di Alessandro Farruggia
Kiev avrà i carri armati per frenare l’aggressione russa. Con il placet tedesco o meno, almeno Polonia e Finlandia forniranno i Leopard 2 all’Ucraina. E con ogni probabilità lo faranno anche Olanda, Danimarca e infine la stessa Germania. La vera incertezza è sulla grandezza della fornitura: a oggi siamo appena a 16 Leopard 2 da Polonia (14) e Finlandia (2), numero che salirà ragionevolmente di altre 14 unità polacche e altre 4 finlandesi. Ma siamo ben lontani da quel che servirebbe. Per dirla con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky "ne servono centinaia, non venti". Ma nella Nato e nell’Ue sono convinti che nei prossimi due mesi si supererà di parecchio quota 70 e forse ci si avvicinerà al centinaio. L’annuncio della fine del blocco tedesco potrebbe essere vicina, almeno secondo quanto dice l’amministrazione Biden. "C’è la possibilità che la Germania faccia presto, ore o giorni, un annuncio riguardante la fornitura di carri armati all’Ucraina" ha detto ieri sera il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price.
Di questo è perfettamente consapevole Mosca che non a caso fa fuoco e fiamme. "Il mondo si avvicina al rischio della Terza Guerra mondiale di fronte ai preparativi di aggressione alla Russia" spara ad alzo zero un superfalco come l’ex presidente e premier Dmitry Medvedev, oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo. "Quella che sta si sta combattendo in Ucraina – ha dichiarato da parte sua il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov – non è più una guerra ibrida, ma è diventata quasi reale". La Russia tuona ("Schiacceremo le armi inviate dall’occidente" promette il viceministro degli Esteri russo Sergy Ryabkov), ma sa che macchina degli aiuti militari occidentali non si fermerà. Ieri la Russia ha espulso l’ambasciatore dell’Estonia e l’Estonia ha fatto lo stesso. Anche la Lettonia, per solidarietà con Tallin, declasserà le relazioni diplomatiche, ritirando l’ambasciatore.
"L’Ucraina deve vincere questa guerra e noi la sosterremo nel miglior modo possibile" ribadisce infatti l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell. "Faremo di tutto perché l’Ucraina possa difendersi dall’invasione russa, compreso l’impegno assunto con l’Ucraina e con gli altri di inviare quelle armi necessarie, previo passaggio parlamentare" dice il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenuto al Consiglio Affari Esteri che si è riunito a Bruxelles.
Nel Consiglio la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, si è trovata sul banco degli imputati, accusata perché il suo paese sta bloccando la consegna diretta e indiretta dei carri armati Leopard all’Ucraina, pur se Berlino sta mantenendo le altre promesse, ad esempio quella di dislocare tre batterie di missili Patriot in Polonia: due sono partite ieri. Baerbock, secondo quanto ha riportato l’Alto rappresentante Josep Borrell a fine giornata, ha ribadito le aperture fatte domenica sera e ha assicurato che "la Germania non blocca l’esportazione dei suoi Leopard 2 da parte di altri Stati che ne sono in possesso". Qualche ora prima Finlandia e Polonia si erano dette pronte a fornire Kiev dei carri armati appena sarebbe arrivato il via libera da Berlino. E nel caso di Varsavia anche senza.
"Chiederemo l’autorizzazione alla Germania – ha detto il premier polacco Mateusz Morawiecky – ma questo è di secondaria importanza. Manderemo i Leopard e vogliamo anche costruire una piccola coalizione di paesi che fornirà questi mezzi corazzati", anche per rendere più facile addestramento e gestione dei pezzi di ricambio. E dall’Europa non ci sono solo i Leopard. "Oggi – ha annunciato l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell abbiamo raggiunto un accordo politico sulla settima tranche di supporto militare con altri 500 milioni e un’ulteriore misura di assistenza del valore di 45 milioni per la formazione delle forze ucraine da parte della nostra missione militare. Questo porta il totale del supporto militare a 3,6 miliardi e la soma del totale dell’aiuto finanziario e umanitario a 49 miliardi di euro".
In Italia viaggia verso un rapido ok da parte del Parlamento il decreto legge varato dal governo Meloni che contiene la proroga di un anno dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari a Kiev, fino al 31 dicembre 2023. In Italia, sottolinea Tajani, "c’è un dibattito parlamentare, l’Italia è una democrazia, ci può essere qualcuno che può avere un’opinione diversa da quella della maggioranza. Ma in Parlamento si è votato" e gli aiuti militari a Kiev continueranno.