Banche salvate, le risposte di Bankitalia alle accuse dei risparmiatori

Roma, 30 gennaio 2016 - Operazione verità, atto secondo. Dopo l’offensiva mediatica nei salotti televisivi, Bankitalia passa al web e pubblica sul sito una vera e propria difesa in venti domande. O meglio, venti risposte alle più ricorrenti accuse dei risparmiatori verso l’operato di via Nazionale nella crisi delle quattro banche salvate con decreto del governo (Banca Marche, Etruria, Carife e Carichieti).

Si parte dalla messa in amministrazione controllata dei quattro istituti, provvedimento che non poteva essere preso prima di aver rilevato «gravi perdite patrimoniali e/o irregolarità» come stabilito dai «poteri previsti dall’ordinamento». Il commissariamento, si ricorda, non può essere posto d’imperio e le sanzioni devono seguire un lungo iter procedurale così come la Banca d’Italia non può fino al 2017 vietare la vendita delle subordinate.

Nell’elencare  le norme che stabiliscono paletti e limiti alla vigilanza, si pone l’accendo sui diversi ruoli di Bankitalia e della Consob: «Via Nazionale non ha il potere di vietare la vendita degli strumenti interessati dai provvedimenti di risoluzione», che spetta all’Autorità di vigilanza dei mercati.  Può eventualmente svolgere accertamenti ispettivi sui profili di tutela dell’investitore ma sempre «su specifica richiesta della Consob». Quanto alla poca trasparenza, alla domanda ‘perché Bankitalia non pubblica le proprie valutazioni sullo stato di salute delle banche?’. La risposta arriva in punta di diritto: non possono essere divulgate per vincoli imposti dal segreto d’ufficio, sono state rese note le informazioni divulgabili (ad esempio, le sanzioni applicate) e, nei casi in cui sono emerse malversazioni, è stata informata l’autorità giudiziaria. 

Infine, i quattro dossier. La Banca d’Italia pubblica la cronistoria dell’azione sui quattro istituti nel mirino.

Bankitalia, operazione verità: i dossier sulle 4 banche salvate