Testimone chiave dal pm Disse di non iniziare i lavori

La donna ascoltata in Procura: quella sera era al telefono con uno degli indagati

TORINO

Sicurezza dei lavoratori nel settore ferroviario. Quanti la rispettano? Era inevitabile che la strage di Brandizzo rimbalzasse in parlamento. Perché se davvero non aspettare i nullaosta è una prassi, e non la svista di una notte, il problema si fa ancora più serio. Oggi pomeriggio le commissioni riunite Trasporti e Lavoro della Camera mettono all’ordine del giorno proprio i rischi dei lavoratori sui binari chiamando in audizione l’amministratore delegato di Rfi Gianpiero Strisciuglio, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil e quelli di Usb, Orsa e Fast-Confsal. Tutto in diretta webtv. E come si fa a non dare peso alle tante testimonianze anonime, alle parole di Antonio Veneziano, ex operaio della Sigifer di Borgo Vercelli da cui dipendevano le cinque vittime di Brandizzo, ripetute anche davanti alle telecamere.

"In molte occasioni in cui ho lavorato lì, quando sapevamo che un treno era in ritardo, ci portavamo avanti con il lavoro. C’era una regolazione, cioè il restringimento del binario, da fare con un convoglio atteso fuori dall’orario corretto di passaggio. Iniziavamo a lavorare, svitavamo i chiavardini. Dopodiché, prima del passaggio dei convogli ci buttavano fuori dai binari. Eravamo in sei-sette per ogni gruppo ma in quei casi c’era chi guardava le spalle. L’altra notte non è andata così, erano tutti sulla massicciata". Una prassi sciagurata? Con un quadro chiaro di quanto accaduto mercoledì scorso (tre telefonate in cui si negava l’autorizzazione a cominciare, tre treni in transito), anche la procura di Ivrea è costretta ad allargare lo spettro delle indagini. Non si parla di tempi, non si parla ancora di funerali perché il riconoscimento delle vittime è complicato, non aiuta nemmeno l’estrazione del Dna. L’impatto di un treno lanciato ai 160 all’ora su un corpo umano è facilmente immaginabile. Ieri sono sfilati a Ivrea i primi testimoni fra i quali l’addetta alla sala controllo delle Ferrovie a Chivasso in servizio nel momento dell’incidente. Nelle sue tre telefonate con il collega di Rfi Antonio Massa che si trovava a Brandizzo (ora indagato), si sente la donna ripetere che i lavori sui binari non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un convoglio.

v. p.