Venerdì 8 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Cronaca

Trattativa in extremis Il governo ci prova ma fallisce Benzinai, sciopero confermato

Gli impianti Faib restano chiusi 24 ore, le altre sigle optano per la linea dura: 48 ore di stop "Il ministro ha fatto troppo poco e troppo tardi". Per tutta la giornata di ieri code ai distributori

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di Claudia Marin

Il tentativo della ventiquattresima ora del Ministro Adolfo Urso di evitare la serrata dei benzinai si chiude con una fumata nera. Il blocco delle stazioni è scattato ieri sera alle 19 (alle 22 sulle autostrade) e solo i vertici di una delle associazioni dei gestori, la Faib-Confesercenti, hanno ridotto a 24 ore la chiusura degli impianti, Le altre organizzazioni hanno confermato lo stop di 48 ore, fino a domani sera. Dunque, l’operazione di ricucitura in extremis tentata dal governo non è andata in porto e, non a caso, dall’opposizione sono partiti strali contro le ultime mosse dell’esecutivo, definite come "goffe e finte". Tanto più che uno dei risultati del fermo è stato quello di spingere gli automobilisti alla corsa all’ultimo pieno, con un rialzo dei prezzi di almeno 5 centesimi per benzina e diesel. L’affondo del ministro Urso è arrivato dopo interlocuzioni riservate e informali con le controparti: tant’è che la convocazione del tavolo è stata vista come la premessa per una tregua. Ma così non è andata a finire.

Il ministro ha spiegato in serata di auspicare "che siano ridotti i disagi per i cittadini" dopo il tavolo di confronto che si augura possa proseguire nel merito del decreto sulla Trasparenza dei prezzi. Nella riunione ha presentato nei dettagli i contenuti della proposta emendativa delineata dopo i precedenti incontri. A cominciare dalla significativa riduzione delle sanzioni, dalla razionalizzazione della cartellonistica sugli impianti, fino alla rapida convocazione di un tavolo di filiera per affrontare gli annosi problemi del settore, a partire dall’illegalità contrattuale e dal taglio dei costi per le transazioni elettroniche. Ma, ha sottolineato, che, però, rimane l’obbligo di esposizione del prezzo medio regionale, a beneficio di tutti gli attori. Una misura che è vista come il fumo negli occhi dai benzinai e che anche l’autore delle antiche lenzuolate per la liberalizzazione degli impianti, Pierluigi Bersani, rispedisce al mittente: "Ma come ti viene in mente di mettere un cartellone con il prezzo medio al benzinaio? Se c’è un modo di far alzare il prezzo è quello lì. Spesso ci sono ragioni oggettive se il costo è più alto e tra chi ha difficoltà a diminuire il prezzo e chi avrà facilità a farlo salire per avvicinarlo al prezzo medio. È evidente che il prezzo della benzina alla fine aumenterà".

Di sicuro il pacchetto di Urso è stato giudicato troppo poco e arrivato troppo tardi per revocare lo sciopero. E così, hanno avvisato i presidenti di Fegica e FigiscAnisa, il tentativo del ministro, "non riesce a incidere con la necessaria concretezza". sulle misure del decreto.

Una convocazione all’improvviso, a sole 4 ore dall’inizio della protesta, era stata pure messa in conto dalle tre sigle, che avevano invocato una soluzione anche all’ultimo minuto. Ma ad alcuni partecipanti alla riunione via web è sembrato un tentativo non preparato abbastanza per raggiungere l’obiettivo. Di avviso diverso la dirigenza della Faib, che già dopo l’ultima riunione al ministero aveva usato il termine "congelato" per lo sciopero anziché "confermato" come definito invece dalle altre due sigle. Una sfumatura che aveva fatto già trasparire la divergenza rispetto alla trattativa con il governo.

La Federazione autonoma italiana benzinai è stata la prima oggi a diffondere un comunicato per spiegare di aver "ritenuto positive le aperture presentate e già formalizzate con un emendamento al decreto legge" e ha deciso di ridurre a un solo giorno la mobilitazione. Di tutt’altro avviso i vertici di Fegica e FigiscAnisa che non mandano giù le accuse di essere speculatori e i controlli della Finanza che invece – hanno ripetuto più volte – dovrebbe controllare 7.000 impianti gestiti dalla criminalità e 13 miliardi di accise evase all’anno. Le promesse di ciò che verrà fatto al tavolo sul settore, infine, per ora restano parole, dicono i vertici delle due organizzazioni.