Pontedera (Pisa), 21 novembre 2023 – Sono da poco passate le 11 del 14 ottobre scorso. Siamo a Pontedera, in provincia di Pisa, in via De Nicola. E’ sabato, c’è un po’ di movimento nei negozi della strada. Rosanna Calistro, 57 anni, ex guardia penitenziaria, da casa dei genitori che abitano poco distanti, è arrivata sotto casa sua. Lì, ad aspettarla, c’è Valerio Spinelli, 46 anni, bagnino di Livorno, con il quale ha avuto una frequentazione a cui lei stessa ha messo fine dopo che l’uomo l’aveva riempita di botte. E’ successo neanche un mese prima. Di quel fatto, Rosanna aveva parlato ai carabinieri, ma non aveva voluto denunciarlo, credeva di poterlo gestire. Tra i due, quel sabato, neanche una parola. Lui l’aggredisce da dietro: due coltellate, di cui una micidiale alla gola, per sgozzarla. Lei scivola a terra e con l’ultimo filo di voce chiede aiuto: “Chiamate mia mamma, muoio”. Intanto Spinelli si dilegua, va verso la stazione ferroviaria, è senza macchina. I primi accertamenti della polizia della città si concentrano sull’uomo. Alla stazione, però, due carabinieri lo raggiungono, gli stringono le manette ai polsi e lo arrestano per tentato omicidio. In tasca aveva ancora il coltello insanguinato con cui aveva cercato di mettere fine alla vita della donna che aveva detto di amare. Ora è in carcere.
Rosanna è viva per miracolo. A due passi da lei, in un negozio, c’era una volontaria della Croce Rossa che le tamponò la ferita facendole guadagnare attimi preziosi per arrivare in vita sul tavolo operatorio del vicino ospedale della città.
Rosanna, quell’uomo aveva già alzato le mani in un’occasione. Ma lei scelse di non denunciarlo. Perché?
“Perché pensi sempre che cose del genere a te non potranno accadere mai. Perché spesso siamo portati a pensare che non si possa arrivare a tanta cattiveria. Ma non è così”.
Cos’ha provato in questi giorni davanti al tragico epilogo della scomparsa della 22enne Giulia Cecchettin, anche lei uccisa dal ragazzo con cui era stata fidanzata?
“Tanto dolore. Seguendo questa storia ho come rivissuto un incubo. Giulia era giovanissima, ho pensato allo strazio di quanti le volevano bene. Una tragedia che ha distrutto due famiglie”.
Non sono tanto diverse le vostre storie, anche se con un epilogo diverso...
“Giulia è stata meno fortunata di me. Ci ho pensato, sa, a questo aspetto. Io ho avuto tutta una serie di circostanze favorevoli grazie alla quali sono qui, circondata dai miei affetti, con il mio bambino. Sono viva e posso guardare al futuro. Giulia no, non ha avuto scampo, nessuno ha potuto aiutarla, è morta da sola. E’ straziante tutto questo”.
Da inizio anno 53 donne in Italia sono state uccise dal partner o ex partner. L’ultima è appunto Giulia. Un’altra vittima di quell’ossessione ‘O mia o di nessuno’. Cos’ha pensato?
“Si tratta dell’uomo con cui hai passato serate felici, momenti belli. E’ la gelosia o quando le strade si dividono, che può cambiare tutto. Ma continui a ripeterti che prima o poi anche tutta questa gelosia finirà: è quella la fase di svolta, pericolosa e improvvisa. Ti chiedi, e non trovi risposta, perché è diventato così? Cosa gli è scattato nella testa? Perché prima ti voleva bene e ora ti fa del male? Mi chiedo anche quante donne dovranno soffrire o morire ancora”.
In queste ore si continua a ripetere che è importante non sottovalutare le avvisaglie, non sottovalutare atteggiamenti violenti. Anche Giulia, in qualche modo, aveva avuto alcuni alert.
“Importantissimo non sottovalutare, ma non è affatto cosa facile”.
Ma anche lei, Rosanna, un campanello d’allarme l’aveva avuto.
“Non avrei mai pensato, però, che nascondesse tanta malvagità”.
Lui venne di proposito per fare quello che ha fatto? “Sì, quello che è successo racconta questo. Aveva un coltello ed è venuto a cercarmi”.
Cosa le lascia addosso tutta questa storia? “Ho paura. Ce l’ho sempre addosso. Ho paura che possa tornare e farmi ancora del male, che possa venire a casa e farlo alle persone a cui voglio bene”.
In questi giorni si parla anche di dare una forte spinta all’educazione al rispetto... “Questo è fondamentale. Nelle scuole, in famiglia, se vogliamo vincere sulla violenza bisogna far comprendere ai bambini, fin da piccoli, quel valore prezioso della vita che è il rispetto dell’altro. Lo dico da donna, ma anche da mamma. A tutte le donne dico invece: denunciate prima che sia troppo tardi”.
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