Giovedì 9 Maggio 2024
MICHELE ZACCARDI
Economia

Banche Usa, utili record ma Morgan Stanley taglia l’outlook. Sistema a rischio crollo?

I 6 big del credito Usa chiudono il trimestre con 36 miliardi di dollari di profitti ma sul futuro incombono i timori per economia e tassi di interesse

Nonostante i 36 miliardi di dollari di utili intascati dalle sei principali banche americane nel primo trimestre del 2023, la situazione del settore presenta una serie di incognite.

USA BANKS SVB FIRST CITIZENS
USA BANKS SVB FIRST CITIZENS

Il fallimento di tre istituti regionali di piccole dimensioni a marzo, a partire da Silicon Valley Bank, ha scosso un mercato che già faticava a digerire i rialzi dei tassi varati dalla Fed, la banca centrale Usa.

Così, sul resto dell’anno pesano una lunga lista di sfide, non ultima una recessione che, secondo gli analisti, è sempre più probabile. Ma se “l’atterraggio morbido” della stretta monetaria appare ormai una chimera, a spaventare è il potenziale effetto contagio nel sistema bancario, non ancora scongiurato nonostante i tempestivi interventi della Fed e del Tesoro.

La vasta rete delle banche regionali americane, che conta oltre 5mila istituti sottoposti a controlli più blandi rispetto ai gruppi di maggiori dimensioni, sta già facendo temere per una crisi sistemica. Anche perché si tratta di istituti che fanno credito soprattutto al mercato immobiliare e le cui erogazioni non sono facilmente sostituibili dalle banche più grandi. Senza contare che sono banche piccole solo sulla carta, dal momento che la soglia di attivi per non venire sottoposti alla stringente vigilanza federale è fissata a 250 miliardi di dollari.

Su questo fronte, le autorità Usa sono già intervenute, inasprendo le regole e imponendo agli istituti di accantonare maggiori risorse per far fronte a un deterioramento dello scenario economico. Un inasprimento, però, che rischia di peggiorare la situazione e di trasformarsi in una vera e propria stretta creditizia. Dovendo rafforzare il patrimonio a fini di vigilanza, questi istituti potrebbero infatti reagire riducendo i prestiti concessi a famiglie e imprese.

L’epicentro di un possibile terremoto, o forse solo di uno smottamento, del sistema bancario americano è insomma nelle banche regionali. Le cui prospettive, non a caso, sono in progressivo peggioramento, al punto che Morgan Stanley ha tagliato l’outlook del comparto per i prossimi due anni.

I conti diffusi finora testimoniano la battaglia che questi istituti stanno combattendo per difendere i depositi dalla crisi di fiducia che le ha colpite. Nel mirino sono finiti, tra gli altri, nomi meno noti ai più ma influenti, da Zions a Truist, da Key Corp a Citizens Financial e First Horizon. Questo mentre i rialzi decisi dalla Fed hanno reso sempre meno conveniente tenere i soldi nei conti correnti.

Non a caso dall’inizio dell’anno, a livello aggregato i depositi sono diminuiti di 600 miliardi di dollari. I deflussi, ovviamente, hanno riguardato soprattutto le piccole banche mentre ne hanno beneficiato (in minima parte) i big del credito e, in particolare, i fondi del mercato monetario, che pagano interessi molto più elevati. Ma a sottolineare le fragilità del settore sono stati gli stessi amministratori delegati dei colossi del mondo della finanza, emersi dalle trimestrali con bilanci ingrassati dall’aumento dei tassi.

Jamie Dimon ha rivendicato che Jp Morgan, di cui è a capo, resta un “pilastro” del sistema bancario. Tuttavia, ha ammesso anche che gli strascichi delle turbolenze di marzo non sono ancora finiti: “Eventualmente avremo una recessione”. Mentre Jane Fraser di Citigroup ha parlato di tumulti “non pervasivi”, mettendo però in guardia rispetto ai giri di vite annunciati sulle normative che “aggravino strette creditizie”.

Dal canto suo, Brian Moynihan di Bank of America ha smorzato i timori per una crisi dell’ampiezza di quella del 2008, ammettendo però che alcuni istituti potrebbero finire di nuovo sotto pressione. Sulla stessa lunghezza d’onda anche numerosi analisti, concordi nel ritenere che le tensioni deflagrate a marzo non siano ancora evidenti nelle trimestrali in uscita in queste settimane.

Al momento le previsioni della società specializzata FactSet, riportate dal Sole 24 Ore, dipingono un quadro abbastanza sereno. Dalla più recente stima sul settore emerge che il trimestre appena concluso possa portare al mondo della finanza una dote di utili in crescita del 5,4%. Un risultato che, se confermato, sarebbe il doppio di quanto ci si aspettava a fine marzo. Questo grazie anche alle sorprese positive di colossi come JP Morgan e Citigroup. Nel secondo trimestre, gli utili dovrebbero crescere dell’8,1% mentre i ricavi del 9,1%. Mentre nel corso dell’anno il comparto dovrebbe battere persino l’S&P 500, l’indice che raccoglie le cinquecento società a maggiore capitalizzazione, che dovrebbe mettere a segno un aumento dei profitti del 9%: la finanza, invece, si attesterebbe a +9,5%, con ricavi a +8%. Anche se la marcia dei profitti frena rispetto a precedenti stime dell’11,4% e l’orientamento offerto delle aziende del comparto per i prossimi due anni appare negativa al 58%. 

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