Venerdì 8 Novembre 2024
GABRIELE MORONI
Cronaca

Spunta un serial killer dopo 50 anni I misteri del delitto della Cattolica

Il cadavere di ’Munny’ Ferrero fu scoperto da uno studente il 26 luglio 1971 nei bagni. I nuovi scenari

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di Gabriele Moroni

Anni violenti, oscuri, i primi anni Settanta a Milano. Tempo di uccidere. Chi uccide si rintana nell’ombra, quella che lo tutela ancora, dopo mezzo secolo. Omicidi impuniti di donne. Nel 1970 l’uccisione dell’affittacamere Adele Margherita Dossena, madre dell’attrice Agostina Belli. L’anno dopo quelle della commessa Salvina Rota e di Simonetta Ferrero. Nel ‘75 l’assassinio della stilista Valentina Masneri e ancora la morte violenta di Tiziana Moscadelli. Tanto da evocare lo spettro di un serial killer.

"Sto lavorando – dice il criminologo Franco Posa – su questi casi e su altri degli anni Sessanta, otto in tutto. L’obiettivo è quello di individuare elementi comuni e un possibile comune autore. Tutti sono caratterizzati dall’impiego di un’arma bianca e dallo stesso modus operandi, improvviso ed efferato. Con la tecnica della geocalizzazione forense abbiamo accertato che gli omicidi sono avvenuti in un’area di 500 metri attorno alla stazione centrale. Abbiamo anche applicato l’’autopsia psicologica’, che si basa sulla ricerca di materiale biologico sulla scena del crimine a distanza di anni, ma anche sul recupero di ricordi e testimonianze. I risultati ottenuti finora sono già stati riferiti alla procura di Milano". Il 26 luglio del 1971 è un lunedì. Gli androni dell’Università Cattolica sono deserti. Mario Toso ascolta la messa mattutina nella cappella dell’ateneo. Ha 21 anni, è originario di Padova, studia teologia. Terminata la funzione, sale all’Istituto di scienze religiose. Passa davanti ai bagni femminili della scala G. Sente lo scroscio di un rubinetto. Il seminarista entra per chiuderlo. Il cadavere della ragazza è disteso sotto i lavabi, adagiato sul fianco destro, le braccia allargate, le gambe leggermente ripiegate. Indossa un abito di cotone azzurro, sollevato in parte. La biancheria intima è intatta. Sono le 8.45.

La morta è Simonetta Ferrero, 26 anni. Di buona famiglia borghese, Simonetta detta Munny, è nata il 2 aprile del ‘45 a Serravalle Sesia (Vercelli). Abita a Milano, in via Osoppo, con i genitori e due sorelle, Mariaelena e Elisabetta. Laureata in scienze politiche alla Cattolica, è impiegata alla Montedison. È volontaria nella Croce Rossa e fa parte delle dame di San Vincenzo. Era uscita di casa attorno alle 10.30 di sabato 24 luglio per due appuntamenti, con il tappezziere e con l’estetista. Del passaggio in università era a conoscenza solo un’amica che l’aveva incaricata di cercare alcuni testi destinati al fidanzato.

Simonetta è morta dopo avere lottato con il suo assassino, che l’ha massacrata con 33 coltellate. Quasi sicuramente il killer ha continuato a infierire anche dopo che la ragazza era morta. Gli interrogatori di oltre 300 persone sono pressanti quanto inutili. Una sensitiva spedisce un identikit del presunto assassino ad Antonino Orlando, che sostituisce alla guida della Mobile Enzo Caracciolo, in ferie. La notte dell’11 agosto lo squillo del telefono sveglia il commissario Orlando. La voce è quella di un agente delle volanti: "Dottore, abbiamo pescato a Lorenteggio uno studente della Cattolica. È agitatissimo. Dice che vuole parlare della faccenda Ferrero". In questura Orlando e il maresciallo Nino Giannattasio scrutano il giovane. "Io so tutto su Simonetta e sul delitto". "Allora, caro figliolo, cominci a parlare". Quello attacca: "La tetrakis rappresenta il numero dieci come il triangolo che ha il quattro per lato...". I poliziotti si scambiano un’occhiata sconsolata. Febbraio del 1994. Un anonimo che si firma T.B., scrive al questore di Milano, Achille Serra: "Una persona a me cara, che studiava alla Cattolica, fu insidiata nei suoi venti, ventidue anni, da un padre spirituale di tale università. Venuta a conoscenza della cosa, mi rivolsi a un’alta autorità religiosa. Il padre fu di colpo allontanato, senza possibilità di rintracciarlo". La storia non trova riscontri.