Lunedì 29 Aprile 2024

Tensioni nel governo e caos bollette Draghi rientra in anticipo da Madrid

Il premier costretto a lasciare il vertice Nato. In agenda un decreto con ulteriori riduzioni per gas e luce . Urgente poi il chiarimento con Conte dopo che Mattarella lo informa del colloquio con il cinquestelle

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Non basta la smentita di Palazzo Chigi, arrivata all’ora di cena, quando ormai il caso è deflagrato. Conte è salito fino al Colle più alto, il Quirinale, e così che ecco che Draghi – subito informato della visita, non ‘di cortesia’, del leader dei 5Stelle, dal Quirinale stesso, decide di lasciare in anticipo il vertice Nato di Madrid per rientrare a Roma in serata e partecipare domani – questa è la versione ufficiale – al Cdm che si occuperà, tra l’altro, del caro bollette come chiesto da Salvini. Previsto un ulteriore taglio della parte fissa dei costi, da inserire nella rimodulazione del decreto che deve essere ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale. Le preoccupazioni del premier riguardano infatti non solo le tensioni di maggioranza con i pentastellati ma anche con la Lega che insiste su tagli ai costi di luce e gas. Si sa già cosa dirà Draghi ai rappresentanti e capi-delegazione: "La maggioranza e il governo ci sono fin quando ci siete tutti, altrimenti non ci sono più io".

Prima, però, c’era stata una telefonata formale, gelida, tesa, dai toni secchi tra Draghi e Conte. "Ho parlato con Conte, abbiamo cominciato a chiarirci, ci risentiamo domani (oggi, ndr) per vederci al più presto". Il governo "non rischia" assicura il premier. Sarà. Certo è che Draghi non smentisce, almeno non in modo ufficiale, di aver chiesto la testa di Conte fino a tarda sera, quando fonti di palazzo Chigi fanno sapere che "il presidente del Consiglio non ha mai detto o scritto a Grillo di volere rimuovere Conte".

Resta il gelo e l’imbarazzo palpabile nella telefonata tra i due. "Ho provato a cercarlo io, mi ha richiamato lui" dice Draghi, non uso a inseguire altri al telefono. "Trovo grave che un premier tecnico si intrometta nella vita di forze politiche che sostengono il suo governo. Sono sconcertato" tiene il punto il capo dei 5s, anche se conferma il sostegno al governo. Il premier telefona a Conte dal vertice Nato a Madrid e già anche solo questo è un bel problema, nei rapporti con i 5Stelle. L’Italia lavora al quarto decreto per l’invio di armi all’Ucraina, comprese le pesanti. Un altro fronte ‘caldo’ con i 5Stelle che di nuovi invii di armi non vogliono sentir parlare: l’M5s, per ritorsione, potrebbe chiedere un nuovo voto parlamentare e, questa volta, dire che ‘no’. I 5Stelle hanno digerito la scissione di Di Maio senza neppure un rimpasto. La misura è colma. Ora arriva in Aula il dl Aiuti, che contiene il via libera a un termovalorizzatore a Roma che il M5s non vuole. "Non faremo la crisi per un inceneritore", aveva detto, solo l’altro giorno, Beppe Grillo. Ma era l’altro giorno. Ieri c’è stato il ‘disvelamento’ della (presunta) richiesta di Draghi a Grillo per rimuovere Conte. Presto arriverà lo scontro sul superbonus e poi la manovra economica.

Come se non bastasse, ci si mette pure la Lega, con Salvini adirato per "la forzatura di Pd e 5 Stelle su cittadinanza facile agli immigrati e droga", ovvero ius scholae e la cannabis legale. Un’altra mina per l’esecutivo. Il governo, numericamente, regge se si sfilano i 5S, grazie ai numeri della scissione di Di Maio, ma non regge se l’offensiva è duplice, dei 5s e Lega insieme. E Draghi si dimetterebbe perché la sua maggioranza non esisterebbe più, anche solo in caso di ‘appoggio esterno’ del M5s, figurarsi se viene meno la Lega. Pd e FI vivono con grande preoccupazione la fase, ma provano a smussare.

Ettore Maria Colombo