Forse 26 anni di vita trascorsi al 41 bis alla fine sono diventati troppi anche per lui. Oppure è stata una malattia a fiaccarne la sua resistenza, come è successo a Matteo Messina Denaro il quale, però, prima è riuscito a godersi trent’anni di latitanza. O magari, disobbedendo alle radici da clan patriarcale, ha voluto seguire l’esempio di due dei sette figli (cinque maschi e due femmine), Nicola e Walter, che si sono pentiti da anni. Ma la collaborazione con la giustizia di Francesco Schiavone, detto ’Sandokan’, capo indiscusso del clan camorristico dei Casalesi, potrebbe anche essere un messaggio a qualcuno: un modo per fermare chi vuole provare a riorganizzare il clan e mettere una pietra tombale sulle aspirazioni di possibili successori.
IL PROGRAMMA
DI PROTEZIONE
La notizia del pentimento di Schiavone, anticipata da ’Cronache di Caserta’, è stata confermata dalla Direzione nazionale antimafia e dalla Dda di Napoli. I verbali sono stati secretati. Mentre la polizia in questi giorni è andata a proporre ai suoi parenti, tra cui il figlio Ivanhoe (il nome è ispirato al cavaliere medievale del romanzo di Walter Scott), di entrare nel programma di protezione. Ma i familiari più stretti non avrebbero accettato. Restano in carcere gli altri figli Emanuele Libero (il fine pena è programmato per agosto) e Carmine. La moglie Giuseppina Nappa e le due figlie invece non abitano più a Casal di Principe, forse proprio a causa del pentimento dei due fratelli. Dopo il pentimento di Sandokan gli irriducibili dei Casalesi restano Francesco Bidognetti, ovvero ’Cicciotto e Mezzanotte’ (in galera dal 1993), e Michele Zagaria, catturato nel 2011 dopo 16 anni di latitanza. Tra i collaboratori, invece, c’è anche Antonio Jovine, ex braccio destro di Schiavone, in carcere dal 2010.
LA CARRIERA
CRIMINALE
Il soprannome di ’Sandokan’ lo deve alla vaga somiglianza con Kabir Bedi, protagonista dello sceneggiato televisivo del 1976. La carriera criminale, invece, Schiavone l’avvia come autista e guardiaspalle di Umberto Ammaturo. Nel 1981 viene "battezzato" assieme al cugino Carmine e si schiera con Antonio Bardellino, Mario Iovine e la fazione della Nuova Famiglia contro la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Quando un fratello di Iovine viene ucciso da Bardellino, Schiavone lo spinge a vendicarsi e dopo l’omicidio del capoclan entrambi arrivano al vertice della cosca. Schiavone viene arrestato per la prima volta nel 1989 mentre è latitante a Lione, ma il tribunale di Santa Maria Capua Vetere lo rimette in libertà per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva. Nei nove anni successivi si dedica a regolare i conti con i nemici interni e a reinvestire i proventi del traffico di droga all’estero.
L’ARRESTO E IL TRUCCO
DEL TUMORE
L’ultimo arresto risale all’11 luglio 1998: lo trovano in un bunker a Casal di Principe, assieme alla moglie, alle due figlie e a un cugino. "Non sparate, sto con le creature", disse ai poliziotti. Nel nascondiglio trovarono anche due quadri con rappresentato Napoleone, uno dei miti del boss. Al giudice, durante l’interrogatorio di garanzia, assicura di non essere un camorrista ma un perseguitato e che i pentiti raccontano bugie per avere soldi e protezione. Poi arriva la pioggia di ergastoli (sei da scontare nel solo processo Spartacus) e nel 2018 la Cassazione boccia la sua richiesta di revoca del carcere duro. Fino a quando non lascia il carcere di Parma per trasferirsi a L’Aquila, e Radio Carcere comincia a suonare il tam tam: ha un tumore, come Messina Denaro, va lì perché ci sono le cure migliori. In realtà gli esami smentiscono la patologia, ma la voce non viene soffocata proprio per tenere coperto l’inizio della collaborazione. Le sue prime dichiarazioni sono già al vaglio degli investigatori per le verifiche.
LA CAMORRA
E GLI APPALTI
Cosa potrà raccontare Sandokan, il boss che ha ispirato “Gomorra“? Roberto Saviano dice che in 26 anni il silenzio, nonostante il carcere duro, gli ha consentito di continuare a essere il re: "Ora di certo non è più il capo, ma può aver scelto di parlare per aggirare l’ergastolo ostativo. Ci aiuterà a trovare i soldi nascosti nei paradisi offshore? Svelerà i rapporti con l’imprenditoria e la politica?". L’ex procuratore antimafia e oggi deputato M5s Federico Cafiero De Raho spera che Schiavone sveli "la rete di relazioni che garantiva al clan di inserirsi negli appalti, soprattutto quelli che hanno riguardato la ricostruzione dopo il terremoto in Irpinia. E poi la terza corsia dell’autostrada, l’Alta Velocità, lo sversamento dei rifiuti nel territorio campano". Il cugino Carmine Schiavone si è pentito molto prima di ’Sandokan’ e rivelò il tragico business dei rifiuti pericolosi sotterrati per anni nelle campagne del Casertano, oggi conosciute come ’Terra dei fuochi’. ,