In Turchia torna l’incubo. Un sisma di magnitudo 6,4 è stato registrato nella provincia di Hatay, nel sud del Paese, già colpito dalla scossa devastante dello scorso 6 febbraio che ha provocato oltre 41mila morti. Lo ha riferito l’agenzia per la gestione dei disastri e delle emergenze (Afad). Il nuovo terremoto ha scatenato il panico nella zona dell’epicentro, la cittadina di Defne, nella provincia di Hatay. Si sono sollevate nuvole di polvere nella città, si registrano crolli e ci sarebbero diversi feriti che chiedono aiuto. "Per il momento, almeno altri 3 morti e 213 feriti. Molte persone sono sotto le macerie, la situazione è in continua evoluzione e il bilancio è destinato a salire", ha detto il ministro dell’Interno, Suleyman Soylu.
La nuova scossa è avvenuta al confine tra Turchia e Siria, venendo avvertita chiaramente anche in Libano, a Cipro, in Iraq e in Israele. L’epicentro della seconda scossa di ieri – magnitudo 5,8 – è stata registrato dopo pochi minuti nel distretto di Samandag, località costiera sempre nei pressi del confine con la Siria. Secondo quanto scritto da utenti sui social, alcuni edifici sono crollati. Il governatore dell’Hatay, Fuat Oktay, ha riferito di aver ricevuto "segnalazioni sugli effetti delle scosse e che valutazioni sono in corso". Su Tiwtter Oktay ha esortato gli abitanti della provincia a "stare lontani" dagli edifici già danneggiati dal precedente terremoto. Ieri sera sono andate in scena evacuazioni dalle zone colpite.
Tra le centinaia di persone che attendono per ore ai valichi frontalieri, nel nord-ovest della Siria fuori dal controllo governativo e già devastata dal terremoto del 6 febbraio, i camion di aiuti umanitari provenienti dalla Turchia, ci sono donne e bambini mandati più volte da trafficanti locali a recuperare razioni di cibo, coperte, kit di emergenza da rivendere poi al mercato locale. Dall’altra parte della trincea politico-militare, nella zona governativa di Aleppo, anch’essa zona colpita dal sisma, capi delle milizie lealiste fanno fermare ai posti di blocco convogli di camion contenenti scatoloni di aiuti e fanno prelevare, come una sorta di dazio, un numero variabile di colli da rivendere, anche in questo caso, al mercato locale.
Ieri, intanto, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha avuto un incontro con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, all’aeroporto Esenboga di Ankara.