
Diogo Jota aveva 28 anni, qui con la maglia del Liverpool in cui militava
di Leo Turrini
ROMA
Quando il Destino spezza in modo crudele la vita di un Campione, fatalmente il lutto si estende oltre la cerchia dei familiari. E non di rado il dolore collettivo trasforma chi non c’è più in un Eroe rapito troppo presto rapito in cielo dagli dei dello sport. Accadrà anche a Diogo Jota, l’attaccante del Liverpool morto in un terribile incidente stradale in Spagna a soli ventotto anni.
SUPERGA E COPPI
Fu una catastrofe emotiva, per la generazione dell’Italia che si stava rimettendo in piedi dopo la catastrofe della Seconda Guerra Mondiale, lo schianto dell’aereo del Grande Torino contro la basilica di Superga in un giorno di maggio del 1949. In un attimo furono annientati i calciatori che, con le loro imprese, avevano restituito l’orgoglio ai connazionali. E lo stesso senso di sgomento inguaribile colpì gli italiani il 2 gennaio 1960, quando una malaria non diagnosticata stroncò il quarantenne Fausto Coppi, il Campionissimo del ciclismo.
BLACK MAMBA
Non era tanto più vecchio del Campionissimo il simbolo del basket planetario: il 26 gennaio 2020 il quarantunenne Kobe Bryant prese un elicottero sbagliato nel momento sbagliato. La disgrazia fermò il mondo per un lunghissimo istante: Black Mamba, come veniva chiamato il cestista, aveva incarnato la suggestione della Nba in ogni angolo del pianeta. Bryant era un idolo con radici vagamente italiane: era bambino quando il padre giocava a pallacanestro a Reggio Emilia. E parlava perfettamente la nostra lingua.
LA FARFALLA
Facendo un salto indietro nel tempo, il Bel Paese del Boom fu sconvolto da una notizia data dalla televisione in bianco e nero una notte d’autunno del 1967: Luigi Meroni, detto Gigi, attaccante del Torino e della Nazionale, era stato travolto da una macchina mentre attraversava la strada insieme al suo compagno di squadra Fabrizio Poletti. E per Gigi non ci fu niente da fare. Meroni era popolarissimo, soprattutto tra i giovani. Vestiva come uno dei Beatles, somigliava ai Rolling Stones, dicono detestasse il conformismo e i luoghi comuni. In campo poi era un artista, lo chiamavano la Farfalla e Gianni Agnelli voleva portarlo alla Juventus ma gli operai della Fiat di fede granata minacciarono lo sciopero a oltranza e l’affare saltò. A rendere ancora più assurda, se possibile, la tragedia di Meroni fu l’identità del l’automobilista che lo travolse: Attilio Romero era tifosissimo del Toro, adorava Gigi e del Toro diventò presidente, in un’altra vita.
SCIREA
Feroce fu la sorte anche con Gaetano Scirea. A lungo simbolo della Juventus, pilastro dell’Italia di Enzo Bearzot campione del mondo nel 1982, aveva smesso di giocare per fare da vice al suo caro amico Dino Zoff, diventato allenatore della Vecchia Signora. Il 3 settembre del 1989 uno schianto su una strada della Polonia coinvolse la Fiat 125 su cui viaggiava Scirea, che nei giorni precedenti era stato ospite del Gornik Zarbrze, la squadra dei minatori della Slesia, che sarebbe stata rivale della Juventus in Europa, dieci giorni dopo. Da quella trasferta di lavoro, il grande Gaetano non tornò più.