Mercoledì 24 Aprile 2024

Addio a Turani, grande firma dell’economia

Si è spento a 79 anni. Raccontò anche per i nostri giornali le contraddizioni del miracolo italiano

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di Achille Perego

Due anni fa aveva ricevuto la medaglia alla carriera per i 50 anni di professione. "Un giornalista sbagliato, per caso", come amava definirsi e che Giuseppe – Peppino – Turani ha praticato fino all’ultimo come direttore di Uomini & Business. Fino alla scorsa notte quando, hanno dato notizia con dolore i familiari, è stato vittima di una complicanza post operatoria mentre era ricoverato all’ospedale di Stradella. Non molto lontano da Voghera dove era nato 79 anni fa. E se non rientra tra i padri – come un altro vogherese, Alberto Arbasino – della celebre figura della "casalinga di Voghera", si può dire che sia stato pioniere del giornalismo economico scritto perché non fosse letto solo dalla "Razza padrona". Il titolo del libro di successo, scritto nel 1974 con l’amico Eugenio Scalfari, che gli valse il Premiolino. La carriera del bocconiano Turani comincia nelle sede milanese de L’Espresso dove si occupa dell’archivio. Siamo nel 1970, e il direttore di allora, Gianni Corbi lo assume. Così Peppino inizia a occuparsi delle vicende della provincia con lo stesso stile con il quale racconterà i protagonisti del capitalismo italiano. Da quando (1976) Scalfari lo chiama alla neonata Repubblica dove, da mezza pagina di numeri, l’economia diventa cronaca anche per la "casalinga di Voghera". Con i suoi protagonisti Turani vive rapporti a volte difficili a volte di stima come quella, ai tempi dell’Iri, con Romano Prodi o con Giovanni e Umberto Agnelli, che, si dice, per una sua intervista fu costretto a lasciare la vicepresidenza della Fiat. In cinquant’anni ha lavorato (e a volte diretto) per numerose testate, Repubblica e Affari & Finanza, la Rai, Corsera, Capital, L’Europeo, Il Mondo e negli ultimi anni è stato editorialista anche per QN-Quotidiano Nazionale.

La sua capacità di rendere semplice l’economia – senza lesinare critiche – si è tradotta anche in una trentina di libri, con best seller come Montedison il grande saccheggio, I Signori della Borsa, L’Avvocato e Raul Gardini. Una vicenda per cui nel 1994 viene coinvolto in "Penne Pulite", con l’accusa di essere stato pagato dai Ferruzzi. Un’inchiesta da cui esce a testa alta con l’archiviazione l’anno seguente perché l’accusa era infondata e basata su dichiarazioni "del tutto generiche e prive di ogni riscontro".

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