Mercoledì 2 Ottobre 2024
GIOVANNI PANETTIERE, Inviato
Cronaca

Strage di Nuoro e Paderno, il segretario generale Cei: “Bisogna educare al rispetto dell’altro”

Monsignor Baturi: “Ci sia un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Cresciamo i giovani non solo con le regole, ma anche con esempi positivi”

Roma, 27 settembre 2024 – “Luoghi di protezione, relazione, amore, accompagnamento si trasformano sempre più in covi di solitudine, silenzio, rabbia e aggressività”, dietro un’apparente normalità, a volti della porta accanto, “esiste un veleno di violenza che si sta diffondendo in modo capillare e sta corrompendo tanti nostri rapporti”.

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Giuseppe Baturi segretario generale Cei

L’esplosione di violenza all’interno delle famiglie, come dimostrato dai recenti casi di cronaca nera di Paderno Dugnano, del Veronese e la strage di Nuoro, interpella anche i vertici della Conferenza episcopale italiana, in particolare monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei. Impegnato ad affrontare quella “urgenza educativa” nei confronti delle nuove generazioni, evocata anche dal cardinale Matteo Zuppi in apertura del Consiglio permanente, l’arcivescovo di Cagliari allarga l’orizzonte al deragliamento di valori e relazioni dentro le case.

Come si spiega tutto questo sangue sparso nelle famiglie?

“Manca e va restituito il gusto di una vita, troppo spesso questa viene percepita come senza senso e a volte mascherata da un’allegria artificiale o da un’agitazione senza costrutto. C’è bisogno di purificare l’amore da ogni istinto violento per spiegare che si è se stessi solo in relazione a un ‘tu’ e all’interno di un ‘noi’; per ricordare, senza stancarsi, che si è felici solo nell’incontro. E questo chiede un’assunzione di responsabilità da parte di tutti: istituzioni, società civile, comunità ecclesiale, mondo della scuola e della comunicazione”.

Per dirla con De André, anche se ci credevamo assolti, siamo tutti coinvolti?

“Proprio cosi. Come cristiani sentiamo forte il nostro impegno: la Chiesa può parlare dell’umano a partire dall’amore di Cristo. Non solo indica una strada, può generare relazioni nell’amore”.

La colpisce questa sorta d’interscambiabilità dei killer familiari, dal 17enne che uccide genitori e fratellino al padre che fa una strage a Nuoro?

“Fa impressione, perché significa che esiste un veleno di violenza capace di diffondersi in modo capillare. Deve interpellarci nel profondo: dobbiamo impegnarci tutti in un’educazione al rispetto dell’altro”.

Sembra che il disagio del singolo debba tradursi nell’annullamento di tutti i suoi affetti.

“Fondamentale è recuperare il valore della relazione, dell’amore vero, quello che non pretende, non trattiene, non possiede, ma serve l’altro nella sua libertà”.

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Fiori e biglietti nella classe di Francesco, 10 anni, anche lui vittima della strage di Nuoro

Valori da trasferire in primo luogo ai giovani?

“Assolutamente, in un contesto di urgenza educativa, trasmettere le regole non basta, serve anche altro, la condivisione di vissuti e principi positivi”.

C’è una fuga degli adulti dalla responsabilità educativa?

“L’emergere di tanta violenza fra i ragazzi deve interrogare anche gli adulti. Parafrasando il Concilio Vaticano II, il futuro dell’umanità appartiene a chi sa trasmettere ai giovani ragioni di vita e speranza. Probabilmente tanta violenza scoppia in un contesto di solitudine e individualismo in cui il rancore diventa subito aggressività e furore oppure innesca un malessere più muto che sfocia in tanti, troppi casi di autolesionismo”.

Un consiglio ai genitori?

“Ne avanzo due. La difficoltà dei ragazzi diventi occasione di riflessione per padri e madri al fine di trovare ragioni essenziali di vita degne di essere condivise. C’è la necessità di comunicare ai figli le esperienze vissute più significative, i traguardi raggiunti. E poi non dimentichiamo mai di cercare il dialogo e offrire ai giovani una compagnia”.