Giovedì 18 Aprile 2024

Qatargate e parlamento Ue "La custodia cautelare? C’è più di un eccesso Metsola deve vigilare"

Roberti, ex super pm antimafia e ora eurodeputato Pd, contro i giudici belgi "Il gruppo S&D chiederà l’intervento diretto della presidente : garantisca il rispetto dei diritti umani per i parlamentari detenuti"

Migration

di P.F. De Robertis

"Come gruppo S&D al parlamento europeo stiamo preparando un’iniziativa, un documento da inviare alla presidente Metsola per chiedere che si informi e sia attivata una vigilanza sulle garanzie da assicurare agli indagati nella fase preliminare delle indagini e sul rispetto dei diritti umani in carcere. Fermo restando la necessità di alzare le barricate contro la corruzione e garantendo le esigenze dell’inchiesta".

E’ un primo sasso nello stagno, un modo per smuovere le acque?

"Si, un modo per sollevare una questione. Perché più di una domanda occorre porsela. O almeno io me la pongo".

Quando si dice uno che sa di che cosa parla, non c’è persona migliore di Franco Roberti per parlare di una questione che sta a metà tra politica e giustizia. Franco Roberti, ricordiamolo, è stato procuratore nazionale antimafia dal 2013 al 2017 ed è attualmente eurodeputato del gruppo S&D, il gruppo da cui vengono alcuni dei pezzi da novanta finiti agli onori del Qatargate. Cozzolino, Tarabella, Eva Kaili erano tutti iscritti al S&D. Ma qui la questione non sono le carte dell’inchiesta, o almeno non direttamente, quanto l’uso della custodia cautelare che stanno facendo i pm belgi. Panzeri, Giorgi, Eva Kaili sono in carcere da oltre due mesi, e le indagini sono ancora nella fese preliminare. Eva Kaili e Giorgi hanno una figlia di quattro anni, che la madre ha potuto incontrare solo per un paio di volte in carcere.

Onorevole Roberti, qualche eccesso nella magistratura belga è innegabile.

"Diciamo che è il caso di porsi delle domande".

E lei che è stato un magistrato di altissimo livello che risposta si è dato?

"Vede, la custodia cautelare in carcere deve rispondere a esigenze precise, che come sappiamo sono il pericolo di reiterazione del reato, di fuga e di inquinamento delle prove".

E in questo caso ci sono?

"Non mi pare sempre. E poi c’è il punto dolente della Kaili, per quanto riguarda le accuse di inumanità che hanno avanzato i suoi legali circa il trattamento della detenuta. Accuse non smentite dalle autorità belghe e quindi, al netto di alcune esagerazioni degli avvocati, qualcosa ci deve essere sicuramente. Poi sempre per la Kaili c’è la questione della figlia. Una bambina di pochi anni privata per mesi di entrambi i genitori avrà danni permanenti. Non si capisce come mai non vengano concessi i domiciliari".

Panzeri ha anche iniziato a collaborare, perché tenerlo dentro?

"Il discorso per lui è diverso. Resta legittimamente in carcere perché vi sta scontando la pena patteggiata. Non si trova più in custodia cautelare, ma in esecuzione pena".

Qualcuno ha intravisto un tentativo della procura di fare pressioni sugli indagati per ottenere confessioni. Lei non vede questo rischio?

"Non è che non veda. Semplicemente non riesco a darmi risposte, e quando non riesco a darmi risposte mi preoccupo".

Ma l’obiettivo è questo secondo lei?

"Se possa essere l’obiettivo non possiamo saperlo, ma ci inquieta il solo pensarlo".

Quando è scoppiato il Qatargate la politica non ha alzato alcun muro di fronte all’offensiva dei magistrati. Un eccesso di cedevolezza?

"La strada è stata aperta dagli stessi indagati che hanno chiesto che venisse revocata loro l’immunità. In ogni caso in questi frangenti noi dobbiamo solo verificare che non esista un fumus persecutionis, e non entriamo nel merito dell’inchiesta".

In pochi in Italia stanno sollevando la questione dell’eccesso di custodia cautela dei giudici belgi. Perché?

"Troppo spesso in Italia abbiamo confuso il garantismo con l’impunità. E siccome non riguarda un parlamentare italiano allora tutto finisce in secondo piano".

Cozzolino venerdì scorso è stato portato in carcere su richiesta dei pm belgi, ma poi sabato i colleghi italiani hanno disposto per lui i domiciliari. Segno che qualche esagerazione c’era stata.

"Hanno fatto bene, non c’era nessun motivo di non dargli i domiciliari".

Che idea si è fatto della vicenda Cozzolino?

"Non so con esattezza se per la procedura belga il giudice possa omettere di indicare nel provvedimento cautelare alcuni indizi a carico dell’indagato. Non lo credo e, dunque, se gli indizi sono soltanto quelli indicati nel mandato di arresto europeo devo osservare che in Italia un simile provvedimento non sarebbe mai stato emesso per totale mancanza di gravità indiziaria. Ci sono molti elementi di sospetto, ma gli indizi sono generici e quasi evanescenti sul punto in cui si ipotizza che egli abbia venduto la sua funzione in cambio di denaro contante".