco, comprende i comparti del tessile–abbigliamento, calzaturiero, elettrodomestici, parte dell’automotive e parte della chimica. Ma, almeno per il momento, la mediazione non decolla, perché i partiti della maggioranza restano divisi e Mario Draghi non vuole agire in assenza di un accordo politico che regga in Parlamento. Certo è che la soluzione indicata, da attuare in Parlamento attraverso un emendamento al Decreto Sostegni Bis, potrebbe raffreddare il nodo più avviluppato di queste settimane.

Per effetto del decreto, dal 1° luglio, le aziende di manifattura e costruzioni usciranno dalla cig Covid-19 e non avranno più divieti automatici di licenziare. Le imprese ancora in difficoltà, tuttavia, potranno tornare ad accedere alla cassa integrazione ordinaria o straordinaria, senza pagare i contributi addizionali fino al 31 dicembre. Solo per costoro, vale a dire per le realtà che utilizzeranno questa cig "scontata", si allungherà il divieto di licenziamento per tutta la durata in cui fruiranno della cassa integrazione. Con il blocco selettivo, invece, per i cinque settori varrebbe il il divieto, a prescindere dal nesso con la cassa integrazione.

Per servizi, commercio, ristorazione piccole e medie imprese lo stop scade il 31 ottobre. Fin qui il merito. Il problema è che per arrivare a questo compromesso i partiti, i sindacati, le imprese e il governo devono fare nuovi passi in avanti. Dopo gli incontri, nei giorni scorsi, di Mario Draghi con i leader sindacali, ora si attendono dunque le mosse dell’esecutivo, che potrebbero concretizzarsi in una convocazione delle parti sociali da parte dello stesso premier a Palazzo Chigi o al ministero del Lavoro con il ministro Orlando.

Le divisioni nella maggioranza, però, restano difficili da sciogliere: da un lato anche il Pd di Enrico Letta pare convertito alla soluzione Draghi, perché "non si può vivere per sempre con il blocco per tutti ma sappiamo che la situazione della ripresa è asimettirca e ci sono tanti settori in grande difficoltà e fin dall’inizio la nostra proposta è di essere selettivi". E così la Lega, che ha spinto da subito sulla versione selettiva del blocco, come conferma il sottosegretario Claudio Durigon. Dall’altro, però, c’è una larga parte dei grillini, ma anche di Leu, che non ci sta e insiste per la proroga del blocco tout court . La sottosegretaria al Lavoro dei 5 Stelle, non a caso, boccia l’idea della selettività fondata sui codici Ateco.

E, del resto, anche nel fronte sindacale le voci non sono univoche. "Il governo può rimediare a questo pasticcio, frutto della mancanza di un vero dialogo sociale e di una opportuna concertazione sulle questioni del lavoro e delle riforme economiche – spiega il leader cislino Luigi Sbarra – Lo abbiamo detto al premier Draghi e lo ribadiamo: oggi il Paese ha bisogno di un grande patto sociale per la crescita economica e il lavoro". Ma per Maurizio Landini "abbiamo tutti ben presente che modificare il decreto legge sui licenziamenti in Parlamento non sarebbe sufficiente. Il blocco dei licenziamenti verrà meno il 30 giugno, il decreto legge verrà convertito intorno a metà luglio. Dal primo al 15 luglio sarà possibile licenziare?".  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro