Niente carcere dopo il patteggiamento a una pena di 4 anni e 4 mesi (quando il massimo per il reato di omicidio stradale è 18 anni). Niente risarcimento danni e pena diminuita di un terzo. Ecco la sentenza per la morte a Casal Palocco del piccolo Manuel, 5 anni, travolto lo scorso 14 giugno con il Suv Lamborghini – noleggiato dal collettivo ‘Theborderline’ per una challenge social – dallo youtuber Matteo Di Pietro, 20 anni. Il piccolo viaggiava con la mamma e la sorellina, rimaste ferite nello scontro. Dopo il parere favorevole della procura al patteggiamento, ieri il gip ha dato l’ok definitivo chiudendo di fatto la partita processuale. Riconosciute all’imputato le attenuanti generiche, ma patente revocata.
"Eravamo preparati, non è stata una sorpresa. Abbiamo una condanna che rispettiamo, ma che non potrà restituire la vita di un bimbo di 5 anni. È faticoso accettare che Di Pietro non vada in cella. C’è ancora un’ipotesi di favoreggiamento, il pm valuta: sono sparite le telecamere che erano in auto", afferma Matteo Melandri, legale della madre del bimbo ucciso. Di Pietro ha fatto dichiarazioni spontanee al gip e ha "espresso le sue scuse, il suo dolore. Ha riconosciuto nuovamente la sua responsabilità, come aveva già fatto nell’interrogatorio e ha espresso anche il desiderio di impegnarsi in futuro in progetti che riguardano la sicurezza stradale. Quindi un suo impegno sociale che lui stesso ha definito come ’obiettivo sociale’", ha riferito il difensore dello youtuber, l’avvocato Antonella Benveduti.
Ma le polemiche sono subito esplose, sfociando in un dibattito politico sullo stato della giustizia. "Quattro anni per aver ucciso un bimbo di 5 anni? Una riforma della giustizia è quanto mai necessaria", scrive il vice premier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, commentando la vicenda giudiziaria su X. Anche il presidente dell’Associazione vittime incidenti stradali onlus (Avisl), Domenico Musicco, non ci sta: "La pena comminata è troppo bassa. C’erano tutte le aggravanti e la velocità era 4 volte superiore al consentito in una zona 30. Così non si fa giustizia per la famiglia del bambino ucciso. Di Pietro potrà usufruire delle misure alternative al carcere e la concessione del patteggiamento si risolve di fatto in una pena irrisoria. Non è una bella pagina per le vittime della strada".
Le accuse nei confronti di Di Pietro erano di omicidio stradale aggravato e lesioni: "La sua colpa è consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle norme sulla circolazione stradale avendo tenuto una velocità eccessiva (di circa 120 km/h) in rapporto al limite imposto (50 km/h)". Lo scorso 22 giugno il gip aveva disposto i domiciliari sottolineando come Di Pietro avesse noleggiato il Suv con "l’unico ed evidente fine di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere a una velocità superiore ai limiti indicati. Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all’interno della Lamborghini avevano più volte invitato a ridurre la velocità che percepivano eccessiva rispetto al limite dei 50 km/h".
Di Pietro, che ha trascorso quasi 8 mesi agli arresti domiciliari, non verrà rinchiuso in carcere, visto che il residuo di pena da scontare è inferiore ai quattro anni. Quando la sentenza sarà passata in giudicato, lo youtuber potrà fare richiesta di misura alternativa, chiedendo l’accesso ai servizi sociali. L’Asaps (Associazione amici polizia stradale) e Alg (Associazione Lorenzo Guarnieri) sbottano: "Una condanna così lieve è semplicemente inadeguata e forse assurda. È l’ennesimo colpo, anche questo mortale, alla legge sull’omicidio stradale".