"Sono donna e amo esserlo" È una colpa?

Viviana

Ponchia

Abbiate pazienza, anche io amo essere una donna. E voglio correre il rischio di venire insultata dai neomoralisti del politicamente corretto che hanno fatto a pezzi Adele perché la pensa come me (con rispetto). Gli attivisti transgender non mi fanno paura. Nemmeno se mi danno della Terf, cioè della "femminista radicale trans-escludente", come hanno fatto con lei. Non escludo nessuno. In linea teorica non sono nemmeno femminista. "C’è un femminismo estremista che non amo – scriveva Marguerite Yourcenar –. Soprattutto per due suoi aspetti. Il primo: l’ostilità verso l’uomo. Il secondo: il fatto che sia considerato un progresso mettersi nella stessa condizione del manager, del finanziere, del politico senza vedere il lato assurdo e anche inutile di queste attività". Non avrebbe potuto dirlo meglio. Ma se fosse stata qui oggi avrebbe avuto anche lei la sua dose di guai.

Il nervo scoperto sulle questioni di genere è sempre più infiammato, comunque ti muovi sbagli. Se ripeto che amo essere donna e bacio la mano a Drusilla Foer ma mi piace da pazzi Gianluca Gori cosa mi succede? Adele, orgogliosa portatrice di una coppia di cromosomi XX, ha criticato la decisione dei Brit Awards di eliminare le categorie maschili e femminili per compiacere la moda del gender fluid. Qualche anno fa sarebbe stata osannata dai progressisti, oggi passa per gretta reazionaria transfobica come la scrittrice J.K. Rowling che ha osato affermare la stessa ovvietà: le donne sono donne. La loro (nostra) colpa? Credere che il sesso biologico non sia un dettaglio. Che sia un sollievo entrare nel bagno delle signore e trovarlo pulito. E un privilegio godere di certi diritti, anche quello di avanzare proposte oscene da preistoria della parità: "Portaci delle rose, nuove cose, e ti diremo ancora un altro sì". Quello che le donne non dicono, o non abbastanza, è di smetterla. A forza di accartocciarci su pronomi e cromosomi ci facciamo male tutti.