Domenica 5 Maggio 2024

Saman, la confessione del cugino: "Fatta a pezzi e gettata nel Po"

Il racconto al compagno di cella: la tenevamo ferma, lo zio l’ha strangolata con una corda, i resti sono nel fiume

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Strangolata con una corda, fatta a pezzi e gettata nel fiume Po. Sarebbe stata questa la terribile fine di Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa da Novellara, nella bassa reggiana, il 30 aprile 2021. A rivelarlo Ikram Ijaz, uno dei cugini della ragazza, a un compagno di cella nel carcere di Reggio Emilia dov’è detenuto. Il detenuto avrebbe poi riferito tutto alla polizia penitenziaria. Un’altra confessione choc contenuta nel fascicolo della procura depositato negli atti del processo per il presunto omicidio della giovane, al via il 10 febbraio, che si aggiunge alle parole del padre Shabbar. "L’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore", aveva detto al telefono col fratellastro, in una conversazione intercettata dai carabinieri.

A confermare l’ipotesi – da sempre sostenuta dagli inquirenti – di un "delitto d’onore", eseguito perché Saman non voleva vivere secondo i dettami tradizionali della famiglia, rifiutando un matrimonio combinato in patria con un cugino più grande di lei di 10 anni e fidanzandosi con Saqib, un ragazzo inviso alla famiglia col quale pubblicava sui social foto di baci appassionati che avrebbero scatenato l’ira dei parenti.

Il racconto di Ikram risale al 20 e al 29 ottobre 2021. Dice che l’omicidio è stato organizzato dai genitori, in particolare dal padre che non riusciva più a gestire la figlia. La sera del 30 aprile Shabbar avrebbe chiesto alla moglie di portare Saman a fare una camminata con Saman vicino casa. Lui le avrebbe seguite e una volta superate le serre dell’azienda agricola di Novellara, sarebbero state raggiunte dallo zio Danish Hasnain, dallo stesso Ikram e dall’altro cugino imputato Nomanhulaq Nomanhulaq. Questi due l’avrebbero tenuta ferma, bloccandole mani e piedi. La madre avrebbe iniziato a piangere e così il marito l’avrebbe allontanata. Danish a quel punto avrebbe strangolato Saman con una corda.

Qui poi spunta un altro uomo, mai menzionato prima d’ora. Un sesto personaggio, oltre ai già noti presunti responsabili, chiamato dal padre. Col volto coperto da un passamontagna si sarebbe occupato – insieme a Danish e Nomanhulaq – di far sparire il cadavere che non è mai stato trovato. Stando sempre alle parole di Ikram, lo avrebbero caricato sopra una bicicletta seguendo un piano orchestrato nei minimi dettagli. Scegliendo strade poco illuminate e non controllate da telecamere. Infine l’avrebbero fatta a pezzi e gettata nel fiume Po. Qui però c’è una discrasia nei racconti. Nel primo si parla di un punto del Grande Fiume, nella zona di Guastalla, mentre nel secondo genericamente di fiume, in un tratto dove la corrente era più forte. Inoltre Ijaz ha aggiunto un ulteriore particolare. Riferendo che le ormai ‘famose’ immagini delle telecamere di videosorveglianza esterna della casa di Novellara, che lo riprendevano – il 29 aprile, il giorno prima della presunta uccisione di Saman – assieme a Danish e Nomanhulaq con pale e secchio, sarebbero state un depistaggio per le seguenti indagini.

Ikram è stato arrestato il 31 maggio 2021 in Francia, il primo a essere catturato e poi estradato in Italia. Era scappato venti giorni prima insieme a Danish – preso nella periferia parigina a settembre dello stesso anno – e Nomanhulaq, acciuffato in Spagna lo scorso febbraio. Una fuga che avevano architettato con meticolosi particolari. Si sono dati appuntamento a Ventimiglia per poi oltrepassare il confine francese e salire sul cassone di un autotreno – dove si sono anche scattati un selfie (anche questo depositato negli atti del pm) – direzione Marsiglia e infine Parigi dove le loro strade si sono divise. Alla fine sono finiti tutti e tre in manette. All’appello, però, mancano ancora Shabbar e Nazia Shaheen, i genitori di Saman, latitanti in Pakistan.