di Giampaolo Pioli
A Manhattan si avverte la tensione ma al momento sembra solo mediatica e non è successo ancora nulla. Secondo il personalissimo cartellino di Donald Trump chi ha violato la legge non è lui, ma il procuratore di New York Alvin Bragg, che ha aperto l’inchiesta perché, dice l’ex presidente: "Con la sua azione sta interferendo nelle elezioni presidenziali del 2024, e il reato dovrebbe essere di ‘Interferenza nelle elezioni presidenziali’ nelle quali sono candidato…".
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Nel frattempo, per tutta la giornata, davanti al palazzo di giustizia di New York i dimostranti trumpiani non si sono visti. All’ingresso dei ponti e dei tunnell che portano a Manhattan però decine di auto della polizia erano schierate a lisca di pesce come minacciosa deterrenza per bloccare i veicoli sospetti. Fbi, Cia e secret service nel frattempo monitoravano i siti dei militanti e i social per prevenire ogni tentativo di protesta alle quali sabato lo stesso Trump aveva invitato tutte le sue truppe a partecipare. Anche negli aeroporti del New Jersey la sicurezza è stata rinforzata.
Il giorno dell’arresto anticipato da Trump dovrebbe essere oggi, ma il procuratore Bragg fino a questo momento non ha preso alcuna decisione e il grand jury speciale si riunisce anche domani e venerdì: ci potrebbe volere tutta la settimana prima del voto finale sull’incriminazione. Entrato da una porta secondaria del palazzo di Giustizia, ieri mattina è stato ascoltato l’avvocato Robert Costello che, a nome di Trump, aveva il compito di demolire la credibilità del suo predecessore, Michael Cohen, considerato dall’accusa un teste chiave contro l’ex presidente per il pagamento illegittimo di 130mila dollari utilizzati per comprare il silenzio di una spogliarellista ma fatti passare come una deduzione fiscale, con conseguente falsificazione dei libri contabili di una delle sue società. Trump rischia di passare alla storia come il primo ex presidente rinviato a giudizio, al quale vengono prese le impronte digitali per un reato che potrebbe avere conseguenze penali non trascurabili, come l’interdizione dai pubblici uffici.
In difesa di Trump si sono mossi però pezzi da Novanta del partito repubblicano. Primo fra tutti il presidente della Camera Kevin McCarthy che ha addirittura minacciato un’inchiesta sul procuratore Bragg inviandogli una lettera con l’invito a comparire in Aula ma poi ha frenato sulle proteste di piazza. E ieri anche il governatore della Florida DeSantis, che corre anche lui per la presidenza, senza mai citare Trump ha definito "politicizzata" l’inchiesta newyorkese, sostenendo che il procuratore sia "finanziato da Soros". A DeSantis replica velenosamente lo stesso Trump: "Ron DeSanctimonious (“sanctimonious“ significa ipocrita, ndr) probabilmente scoprirà false accuse e false storie in futuro, man mano che diventerà più vecchio, più saggio e più conosciuto".
Quello di New York sarebbe solo il primo atto di accusa perché ci sono altre due inchieste aperte su Trump. Una in Georgia per aver tentato di aggiungere alle sue liste 11.780 voti, corrompendo al telefono il segretario dello Stato (telefonata registrata che tutta America ha sentito), e l’altra a Washington dove la magistratura sta valutando se sia stato effettivamente il mandante della rivolta che ha portato all’assalto del Congresso il 6 gennaio 2021.