Domenica 5 Maggio 2024

Stavolta c’è un biglietto da pagare

Bruno

Vespa

Con la guerra in Ucraina, il cancelliere Scholz ha fatto in un batter d’occhi una rivoluzione copernicana, portando immediatamente al 2%. Anche noi eravamo fermi all’1,57 % e Draghi ha assicurato che ci metteremo in riga. Occorrono per questo una quindicina di miliardi. Una fascia dell’opinione pubblica, guidata da papa Francesco, è nettamente contraria (Conte ha detto che il M5s non voterà il provvedimento), mentre Salvini prova disagio all’invio di armi all’Ucraina. Qui bisogna intendersi. Una vecchia regola di politica internazionale prevede che puoi sederti al tavolo di un negoziato con qualche probabilità di spuntarla se hai le spalle coperte dalle armi. Se la Nato smettesse di armare l’Ucraina, l’occupazione militare russa avverrebb nel giro di qualche giorno. Vogliamo questo? Vogliamo stabilire il principio che un paese europeo, candidato a entrare nell’Unione, possa essere lasciato il balia di un aggressore con mire neoimperiali? Se passasse lo slogan pacifista “meglio schiavi che morti”, verrebbero recise in radice le regole di base della democrazia. Perché ci siamo rivoltati prima contro i francesi, poi contro gli austriaci, infine contro i nazisti che occupavano il nostro Paese? Si dirà: ma Putin non vuole invadere l’Italia. Certo, ma se gli regaliamo l’Ucraina domani si prenderà la Georgia e poi la Moldavia e tutti i paesi confinanti saranno intimiditi dall’indifferenza della Nato e più in generale dell’Occidente. Putin prevedeva di prendersi l’Ucraina in tre giorni contando su immobilità e divisioni di chi prima ha dimenticato la Crimea e poi ha consegnato l’Afghanistan ai talebani. La sua difficoltà nasce dal fatto che Nato e Unione europea hanno fatto un blocco inatteso,mentre il resto del mondo (Cina compresa) non approva il suo comportamento. Allora forse vale la pena di pagare un ticket perché l’uomo che tanto ci ha deluso capisca che deve fermarsi.