Mercoledì 24 Aprile 2024

"Quel Rubens è un falso". Parola di algoritmo

Analisi con l’intelligenza artificiale del ’Dalida e Sansone’ alla National Gallery di Londra: al 91% l’opera non è dell’artista fiammingo

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È stata l’intelligenza artificiale a stabilire che il dipinto ’Sansone e Dalila’ della National Gallery di Londra finora attribuito al pittore fiammingo Pieter Paul Rubens (1577-1640) non è autentico. Lo riferisce ArtNews, citando le ricerche condotte dalla ditta specializzata svizzera Art Recognition, secondo cui una serie di test di intelligenza artificiale ha scoperto che il capolavoro è molto probabilmente un falso. Dopo aver confrontato l’opera con 148 dipinti incontestati di Rubens, l’algoritmo è arrivato alla "sorprendente" conclusione che c’era il 91 per cento di possibilità che fosse non autentico. L’algoritmo ha analizzato i modelli di pennellata e altri aspetti del lavoro conosciuto di Rubens e li ha confrontati con il dipinto della National Gallery, la cui paternità è stata a lungo oggetto di controversie.

"Quando ho visto questo risultato ero sotto choc", ha detto Carina Popovici, una scienziata che ha co-fondato Art Recognition e che ha condotto lo studio. "Abbiamo ripetuto gli esperimenti per essere davvero sicuri che non stessimo facendo un errore e il risultato è sempre stato lo stesso. Ogni singolo quadrato del dipinto è uscito come falso, con più del 90% di probabilità". Il risultato dà credito agli studiosi che hanno dubitato dell’autenticità dell’opera da quando l’istituzione londinese l’ha acquistata per 2,5 milioni di sterline nel 1980. All’epoca era la terza opera d’arte più costosa mai venduta. Il museo, prima di esprimersi, vuole leggere l’intero rapporto, che attualmente non è disponibile al pubblico.

Non è ad esempio chiaro in che modo le varietà di stile, attribuite in genere agli assistenti di studio di un artista, siano valutate dal modello AI. "Quando ho visto per la prima volta ’Sansone e Dalila’ della National Gallery nel 1987, ho subito pensato che non potesse essere stato dipinto da Rubens e ho pensato che fosse una copia, una copia del XX secolo", ha detto l’artista e studiosa indipendente Euphrosyne Doxiadis allo Spiegel International. Lei stessa aveva presentato un rapporto con le proprie preoccupazioni al museo nel 1992 e mantiene ancora un intero sito web dedicato a sfatare l’autenticità dell’immagine. Gli scettici di ’Sansone e Dalila’ mettono in dubbio anche la qualità del dipinto, così come il suo stile e la tavolozza dei colori, sebbene il museo affermi che l’opera rappresenta un periodo di sperimentazione per Rubens. "La sua opera più nota dello stesso periodo, ’L’innalzamento della croce’ , porta i segni distintivi più familiari del suo stile".

La versione storica del dipinto racconta che un funzionario di Anversa, Nicolaas Rockox, abbia commissionato il dipinto intorno al 1609, dopo che Rubens tornò nel Paese dopo un periodo di otto anni in Italia. Rubens scomparve dopo la morte di Rockox nel 1640. Quando l’opera riemerse a Parigi nel 1929, fu attribuita a Gerrit van Honthorst. Quindi, Ludwig Burchard, un esperto di Rubens, firmò un certificato di autenticità che attestava la sua paternità. Quando Burchard morì nel 1960, venne alla luce che aveva falsamente autenticato il lavoro a proprio vantaggio commerciale. Un’altra opera di Rubens nella collezione del museo, ’Una veduta di Het Steen la mattina presto’ (1636 circa), ha avuto semaforo verde dall’analisi dell’intelligenza artificiale, con una probabilità del 98,8% che sia effettivamente realizzata dall’artista.

red. est.