Venerdì 26 Luglio 2024

Incidente alla Sabino Esplodenti di Casalbordino (Chieti): 3 morti. Chi sono le vittime

Anche nel dicembre del 2020 i morti nella stessa azienda furono tre. Il presidente della Regione: “Verificare l’adozione delle misure”

Esplosione fabbrica Casalbordino, titolare sgomento

Esplosione fabbrica Casalbordino, titolare sgomento

Casalbordino, 13 settembre 2023 - Tre morti nella nuova deflagrazione alla Esplodenti Sabino di Casalbordino (Chieti). Anche nel dicembre del 2020 i morti nella stessa azienda furono tre.

Le vittime sono Fernando Di Nella, 62 anni di Lanciano, Gianluca De Santis, 40 anni di Palata e Giulio Romano di Casalbordino, 56 anni. 

Che cos’è la Sabino Esplodenti

La fabbrica smaltisce e recupera polvere da sparo da bonifiche. L'ultimo incidente mortale in Abruzzo che ha riguardato fabbriche o depositi di materiale pirico risale allo scorso febbraio quando un uomo morì nell'esplosione di un deposito alle porte di Teramo.

I precedenti nell’azienda

L'azienda del vastese non è nuova a queste tragedie. Oltre alle 3 vittime del 2020, nella stessa fabbrica nel 1992 era morto il 48enne Bruno Molisani, ucciso dall'innesco di una spoletta; e nel 2009 due persone rimasero ferite gravemente in un'esplosione.

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Lo sgomento del titolare

Gianluca Salvatore, il titolare della Sabino Esplodenti, secondo il legale dell’azienda, Augusto La Morgia è sgomento e non riesce a spiegarsi l'accaduto, anche alla luce delle precauzioni severissime prese in fabbrica dopo la tragedia del 2020.

Domani udienza preliminare per l’incidente del 2020

Per una beffa del destino, proprio domani mattina è fissata l'udienza preliminare per l'incidente mortale del 2020. Ma che cosa è successo oggi? Ancora non è possibile saperlo. Chi lavora nell’ambiente ricorda che le regole di sicurezza sono ferree, basta pochissimo per innescare una scintilla. Ma nessuno ha ancora un’idea precisa di quel che può essere accaduto. Mentre riecheggia il monito del presidente Mattarella, non si può morire di lavoro.

Le parole del governatore Marsilio

Sull’incidente mortale è intervento anche il presidente della Regione, Marco Marsilio. Si è detto “vicino alle famiglie di tutte le persone coinvolte”, “in attesa di capire le cause che hanno provocato l’esplosione. A nome personale dell’intera giunta regionale porgo le condoglianze per le tre vittime. Lascia sgomenti il precedente di soli tre anni fa, di fronte al quale non possiamo esimerci dal riflettere e chiederci se non siano state adottate tutte le misure previste in un’attività classificata ad alto rischio come questa fabbrica. La risposta, ovviamente, non può che venire dalla magistratura e dall’inchiesta che dovrà appurare le cause, ma comprendo i sentimenti di rabbia, oltre che di dolore, dei lavoratori esposti in tre anni a due tragedie mortali di questa dimensione. Dobbiamo tenere sempre alto il livello di sicurezza sui luoghi di lavoro per evitare che continuino a verificarsi simili incidenti”.

Le domande della Stazione ornitologica abruzzese

“Perché l’impianto ha riaperto?” Lo chiede in una nota la Stazione ornitologica abruzzese (Soa) che nel 2020, dopo l’esplosione con tre morti, presentò tre esposti alla Procura di Vasto (Chieti). “Davanti a questa ennesima tragedia, dopo quella del dicembre 2020, dopo i tanti esposti e osservazioni da noi depositati e al di là di tutte le indagini che disporrà la magistratura e delle relative eventuali responsabilità che dovessero emergere, ci viene spontaneo intanto riproporre quelle domande che in questi anni avevamo - inutilmente - posto agli enti che dovrebbero valutare e controllare il corretto funzionamento degli impianti a rischio di incidente rilevante”.

