Venerdì 26 Luglio 2024
Alessandro Belardetti
Cronaca

Unabomber, c’è il Dna. L’ex bambina che raccolse un evidenziatore esplosivo: “Sento la verità vicina”

Tracce genetiche su vecchi reperti, il confronto con i profili degli indagati. Francesca Girardi perse mano e occhio a 9 anni. Nel 2022 fece riaprire l’inchiesta

Francesca Girardi, oggi 30enne, perse una mano quando aveva 9 anni

Francesca Girardi, oggi 30enne, perse una mano quando aveva 9 anni

Roma, 21 maffio 2024 – Sono passati 21 anni da quel 25 aprile 2003, quando Francesca Girardi raccolse un evidenziatore esplosivo sul greto del Piave in provincia di Treviso: a 9 anni perse la mano destra e la funzionalità dell’occhio destro. È stata lei, assieme a Greta Momesso – che a 6 anni il 13 marzo 2005 perse parte della mano sinistra per lo scoppio di un cero elettrico acceso nel duomo di Motta di Livenza, nel Trevigiano –, ad aver chiesto nel 2022 la riapertura delle indagini su Unabomber. E ora c’è il dna del terrorista che tra il 1994 e il 2007 seminò il terrore nel Nordest, con una serie di attentati a Pordenone, Udine, Venezia e Treviso. Vecchi reperti (formazioni pilifere in una bomboletta di stelle filanti, un uovo, un tubo filettato, nastri isolanti sequestrati da confezioni di pomodoro e maionese, una bottiglia di Coca-Cola, una scatoletta di sgombro…) sono stati riesaminati e le nuovissime tecniche investigative hanno permesso di estrarre tracce genetiche di Unabomber. Ora i periti stanno comparando queste tracce con il dna degli 11 indagati (tra i quali Elvo Zornitta, archiviato e risarcito dallo Stato) e di altre 20 persone che hanno fornito il proprio materiale genetico. A ottobre l’udienza-chiave a Trieste.

Francesca, che effetto le fa questo sviluppo?

“Sono emozionata, è una svolta importante. Ora aumenta la speranza di sapere chi è Unabomber. C’è grande soddisfazione, non mi aspettavo tutto ciò”.

Ha sentito Greta?

“Sì, ma non vogliamo illuderci”.

Cosa si aspetta dall’udienza tra sei mesi?

“Non devo avere aspettative, non posso permettermi di farmi del male nel caso tutto non andasse a buon fine. Mi fermo al fatto che c’è una svolta”.

Dopo tutti questi anni crede si possa giungere alla verità?

“Sì e ho quasi paura a dirlo”.

Nel caso di Yara il dna ha portato all’ergastolo del killer.

“Vero, però non era passato così tanto tempo dal delitto. Qui la difesa si batterà per dimostrare la degradazione dei reperti”.

Quando Unabomber sarà sul banco degli imputati, cosa gli dirà?

“Non lo rivelo. Ho mille pensieri e domande, ma sono così intime che non posso condividerli”.

Crede siano attendibili questi nuovi indizi?

“Penso di sì, gli strumenti usati per analizzarli non sono quelli di 20 anni fa, ma iper tecnologici. Poi la procura si serve di professionisti di alto livello. Mi fido ciecamente degli esperti inquirenti che stanno lavorando. Se verrà fuori questa compatibilità nei test, si arriverà a una condanna”.

Il pm che ha riaperto il caso andrà in pensione questo mese.

“Qualcun altro porterà avanti il fascicolo, la responsabilità è tanta. Spero che il procuratore De Nicolo vada in pensione potendo dire ’il caso è stato risolto sotto il mio mandato’”.

È mai tornata nel punto dove raccolse l’evidenziatore?

“Sì, spesso. Lo faccio con piacere: da sopravvissuta, da adulta, da ragazza che ha superato una battaglia impossibile. Ci torno con le mie gambe, questo è il regalo più bello”.