di Stefano Brogioni La procura di Firenze chiede il rinvio a giudizio per Matteo Renzi e gli altri indagati dell’inchiesta sulla Fondazione Open. E lui risponde denunciandoli per abuso d’ufficio e insistendo sui “peccati“ dei magistrati che lo vogliono processare. Così, nel giorno in cui i 15 indagati dell’inchiesta Open (undici persone, quattro società) diventano ufficialmente imputati, si consuma uno strappo tra politica e magistratura da far appassire le battaglie di Berlusconi. Protagonista il leader di Italia Viva, che mette nel mirino il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, l’aggiunto Luca Turco e il pm Antonino Nastasi. La prima cannonata, in ordine cronologico, è l’annunciata querela nei confronti degli stessi magistrati, che con i loro "scandalosi metodi utilizzati", dice una nota di Italia Viva, avrebbero commesso la "violazione dell’articolo 68 Costituzione, della legge 1402003 e dell’articolo 323 del codice penale". Cioè, con un (presunto) abuso d’ufficio, non avrebbero rispettato le guarentigie previste per i membri del Parlamento, utilizzando chat o mail senza autorizzazione della Camera d’appartenenza. Indagherà la procura di Genova. Per Renzi, intervenuto poi a Porta a Porta (dove annuncia l’uscita il 5 aprile di un suo libro carico di retroscena "con tutti i tentativi di dossieraggio, per esempio dei servizi, contro di me") i pm che lo vogliono processare "non sono credibili". "Credo che i tre magistrati hanno violato 3 leggi, io ci ho messo la faccia, non ho paura di niente, chiedo che siano processati perché hanno violato la legge". L’ex premier ha ricordato il procedimento disciplinare del Csm contro Creazzo per molestie sessuali a una collega e l’accusa a Nastasi di aver inquinato la scena del crimine della stanza di David Rossi. "Chi ha dato una pacca sul sedere alla giornalista, una cosa che non si fa, rischia 6 anni di carcere. Perché un magistrato che fa ...
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