di Simona Ballatore
e Nicola Palma
"Vergogna, vergogna". Ore 9.40 di ieri, la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti entra al Molinari di Milano per partecipare alla commemorazione per Sergio Ramelli, che frequentava proprio l’istituto tecnico in zona Crescenzago prima di essere aggredito a colpi di chiave inglese da esponenti di Avanguardia operaia la sera del 13 marzo 1975. In strada ci sono una trentina di manifestanti: collettivi che fanno riferimento alla rete "Milano antifascista antirazzista meticcia e solidale" e una delegazione dei sindacati di base Adl Cobas e Usb. "Fascisti carogne, tornate nelle fogne", "Vergogna, era un picchiatore fascista", gli slogan urlati ai cancelli, con poliziotti e carabinieri a blindare gli accessi. Così, a 48 anni esatti da quell’agguato che gli costò la vita dopo 47 giorni di agonia al Policlinico, il nome del militante del Fronte della Gioventù torna ancora una volta al centro della polemica politica. La cerimonia in biblioteca, dove c’è una targa in ricordo di Ramelli, dura una manciata di minuti: ci sono anche il preside Davide Bonetti, una rappresentanza parlamentare, il delegato della Città metropolitana, quattro rappresentanti degli studenti (che Frassinetti ringrazia per un comunicato in cui hanno ribadito il loro "no" a ogni forma di violenza) e uno dei genitori; non i docenti, che, pur dicendosi "fortemente contrari a ogni forma di violenza e di strumentalizzazione ideologica", hanno preso le distanze "da un’iniziativa imposta e non condivisa, divisiva, politicamente connotata e poco rispettosa della memoria storica".
Al Molinari c’è pure Bruno Tinelli, fratello di Fausto, militante di sinistra ucciso insieme a Lorenzo "Iaio" Iannucci il 18 marzo 1978: "So cosa si prova, ho rispetto per il dolore di questa famiglia – dice –. Non condivido le contestazioni, ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma sempre entro i limiti della decenza e dell’educazione. Mi scoccerebbe parecchio se succedesse il contrario, se qualcuno venisse davanti alla scuola di mio fratello nel giorno della commemorazione a gridare o protestare".
All’uscita, Frassinetti definisce "significativa" la sua presenza e annuncia che parteciperà anche al ricordo dei due diciottenni vittime di un raid rimasto senza colpevoli ("Ragazzi ammazzati mentre eravano disarmati, che amavano fare politica"): entro fine marzo, "andrò al liceo Brera e porterò dei fiori alla targa che ho fatto mettere quando ero assessore". Tradotto: "Non c’è nessuna differenza nel ricordare vittime innocenti", anche se "non c’è mai una protesta quando viene commemorato un ragazzo di sinistra ucciso".
Per il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, contestazioni come quella di ieri mattina "mirano a ricreare un clima da anni ‘70 che vogliamo fermamente non torni mai più". Il presidente del Senato Ignazio La Russa, che nel discorso di insediamento a Palazzo Madama si era "inchinato davanti alla memoria" di Sergio, Fausto e Iaio, ha aggiunto: "Bene ha fatto Frassinetti ad accomunare il ricordo di Ramelli a quello di Tinelli". "Ricordare un ragazzo vittima della violenza politica degli anni di piombo è un dovere – chiosa Raffaella Paita, senatrice del gruppo Azione-Italia Viva –. L’antifascismo è un valore condiviso che nulla ha a che fare con gli slogan di odio lanciati dai collettivi".