“In primis, al Comitato Valutazione di Impatto Ambientale regionale - si rimarca - che con una decisione a nostro avviso sconcertante ritenne nel 2021 - per un impianto dove c’erano appena stati tre morti e con un indagine in corso - di escluderlo dalla più approfondita procedura di Valutazione di Impatto Ambientale fermandosi al mero screening preliminare. Tutto ciò nonostante precise e puntuali nostre osservazioni e una nota della stessa Provincia di Chieti in cui testualmente si affermava che “non emerge un’indagine di qualità ambientale che evidenzi la compatibilità dell’attività con lo stato del suolo, sottosuolo e acque sotterranee”.

“Alla Prefettura di Chieti e al Comune di Casalbordino - si fa presente - vorremmo chiedere qualche notizia sul Piano di Emergenza Esterno, documento centrale nella gestione dei rischi in caso di incidente. E’ talmente importante che deve essere predisposto dalla Prefettura di Chieti con la partecipazione obbligatoria dei cittadini e aggiornato ogni tre anni per legge. Esiste? Al Ctr che diede l’ok al riavvio dell’impianto dopo l’incidente del 2020, vorremmo chiedere come ha verificato l’attuazione di tutti questi obblighi certo non secondari”.

I precedenti in Abruzzo

Con l'ennesima tragedia di Casalbordino negli ultimi trent'anni sono stati undici i casi più o meno gravi di esplosioni di polvere pirica in aziende di fuochi d'artificio o depositi in Abruzzo, a partire da quella di Balsorano (L'Aquila), il 15 luglio 1994, dove furono sei i morti e quattro i feriti. Diciannove anni dopo, la mattina del 25 luglio 2013, a Città Sant'Angelo (Pescara) una tremenda esplosione, con una nube nera visibile da chilometri, fece saltare in aria la premiata fabbrica di fuochi d'artificio Di Giacomo, con almeno 10 tonnellate di polvere pirica: morirono tre componenti della famiglia Di Giacomo, Mauro, il fratello Federico, un altro parente, Roberto, e poco dopo, arrivato sul posto insieme ai soccorsi, anche Alessio, il figlio 22enne di Mauro, gettatosi nelle rovine della fabbrica nel disperato tentativo di salvare i familiari e investito da una seconda, tremenda esplosione. Rimasero feriti quattro vigili del fuoco, uno dei quali in modo serio: Maurizio Berardinucci, 47 anni, morì il 26 ottobre all'ospedale Gemelli di Roma, tre mesi dopo l'esplosione. A lui è stata poi intitolata la caserma del comando provinciale di Pescara. Dopo quello di dieci anni fa un altro incidente, quasi fotocopia, sempre a luglio: nel 2014 a Tagliacozzo (L'Aquila) saltò in aria l'azienda Paolelli, provocando la morte di tre persone, il figlio 37enne del titolare, Valerio, e due dipendenti, Antonio Morsani e Antonello D'Ambrosio. E il 21 dicembre del 2020, come si diceva, nuovo incidente alla Esplodenti Sabino di Casalbordino (Chieti), con tre operai morti. Ferrovia e statale 16 Adriatica rimasero bloccate per ore, fu istituita la zona rossa in attesa delle bonifiche. Nella stessa fabbrica che, con oltre 70 dipendenti, cura, recupera e tratta polvere pirica derivata da bonifiche di ordigni bellici, nel 1992 era morto il 48enne Bruno Molisani, ucciso dall'innesco di una spoletta; e nel 2009 due persone rimasero ferite gravemente in un'esplosione. Nuova tragedia a Teramo nello scorso febbraio, con un operaio 62enne dilaniato da un ordigno in una azienda di fuochi d'artificio.