Martedì 16 Aprile 2024

Un aiuto sui mutui Dal variabile al fisso Ecco chi può cambiare (E a chi conviene)

Giovedì fiducia sulla manovra. Inserita una norma sulla rinegoziazione . Impone alle banche di accettare il passaggio al tasso bloccato. Ma non per tutti è un affare. Come si valuta? I consigli dell’esperto

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Una manifestazione contro la manovra

di Antonio Troise

Variabile o fisso? Per gli italiani alle prese con un mutuo o con un prestito, il dilemma fino a qualche mese fa non esisteva, dal momento che la differenza fra i due tassi era minima e gran parte dei contratti prevedevano finanziamenti a tasso fisso o con cap (un tetto agli aumenti dei tassi). Ma ora, con l’inflazione galoppante, il discorso è completamente diverso. Tanto che nella manovra, che sarà all’esame dell’aula della Camera da domani alle 13 con la fiducia che probabilmente sarà votata giovedì, è spuntata una sorta di clausola salva-rate.

COSA PREVEDE

LA MANOVRA

In sostanza, il governo, non ha fatto altro che riesumare una legge del 2012 che impone agli istituti di credito di trasformare il tasso variabile, soggetto alla rapida crescita dei tassi decisa dalla Bce in questi mesi per frenare l’inflazione a due cifre, in fisso. Una rinegoziazione forzata che si aggiunge alla possibilità, prevista dalla legge Bersani del 2007, di surrogare (ovvero trasferire) gratuitamente il proprio mutuo a un’altra banca. Va detto poi che è stato rifinanziato per il 2023 il fondo Gasparrini che permette, a chi si trova in difficoltà o ha perso il lavoro, di sospendere le rate del mutuo.

CHI GUADAGNA E CHI PERDE

L’impatto spiega Carlo Piarulli, responsabile credito di Adiconsum, non sarà particolarmente importante per le famiglie. "Prima di cambiare tasso, bisogna fare attenzione. Perché attualmente il tasso fisso è di circa un punto e mezzo superiore a quello variabile". Insomma, più che un alleggerimento delle rate, il passaggio dal variabile al fisso è una sorta di assicurazione contro il rischio di una impennata dei tassi di interesse. "Paradossalmente – insiste Fabio Picciolini, esperto di consumi – già oggi il tasso Eurirs che è il parametro di riferimento dei tassi fissi è più alto dell’Euribor, utilizzato per quelli variabili. I vantaggi maggiori potrebbero essere soprattutto per le piccole e medie imprese, con prestiti a breve scadenza".

CHI PUÒ CAMBIARE

Potrà passare al tasso fisso chiunque abbia sottoscritto un mutuo con tasso variabile da utilizzare per l’acquisto o per la ristrutturazione di una casa prima dell’entrata in vigore della finanziaria (il primo gennaio 2023. A patto, però, di avere un reddito Isee non superiore a 35 mila euro, di essere in regola con i pagamenti e di avere un prestito non superiore ai 200mila euro. Il sottoscrittore del mutuo deve, ovviamente, rinegoziare con la banca il suo contratto. L’operazione avverrà senza spese di commissione. Contestualmente si potrà chiedere anche più tempo per pagare il mutuo con un contestuale alleggerimento della rata e un allungamento massimo di 5 anni a patto che la durata residua, al momento della rinegoziazione, non superi i 25 anni.

QUANTI SONO

GLI INTERESSATI

Gli ultimi dati dell’Abi indicano un tasso medio sui nuovi mutui al 3,02% (il livello di agosto 2014) che sale se si considera il Taeg, ovvero le spese accessorie. Per chi ha sottoscritto un mutuo variabile e non lo ha rinegoziato con un’altra banca la rata è così salita velocemente anche se, come sottolineato da molti operatori, ha beneficiato appunto negli scorsi anni, di tassi a livelli molto bassi. Negli anni scorsi di politica ultra accomodante della Bce peraltro, molti hanno surrogato il proprio mutuo variabile passando al fisso che viaggiava all’1%. Condizioni che hanno spinto, negli ultimi 5 anni, l’80% dei nuovi mutuatari a scegliere il fisso. Un panorama quindi molto diverso da quello in cui era nata la norma del 2011 quando il 90% dei mutui era a tasso variabile.